1 • Dio: un padrone sadico, cinico e contrario al piacere… (?)
L’estate scorsa, leggendo un libro, mi sono trovato sotto il naso questo passaggio:
Ricordo che un giorno commentai così a una ragazza l’idea di Dio che la tormentava: «Il tuo dio è pressappoco così, un genitore sadico che ha riempito la casa di tanti vasetti di Nutella, di cui tu sei golosissima, e poi ha tappezzato le pareti di cartelli del tipo “non toccare”, “attenzione è severamente proibito mangiare la Nutella”, “pericolo: la Nutella fa male!”».
Aveva confuso Dio con l’esperienza di sua mamma, davvero sadica.
E di certe suore dell’asilo che aveva frequentato…
[…]
Un Dio che spadroneggia, divertendosi a metterci sotto il naso tanti piaceri allettanti e spaventandoci poi con mille proibizioni!
Dio contrario al piacere.
Dio contrario a ciò di cui sono più goloso.
Dio contrario del divertimento, della vita, del corpo, dei sensi, del sesso…
Dio contrario a me!
Quest’idea persecutoria di Dio è proprio quella che il Tentatore insinuò in Adamo ed Eva.
È la tentazione di sempre…: progettarsi la vita “difendendosi” da Dio.
(MIMMO E CINZIA ARMIENTO, Lascerai tuo padre e tua madre: dalla schiavitù dei bravi ragazzi alla libertà dei figli di Dio, Porziuncola, Assisi 2006, p.181)
Dopo averlo letto, sono rimasto letteralmente folgorato.
…ma quanta verità c’è nell’episodio raccontato nel libro!
Quanto è convincente l’impressione che Dio – sotto sotto – sia un infame.
Quanto è seducente il sospetto che Dio mi voglia fregare.
Quanto è suggestiva l’idea che Dio sia qualcuno a cui devo pagare una “tassa sulla felicità”…
…per vivere delle briciole che cadono dalla Sua tavola, facendo lo slalom tra obblighi e divieti, premî e castighi, sperando che al termine di questo zig-zag asfissiante, io abbia ancora un po’ di energie per prendermi cura di me.
Tutto questo, seguendo una sinusoide:
- ci sono dei momenti della settimana in cui bisogna vivere in apnea, cercando di accontentare Dio (rigorosamente sorridendo, che sennò ci rimane male!);
- e poi ci sono altri momenti in cui posso tirare il fiato, e rilassarmi un po’ dalla tabella di marcia che Lui mi impone (ma sempre con un certo contegno, ché comunque il Grande Fratello Celeste mi controlla!).
Ebbene…
…ci crediate o no…
…questo non è il Dio cristiano.
2 • «Dio, nessuno lo ha mai visto […]» (Gv 1,18)
Parental Advisory: sto per dire una cosa un po’ cattiva.
Il dramma più grande della Chiesa è che la maggior parte dei catechisti, degli animatori, dei capi scout e – probabilmente – anche dei sacerdoti, parla di Qualcuno che non conosce…
Io credo che 99 cristiani su 100 (*) in realtà non siano cristiani.
(*) (a scanso di equivoci, ci sono anch’io tra questi 99)
Perché dico questa cosa così antipatica?
In uno dei suoi libri più tosti, padre Marko Ivan Rupnik (classe ’54) fa dire queste parole al saggio padre Boguljub, durante una preghiera:
[…] se non hanno conosciuto Te come Salvatore per un’esperienza e un’intelligenza integrali, non possono testimoniarti e farti conoscere agli altri.
Chi non ha mai mangiato il miele non è molto convincente quando cerca di spiegare il sapore che ha, e prima o poi si stufa di dare queste spiegazioni.
(MARKO IVAN RUPNIK, Il cammino della vocazione cristiana : di risurrezione in risurrezione, Lipa, Roma 2007, p.97-98)
E prima di lui, nel VII secolo, il vescovo siro Isacco di Ninive diceva:
Chi non ha bevuto vino non diventa ubriaco a forza di disquisire sul vino […].
(ISACCO IL SIRO, Seconda collezione 18,2)
Come mai penso che 99 cristiani su 100 (*) non siano cristiani?
(*) (ripeto – anch’io faccio parte dei 99)
Delle due, una:
- o il cristianesimo è un’incrocio tra un volontarismo pseudo-moralista, uno sforzo nel provare a comportarsi bene rispettando gli altri, un tentativo di difendersi da Dio… tutto questo, simulando un sorriso tiratissimo;
- oppure tante – troppe? – persone “cristiane”, quel «Padre» di cui parla Gesù non l’hanno intravisto neanche per sbaglio, di sfuggita, di riflesso, in controluce…
3 • Che significa che Dio è Padre?
Don Fabio Rosini in un suo libro scriveva che:
Il fatto che Dio si sia rivelato Padre – e non ente etico-religioso – inizia a combattere contro le frottole contenute nelle nostre paure.
(FABIO ROSINI, L’arte di guarire: l’emorroissa e il sentiero della vita sana, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2020, versione Kindle, 44%)
Quali sarebbero le «frottole contenute nelle nostre paure»?
L’uomo lasciato alle sue forze e alla sua “buona volontà”, non riesce a pensare bene di Dio.
Io, al massimo – se la vita mi sorride ed ho qualcosa da mettere sotto i denti – immagino Dio come un Ente o come il «Primo motore immobile» (cfr. ARISTOTELE, Metafisica, 1071b 3-22)…
…se invece qualcosa inizia a scricchiolare, se c’è qualche imprevisto di troppo, se “i conti non mi tornano”, inizio a pensare che Dio sia:
- lo Spettatore divertito dalla pantomima tragicomica della mia vita;
- il «Sadico Cosmico» (cfr. CLIVE STAPLES LEWIS, Diario di un dolore, Adelphi, Milano 2019, p.37);
- Qualcuno che «mi controlla»;
- un Infame che se non rigo dritto «me la fa pagare».
Inizio a pensare Dio come il Serpente lo ha presentato ad Adamo ed Eva (cfr. Gen 3):
- un Dio egoista;
- un Dio geloso della Sua divinità;
- un Dio che vuole tenere Adamo ed Eva a distanza di sicurezza da Sé.
In sintesi, un Dio cattivo.
A questo punto può sorgere la domanda: come faccio a sapere che il fatto che io pensi a Dio come a un Padre non sia una cosa che inizia e finisce nella mia testa?
Come posso essere sicuro che non sia un’opera di auto-convincimento?
[Credere in «Dio Padre»] non è un «pio affetto», ma l’unica possibilità che abbiamo di essere contenti.
Bisogna certamente avere una fede che si fida.
E per avere la fede è indispensabile che ritorniamo spesso a questa domanda: “Da che cosa mi ha salvato il Signore?”; “Cosa sarei senza di lui?”.
Rispondere cordialmente e ritornare a domandare incessantemente, facendo memoria della bontà di Dio, è l’inizio della vita autentica.
(GIUSEPPE FORLAI, Vestirsi di luce : introduzione pratica alla vita nello Spirito, Paoline, Milano 2018, p.17)
“Da che cosa mi ha salvato il Signore?” Una domanda molto concreta… che esige una risposta molto concreta…
Se qualcuno (pensando alla propria vita) non sa rispondere in modo chiaro, può accomodarsi tra i 99 non-cristiani di cui parlavo sopra…
4 • «[…] il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18)
In un suo libro del secolo scorso, Joseph Ratzinger poneva questa domanda:
Da dove sappiamo […] che Dio, nonostante ogni apparenza, non gioca affatto con il mondo, ma lo ama e lo amerà sempre?
[…] Dio stesso ha dovuto mostrarsi, demolire le immagini e introdurre un nuovo criterio di misura. Questo avvenne nel Figlio, in Cristo.
(JOSEPH RATZINGER, Il Dio di Gesù Cristo, Queriniana, Brescia 2012, p.30-31)
Il fatto che Dio sia Padre ce lo può rivelare una sola Persona: Suo Figlio.
Solo guardando Gesù – di riflesso – scopriamo il volto del Padre:
In Lui crocifisso [l’uomo] scopre la vera immagine di Dio e gli viene lavata la falsa immagine che il serpente antico gli aveva insinuato.
Se pensava che Dio fosse geloso, non donatore, uno che cerca di dominare, ora vede davanti ai suoi occhi un Dio che non solo dona, ma si dona, che non vuole controllare e soggiogare l’uomo, ma lo ritiene degno del suo affidamento, tanto da consegnarsi nelle sue mani.
Ma siccome l’uomo è ancora nemico di Dio, lo distrugge e lo uccide.
(MARKO IVAN RUPNIK, Il cammino della vocazione cristiana : di risurrezione in risurrezione, Lipa, Roma 2007, p.49)
Noi “emancipati uomini moderni”, dopo che ci siamo sbarazzati di Dio, siamo diventati totalmente incapaci di sperimentare questo amore. E di viverlo a nostra volta.
Un amore «libero, folle, senza misura» (Ibid.).
E infatti, nella nostra “emancipata società occidentale”, abbiamo (più o meno esplicitamente) sostituito il concetto di «amore» con quello di «tolleranza».
Ah, che bel concetto (demmerda!)…
Abbiamo fondato il rapporto con il prossimo sulla tolleranza.
Abbiamo fondato le relazioni sulla tolleranza.
Abbiamo fondato il matrimonio sulla tolleranza.
Si tollerano i veleni…
Si tollerano le sostanze nocive…
L’amore del Padre è un’altra cosa…
5 • Ansia da prestazioni
Andando verso Gerusalemme per celebrare la Pasqua, Gesù passa per Gerico.
In quell’occasione (cfr. Mc 10,46-52; Lc 18,35-43) incontra un uomo cieco; prima di guarirlo, Gesù gli rivolge un’unica domanda:
«Che cosa vuoi che io faccia per te?»
(Mc 10,51)
Rupnik commentava così questo passaggio:
[…] la domanda che Gesù gli fa è sconvolgente: Che vuoi che io ti faccia?.
Questa espressione fa crollare tante deviazioni riguardo alla conoscenza di Dio.
C’è una vera e propria angoscia nell’uomo al pensiero che, se conoscerà Dio, dovrà servirlo, non sarà più libero. Mentre [in questo racconto del Vangelo] abbiamo il cieco – espressione di tutta la povertà dell’uomo che non riesce a vivere secondo il proprio sapere, secondo la propria conoscenza, espressione di un’ingiustizia causata da questo scisma – che sta di fronte a Cristo riconosciuto come Figlio di Davide, ed è lui, il Messia, che ora pronuncia la tipica frase di ogni servo quando è chiamato dal suo padrone: Che vuoi che io ti faccia? Ecco la parabola della conoscenza di Dio che pian piano si completa: Dio scende e va incontro all’uomo che grida, presentandosi a quest’uomo come un umile servo.
(MARKO IVAN RUPNIK, Dire l’uomo – Volume 1: Persona, cultura della Pasqua, Lipa, Roma 2011, p.181-182)
Non a caso, nella prima lettera di Giovanni troviamo scritto che:
In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi […].
(1Gv 4,10)
I 99 (sedicenti) cristiani su 100 di cui parlavo sopra, sono quelli che ancora non hanno fatto questa esperienza.
Sono quelli che vivono ancora un’“ansia da prestazioni” nei confronti di Dio, e la camuffano ora da attivismo sociale, ora da moralismo stoico, ora con altre inezie che con la vita in Cristo non c’entrano un tubo…
…ma ancora non hanno fatto esperienza di quell’amore di cui Rupnik dice:
Per avere la certezza di essere amati, bisogna vivere un’esperienza di amore totalmente gratuita, cioè bisogna non meritare l’amore, essere sorpresi da un amore folle, senza misura, senza una possibile giustificazione (cfr. Tt 3,5-7).
Dobbiamo fare l’esperienza di un amore libero, e dunque secondo le categorie più autentiche del mistero: cioè la libertà, fuori da ogni vincolo, da ogni causa, da ogni necessità…
Deve trattarsi di un amore totale, sconfinato.
(MARKO IVAN RUPNIK, Il cammino della vocazione cristiana : di risurrezione in risurrezione, Lipa, Roma 2007, p.52-53)
Domanda da un milione di dollari: come faccio ad essere sicuro che il mio rapporto con Dio non sia una suggestione?
Che il Suo amore sia qualcosa di concreto? Di sperimentato?
Come faccio a sapere che Dio è realmente Padre?
Perché so che Dio è Padre? Perché mi piace il concetto o mi scalda il cuoricino? No; lo so perché l’ho visto generare in me e in tante persone intorno a me quella vita che non viene da uomo.
Ciò di cui abbiamo bisogno non è di impegnarci per essere più bravi o più coerenti, o scovare chissà quale tecnica o seguire chissà quale personaggio di moda, ma di lasciarsi plasmare da Dio.
Si tratta di dare il permesso a Dio di farti nuovo, che possa disporre di te per farti toccare la sua potenza di Padre.
(FABIO ROSINI, L’arte di guarire: l’emorroissa e il sentiero della vita sana, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2020, versione Kindle, 74%)
Conclusione
Si fa presto a dire che «siamo tutti fratelli»…
Fratello di qua… fratello di là…
Liberté, Égalité, Fraternité…
Purtroppo, se manca il Padre non c’è fratellanza che tenga:
Come credenti pensiamo che, senza un’apertura al Padre di tutti, non ci possano essere ragioni solide e stabili per l’appello alla fraternità. Siamo convinti che soltanto con questa coscienza di figli che non sono orfani si può vivere in pace fra noi. Perché la ragione, da sola, è in grado di cogliere l’uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità.
(PAPA FRANCESCO, Lettera enciclica Fratelli tutti, n.272)
sale
(Estate 2021)
- MIMMO ARMIENTO, CINZIA ARMIENTO, Lascerai tuo padre e tua madre. Dalla schiavitù dei «bravi ragazzi» alla libertà dei figli di Dio, Porziuncola, Assisi (PG) 2006
- FABIO ROSINI, L'arte di guarire : l'emorroissa e il sentiero della vita sana, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2020
- MARKO IVAN RUPNIK, Il cammino della vocazione cristiana : di risurrezione in risurrezione, Lipa, Roma 2007
- MARKO IVAN RUPNIK, Dire l'uomo - Volume 1: Persona, cultura della Pasqua, Lipa, Roma 2011
- JOSEPH RATZINGER, Il Dio di Gesù Cristo: meditazioni sul Dio uno e trino, Queriniana, Brescia 2011