1 • Persone di «serie A» e persone di «serie B»
Conosco molti cristiani che sono stati profondamente toccati dalla tragedia della morte dei migranti, i quali – fuggendo dalle situazioni drammatiche dei loro paesi d’origine – hanno tentato di attraversare il Mediterraneo a bordo di mezzi improvvisati…
…cristiani mortificati da questa ecatombe, che si sono rimboccati le maniche per evitare che l’Europa si «volti dall’altra parte» (ciascuno secondo le sue possibilità – chi sensibilizzando sul tema, chi offrendo un aiuto fisico).
In un mondo sempre più egoista, queste persone hanno tutta la mia stima.
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Conosco altrettanti cristiani sinceramente turbati dalla vera e propria piaga sociale che è l’aborto…
…tanto più che – accanto al suo dilagare a macchia d’olio – va diffondendosi sempre più una mentalità eugenetica, con la quale si vorrebbero far sparire varie categorie di “non desiderati” (persone affette da sindrome di Down o chi per loro) dalla nostra opulenta società borghese.
In un mondo sempre più edonista, anche per loro nutro grande rispetto e ammirazione.
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In più di un’occasione però mi è capitato di assistere a scenari che mi hanno un pochino spiazzato…
- cristiani capaci di “stracciarsi le vesti”, indignati per i drammi consumati nel Mediterrano… che però non hanno battuto ciglio per le morti barbare di Alfie Evans o di Vincent Lambert, liquidando le due vicende con un’alzata di spalle…
- o al contrario, cristiani che si sono fatti “paladini della crociata” per il diritto alla vita negli uteri di tante giovani donne… che però non sono sfiorati dal dramma della povertà della nostra società…
…
Per la serie…
Ma cos’è che rende la vita di un migrante più importante di quella di un feto?
O al contrario, cosa rende più pressante la lotta per difendere i diritti di alcuni (si tratti di embrioni, di anziani o di malati in stato terminale) piuttosto che di altri (profughi stranieri, poveri italiani, senzatetto d’ogni provenienza)?
Quali persone valgono di più?
2 • Cos’è una «persona»?
Spesso si sente dire:
- …ogni persona è unica…
- …la vita di ogni persona è insostituibile…
- …italiani o stranieri, ricchi o poveri, siamo tutti persone titolari di diritti…
- …una malattia o una disabilità non rendono la vita di una persona meno degna…
- …anche un feto è una persona…
…ma «che» è una persona? Anzi, «chi» è una persona?
Già nel diritto romano (che io non ho studiato, eh… però una ricerca su Google la so ancora fare) si diceva che una persona è «sui iuris» – vale a dire che è «padrona di sé stessa», è «inalienabile», non può essere «usata come mezzo», è «un bene in sé»…
Se entriamo in àmbito cristiano, il terzo capitolo del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa (della quale ho detto qualcosa qui…) è interamente dedicato al tema della dignità della persona umana.
Cito qualche riga:
La Chiesa vede nell’uomo, in ogni uomo, l’immagine vivente di Dio stesso.
(Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, punto 105)
Tutta la vita sociale è espressione della sua inconfondibile protagonista: la persona umana.
(Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, punto 106)
L’uomo, colto nella sua concretezza storica, rappresenta il cuore e l’anima dell’insegnamento sociale cattolico. Tutta la dottrina sociale si svolge, infatti, a partire dal principio che afferma l’intangibile dignità della persona umana.
(Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, punto 107)
Essere «persona» significa portare un valore, essere una «cosa buona» in sé (a prescindere da ciò che si fa o da tutte le azioni – cattive o buone – compiute in passato).
Ogni persona infatti è «immagine di Dio» e «capace di Dio», cioè può essere nel mondo presenza di Dio, come lo è stato Cristo.
Questa potenzialità esiste sempre.
Dietro ad ogni uomo – fosse anche il peggiore dei peccatori – Dio vede un infinito potenziale di bene e di santità (frase che forse può far storcere il naso a qualcuno… salvo poi ricordare che le due colonne su cui si poggia la Chiesa sono Pietro e Paolo – un apostata ed un assassino – scelti esplicitamente da Gesù come «pietre d’angolo»).
Ancora, sempre dalla D.S.C.:
Il messaggio fondamentale della Sacra Scrittura annuncia che la persona umana è creatura di Dio (cfr. Sal 139, 14-18) e individua l’elemento che la caratterizza e contraddistingue nel suo essere ad immagine di Dio. […]
Dio pone la creatura umana al centro e al vertice del creato: all’uomo (in ebraico «adam»), plasmato con la terra («adamah»), Dio soffia nelle narici l’alito della vita (cfr. Gen 2,7).
(Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, punto 108)
L’uomo esiste come essere unico e irripetibile, esiste come un «io», capace di autocomprendersi, di autopossedersi, di autodeterminarsi.
La persona umana è un essere intelligente e cosciente, capace di riflettere su sé stesso e quindi di aver coscienza di sé e dei propri atti.
Non sono, tuttavia, l’intelligenza, la coscienza e la libertà a definire la persona, ma è la persona che sta alla base degli atti di intelligenza, di coscienza, di libertà. Tali atti possono anche mancare, senza che per questo l’uomo cessi di essere persona.
(Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, punto 131)
3 • Quanto sei «persona» da 0 a 10?
Forse le frasi della D.S.C. che ho citato nel paragrafo precedente potranno sembrare un po’ auliche o lontane dalla vita di tutti i giorni…
…c’è un problema però…
…quando quelle frasi apparentemente astratte vengono messe da parte, si inizia a dare un valore differente alle vite delle persone.
E i criterî in base ai quali si fa questa classifica sono totalmente arbitrari:
- il censo
- la salute
- il colore della pelle
- l’età
- le capacità mentali
- il sesso
- l’essere all’interno o all’esterno di un utero
- la visibilità mediatica
Quando si usano questi princìpî per stabilire se (e quanto) una persona è «degna» (di attenzione, di rispetto, di vivere), si producono inevitabilmente:
- ingiustizie
- sofferenze
- morte
Se si perde di vista il valore inalienabile che ogni persona ha in quanto tale, finiamo inevitabilmente per far cadere tanti paletti, oltre i quali iniziamo a porci domande molto pericolose…
- «Che senso ha occuparsi dei miei genitori che ormai sono vecchi e malati? Meglio spendere le mie energie in modo più efficiente…»
- «Perché mettere al mondo un figlio Down? Non rischio di mettere al mondo “un infelice”?»
- «Perché prendersi cura dei poveri? Non sono utili per lo stato, dargli da mangiare è uno spreco di soldi…»
- «A che scopo prendersi cura di un malato terminale se non è cosciente? Cosa ci guadagno? Zero gratificazioni…»
Se il criterio con cui misuriamo gli altri (italiani o stranieri, nati o nascituri, sani o malati, giovani o vecchi) è l’«utilità» o l’«efficienza» o il «costo sociale» o l’«emotività»… cosa può arginare questo ragionamento?
Per chi di voi è amante del cinema, suggerisco la visione del film Gattaca – La porta dell’universo (film del 1997 di Andrew Niccol… qui potete vedere i primi quattro minuti della pellicola, che bastano e avanzano per farvi venire la curiosità di proseguire la visione).
4 • La Chiesa e il rispetto della persona umana (che sia un povero, un embrione, un migrante o un malato in stato terminale)
Durante il Concilio Vaticano II (più precisamente, nel 1965) è stato pubblicato un documento sul rapporto tra la Chiesa e il mondo contemporaneo.
Il punto 27 di questo documento è dedicato al rispetto della persona umana (è un po’ lungo, ma credo che meriti di essere letto per intero):
Scendendo a conseguenze pratiche di maggiore urgenza, il Concilio inculca il rispetto verso l’uomo: ciascuno consideri il prossimo, nessuno eccettuato, come un altro «sé stesso», tenendo conto della sua esistenza e dei mezzi necessari per viverla degnamente (cfr. Gc 2,15-16), per non imitare quel ricco che non ebbe nessuna cura del povero Lazzaro (cfr. Lc 16,19-31).
Soprattutto oggi urge l’obbligo che diventiamo prossimi di ogni uomo e rendiamo servizio con i fatti a colui che ci passa accanto: vecchio abbandonato da tutti, o lavoratore straniero ingiustamente disprezzato, o esiliato, o fanciullo nato da un’unione illegittima, che patisce immeritatamente per un peccato da lui non commesso, o affamato che richiama la nostra coscienza, rievocando la voce del Signore: «Quanto avete fatto ad uno di questi minimi miei fratelli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
Inoltre tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche; tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili: tutte queste cose, e altre simili, sono certamente vergognose.
Mentre guastano la civiltà umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli che le subiscono e ledono grandemente l’onore del Creatore.
(Costituzione pastorale Gaudium et Spes, sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, punto 27, 7 dicembre 1965)
Su questi temi, la Chiesa è stata sempre molto vigile, nel corso dei secoli, dando voce agli “ultimi”.
Purtroppo, una delle piaghe più grandi che affliggono la cristianità (e non solo lei) è l’analfabetismo di ritorno… o forse sarebbe più corretto chiamarlo alzheimer galoppante: ci sono persone convinte del fatto che queste tematiche siano entrate a far parte del Magistero della Chiesa solo a partire da papa Francesco…
Tanto per fare un esempio, nella sola Laudato si’, papa Francesco ha citato 16 volte Benedetto XVI e 17 volte Giovanni Paolo II. Estraggo una frase dal cappello, a titolo di esempio:
Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario.
(BENEDETTO XVI, Omelia per il solenne inizio del ministero petrino, 24 aprile 2005; citato da PAPA FRANCESCO nell’enciclica Laudato si’, punto 65)
Conclusione
don Andrea Santoro, il sacerdote romano che è morto martire in Turchia nel 2006, diceva che:
«Non è vero che Dio ama tutti. Dio non ama tutti: Dio ama ognuno!»
(cfr. FABIO ROSINI, L’arte di guarire: l’emorroissa e il sentiero della vita sana, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2020, versione Kindle, 64%)
Gli faceva eco Roy Campbell (1901-1957), poeta e scrittore satirico sudafricano, che nel 1952 scriveva:
Odio l’“umanità” e tutto ciò che è astratto, però amo la gente.
Gli amanti dell’“umanità” di solito odiano la gente e i bambini, e tengono in casa cagnolini e pappagalli.
(ROY CAMPBELL, Light On A Dark Horse, 1952)
Un po’ caustico?
Forse…
…però credo che abbia centrato il punto: la cura per gli altri è possibile solo se si mette in pratica dal basso verso l’alto (e, meglio ancora, se si fa con sobrietà e in silenzio, fuori dalla luce dei riflettori dell’auto-compiacimento e dai selfie su Instagram); se manca la base, il resto sono solo astrattismi e sentimenti di indignazione generalizzata…
sale
(Primavera 2021)
- PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano 2005
- ANDREW NICCOL, Gattaca - La porta dell'universo, film con Ethan Hawke, Uma Thurman e Jude Law, 1997
- Non posso non citare anche gli amici di «OL3 Né indignati Né rassegnati», che mi hanno messo a disposizione il loro materiale divulgativo sulla Dottrina Sociale della Chiesa. Andateli a conoscere 🙃