1 • Geometrie pentadimensionali!
(DISCLAIMER: in questo primo paragrafo forse parlerò un po’ ostrogoto… ma prometto che mi riacchiappo dal secondo in poi! Giuro su Nantosuelta! 🥸)
A ingegneria c’è un esame che si chiama «algebra lineare», che è una gran figata…
…ora …senza che vi attacco la pippa… in parole super-poverissime, l’algebra lineare insegna a fare calcoli in sistemi multidimensionali (per gli addetti ai lavori, sto parlando degli spazî euclidei).
Cioè, insegna a uscire dai “vincoli” delle tre dimensioni e a fare calcoli all’interno di spazî quadri-dimensionali, penta-dimensionali, deca-dimensionali… n-dimensionali!
Qual è la particolarità di «ragionare in n-dimensioni» anziché in tre?
Se penso a due punti in uno spazio tridimensionale, posso chiudere gli occhi e “disegnare la scena” nella mia testa:
Possiedo i concetti di «punto», di «segmento», di «distanza»… riesco a fare i calcoli e ad immaginare tutto.
Bene.
Anche in n-dimensioni possiedo gli stessi concetti (ci sono delle precise definizioni matematiche per descrivere un punto, una retta o un segmento quadri-dimensionale, penta-dimensionale, etc.)…
…però non riesco a immaginare uno spazio n-dimensionale!
Viviamo in una realtà tridimensionale… e purtroppo non possiamo che concepire cose in tre dimensioni.
Da un punto di vista algebrico, possiamo fare calcoli in sistemi che hanno più di tre dimensioni… ma per raffigurarli nella nostra mente dobbiamo necessariamente ricorrere ad analogie; ricorrere cioè a cose-che-conosciamo per rappresentare cose-che-non-conosciamo.
…
Bene…
…fine delle pippe mentali nerd/matematiche/geometriche…
…se mi avete seguito fin qui, vale lo stesso per tutti i ragionamenti che riguardano Dio:
- Che significa che Dio è «Qualcuno e non qualcosa»?
- Che significa che Dio è «uno e trino» (o, come dicono gli studiati, «una sostanza e tre persone»)?
- Che significa che «in principio era il Logos, e il Logos era in relazione con (πρὸς + accusativo) Dio, e il Logos era Dio» (Gv 1,1)?
(Come per i sistemi multi-dimensionali) anche quando si parla di roba-che-ha-a-che-fare-con-Dio (cioè di roba che non vediamo/tocchiamo/comprendiamo-del-tutto), se si vogliono fare ragionamenti di senso compiuto, dobbiamo utilizzare gli stessi strumenti:
- analogie;
- similitudini;
- corrispondenza di concetti;
- etc.
2 • Qual è il rapporto tra «linguaggio» e «realtà»?
Domanda da un milione di dollari:
«Le parole riescono a descrivere la totalità della realtà?»
Io credo di no (come provavo a spiegare qualche anno fa).
Nella mia vita mi sono imbattuto in momenti dolorosi, momenti felici, lutti, ricordi, desiderî, inquietudini, etc… di fronte ai quali era impossibile esaurire a parole ciò che avevo dentro…
Parafrasando un verso di A Silvia:
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.
(GIACOMO LEOPARDI, A Silvia, dai Canti (1831))
Ecco, credo che Giacomo Leopardi (1798-1837) abbia descritto molto bene nelle sue poesie l’incapacità della lingua parlata di cogliere la totalità del reale…
Leopardi è uno con cui – in quanto a irrequietezza/inquietudine/ansia – me la sono sempre battuta al foto-finish…
Cooomunque, non divaghiamo…
Insieme a Leopardi, a Lovecraft e ad altri scrittori, ho sempre pensato che:
- le parole hanno dei limiti;
- la realtà è più grande della mia capoccia.
~
Molte persone credono che il linguaggio tecnico-scientifico sia il migliore strumento che abbiamo per descrivere la reltà…
…e che analogie/simboli/metafore siano un «linguaggio di serie B».
Io non credo che la questione si possa liquidare così facilmente.
Oh, intendiamoci: il linguaggio tecnico-scientifico è preciso, nitido, sistematico, meticoloso, quello-che-tte-pare…
…ma ha dei limiti!
Quando il linguaggio scientifico non è in grado di de-finire (cioè «stabilire i confini di») una realtà, esistono altre forme di linguaggio che permettono di parlare (con la dovuta prudenza) di ciò che sorpassa il nostro intelletto.
Detto in altre parole: spesso le analogie sono il migliore strumento che abbiamo per parlare di qualcosa che è al-di-là delle nostre possibilità conoscitive.
3 • Cosa sono i dogmi?
La parola «dogma» alle orecchie di molte persone ha un che di «dittatoriale».
Qualcosa che «piove dal cielo».
Un’affermazione che non ammette repliche.
…
…in realtà un dogma è l’esatto opposto; questa parola infatti indica semplicemente il fatto che la Chiesa ha preso coscienza di qualcosa che già custodiva/viveva/respirava da molti secoli..
In pratica:
Quando nella Chiesa viene proclamato un dogma non è mai frutto di una repentina convinzione o di una sconsiderata reazione.
È, piuttosto, qualcosa di simile a ciò che accade a ognuno di noi quando per tanto tempo si è portato dentro determinate impressioni o persuasioni o intuizioni e, a un certo punto, con l’occasione di un incontro o di un avvenimento particolarmente significativo, ne prende coscienza chiara e le esprime.
(LUIGI GIUSSANI, Perché la Chiesa?, Rizzoli, Milano 2003, p. 228)
Ogni volta che la Chiesa, nel corso della storia, ha aperto bocca su questioni teologiche, ha sempre seguito quest’ordine:
- a partire dalla vita concreta, cioè da ciò che le comunità cristiane hanno sperimentato di giorno in giorno, nel corso dei secoli, in rapporto a sé stesse, a Dio, ai sacramenti, al creato, alla grazia, etc…
- …“unendo i puntini”, sono stati definiti i dogmi.
Il che, a ben vedere, non sembra neanche così lontano dal metodo scientifico:
- prima c’è la raccolta di dati (ricerca empirica);
- poi c’è la formulazione sistematica/concettuale di quanto vissuto nel concreto.
(Cfr. MICHELINA TENACE, Cristiani si diventa : Dogma e vita nei primi tre concili, Lipa, Roma 2013, p.18)
4 • I dogmi non sono dei «cristalli di quarzo» ma delle «miniere» in cui scavare
Un’altra idea molto diffusa (e molto sbagliata), riguardo ai dogmi, è quella di «staticità».
I dogmi spesso sono visti come dei “monoliti”… dei “cristalli di quarzo”, da contemplare in silenzio.
Io credo che queste immagini siano completamente sbagliate.
Se proprio dovessimo usare un’analogia per descrivere i dogmi, direi piuttosto che sono delle miniere in cui scavare.
O, come scriveva Sergej Bulgàkov (1871-1944), filosofo, teologo e sacerdote ortodosso russo, i dogmi sono delle mappe da esplorare:
La dogmatica qui è simile alla mappa di un continente non pienamente esplorato, dove i luoghi conosciuti si alternano agli spazî vuoti di quelli sconosciuti e le linee tracciate sono interrotte da una linea punteggiata bianca e incerta.
(SERGEJ BULGÀKOV, «Dogma e dogmatica», articolo del 1937, in SERGEJ BULGÀKOV, Lo spirituale della cultura, Lipa, Roma 2006, p.128)
Che poi, ancora una volta, la colpa del fatto che la gente pensa ai dogmi come a qualcosa di «statico» o come a «verità piovute dal cielo» è ancora una volta di certi preti…
Riprendo nuovamente le parole di Bulgàkov:
[…] il dogma per il teologo è non tanto un dato, quanto l’oggetto di una ricerca […].
(SERGEJ BULGÀKOV, «Dogma e dogmatica», articolo del 1937, in SERGEJ BULGÀKOV, Lo spirituale della cultura, Lipa, Roma 2006, p.129)
Joseph Ratzinger invece ci è andato giù in modo ancora più pesante:
Ognuno dei grandi concetti basilari della dottrina trinitaria è stato almeno una volta condannato; tutti quanti sono stati accettati solo dopo aver attraversato questo doloroso travaglio di una condanna; ed ora valgono solo in quanto vengono al contempo qualificati come inetti, così da risultare leciti soltanto come miserabile balbettio, e nulla più.
(JOSEPH RATZINGER, Introduzione al cristianesimo, Queriniana, Brescia 2005, p. 161)
…
Oh.
Ovviamente il discorso che ho fatto fin qui riguardo ai dogmi, non è una scusa per buttarla sul relativismo.
Dire che un dogma è «qualcosa da approfondire» non è in contraddizione con la verità che esso esprime.
La certezza che la Chiesa ha sui dogmi è cristallina, stabile, ferma.
Come diceva Marko Ivan Rupnik i dogmi sono e continuano ad essere:
[…] le colonne del pensiero di Dio nel pensiero umano.
(MARKO IVAN RUPNIK, da una catechesi durante gli esercizî spirituali che ha tenuto a Loreto dal 28 febbraio al 4 marzo 2011)
Tuttavia, i dogmi non devono mai essere visti come “un punto di arrivo”; essi sono (e saranno sempre) un punto di partenza, per approfondire ulteriormente la nostra conoscenza di Dio (e la nostra relazione con Dio).
Conclusione
La Chiesa spesso viene tacciata di essere «quella dogmatica»…
…in realtà però, dal 33 dopo Cristo ad oggi, i dogmi che ha proclamato sono pochissimi.
Si contano con le dita di due mani (o poco più).
Facendo un rapido calcolo mentale, non credo che la cultura contemporanea sia meno dogmatica… anzi:
Il mondo moderno è pieno di uomini così saldamente ancorati ai loro dogmi da non sapere neppure che sono dogmi.
(GILBERT KEITH CHESTERTON, Eretici, Lindau, Torino, 2010, p. 240-241)
E niente…
Passo e chiudo…
sale
(Inverno 2021-2022)
- MICHELINA TENACE, Cristiani si diventa : dogma e vita nei primi tre concili, Lipa, Roma 2013
- THOMÁŠ ŠPIDLÍK, Una conoscenza integrale : la via del simbolo, Lipa, Roma 2010
- SERGEJ BULGÀKOV, Lo spirituale della cultura, Lipa, Roma 2006
- LUIGI GIUSSANI, Perché la Chiesa?, BUR Rizzoli, Milano 2003
- JOSEPH RATZINGER, Introduzione al cristianesimo: lezioni sul simbolo apostolico, Queriniana, Brescia 2018
- GILBERT KEITH CHESTERTON, Eretici, Lindau, Torino 2010