1 • Banchettando sul cadavere di Dio
La morte di Dio è probabilmente il traguardo più soddisfacente a cui l’uomo occidentale sia giunto negli ultimi due secoli.
In realtà, quando Friedrich Nietzsche (1844-1900) ha detto che «Dio era morto», forse non era proprio morto morto… direi più in stato vegetativo…
Comunque è stato sufficiente qualche altro decennio per far sparire il «problema Dio» dalle domande che l’uomo medio si pone…
…finalmente adesso possiamo dedicarci alle cose veramente importanti:
- nascere;
- studiare vent’anni;
- lavorare quarant’anni;
- tornare a casa, stanchi morti per il lavoro, e distrarci davanti a una serie tv;
- mettere i soldi da parte per farci una vacanza all’anno;
- mettere i soldi da parte per comprarci le medicine per quando saremo in pensione;
- invecchiare;
- ammalarci;
- morire (con il rischio di saltare qualcuno dei precedenti passaggi).
Ah.
Ovviamente, tutto questo, seguendo le cieche leggi del determinismo materialista… perché dato che siamo fatti di sola materia, il nostro corpo (anche se non lo sappiamo) obbedisce ciecamente al principio di causa-effetto… dunque ciò che noi chiamiamo «libertà» in realtà è un’illusione…
Bella prospettiva, eh?
Però tranquillo, non ci pensare! Anzi, scusami se ti ho turbato con questo discorso così cinico!
2 • Finalmente liberi dalle catene (?)
Però dai…
Se qualcuno è contento di aver barattato la religione con il consumismo, chi sono io per giudicarlo?
Siamo finalmente liberi dalle catene di Dio!
- Liberi dai dogmi…
- Liberi da centinaia di riti inutili…
- Liberi dalle tenebre dell’ignoranza…
Però, a dirla tutta, anche dopo la morte di Dio stanno continuando ad accadere cose strane…
Ad esempio, sempre più persone cercano su Google «oroscopo Paolo Fox» (stando a SeoZoom, questa ricerca viene fatta tra le 74.000 e le 165.000 volte al mese)… o «oroscopo oggi» (tra le 301.000 e le 450.000 volte al mese)…
Come diceva Sheldon Cooper, «che bello partecipare all’illusione culturale di massa per cui la posizione apparente del sole rispetto a costellazioni arbitrariamente definite al momento della tua nascita influenza in qualche modo la tua personalità!»
Oppure accadono altre cose strane…
Come il fatto che una persona così emancipata come Fedez ricorra a un numerologo (*) o alla lettura dei tarocchi.
(*) (Wikipedia alla mano, dicesi numerologia quella branca dell’esoterismo che attribuisce ai numeri o alle date un significato magico/divinatorio)
No, non me lo sono inventato: lo racconta lui stesso nella docuserie The Ferragnez su Amazon Prime Video…
Come scriveva Chesterton:
Quando una persona parte dal presupposto che sia assurdo tutto ciò in cui credono gli altri, allora dovremmo prima sapere in che cosa crede, in quali principi, e soprattutto in base a quali di essi mette in discussione le credenze altrui.
(GILBERT KEITH CHESTERTON, La mia fede, Lindau, Torino 2020, versione Kindle, 58%)
3 • Cosa metti al primo posto?
Conosco molte persone che si definiscono «atee».
Io però sono un po’ scettico, e non ho mai creduto a nessuna di loro.
Oh, intendiamoci.
Io credo al fatto che non credono in Dio!
Il punto è che le persone che si auto-assegnano la patente di ateismo, spesso – tra le righe – sottointendono di essere:
- emancipate;
- auto-sufficienti;
- non dogmatiche.
Ecco… è a queste cose che non credo.
Partiamo dalle prime due.
Ora.
Non vorrei essere io a rompere le uova nel paniere…
Ma in realtà tutti confidiamo in qualcosa…
Ci poggiamo su qualcosa…
Speriamo in qualcosa…
Ci inginocchiamo davanti a qualcosa…
- la scienza;
- la ragione;
- lo stato;
- la libertà;
- il proletariato;
- il sesso;
- i soldi;
- il potere;
- la reputazione;
- il benessere;
- l’opinione degli altri;
- il numero di follower su Instagram;
Tutti noi (ci piaccia o no) mettiamo qualcosa “al primo posto”…
Tutti noi (che ne siamo coscienti o meno) chiediamo la vita a qualcosa o a qualcuno…
Nel 1875 Fëdor Dostoevskij (1821-1881) scriveva queste righe:
Vivere senza Dio è un rompicapo e un tormento.
L’uomo non può vivere senza inginocchiarsi davanti a qualcosa. Se l’uomo rifiuta Dio, si inginocchia davanti ad un idolo […].
Se rifiuta Dio, si inginocchia davanti a un idolo di legno, d’oro o semplicemente immaginario.
Tutti costoro sono idolatri, non atei; idolatri è il termine che si addice loro.
(FËDOR DOSTOEVSKIJ, L’adolescente, in Romanzi e Taccuini, Firenze, 1958)
4 • Dogmi e bias cognitivi
Conosco molte persone non credenti che credono di essere non-dogmatiche.
In realtà, Come provavo a spiegare qui, tutti noi (credenti o meno) accogliamo come verità tante cose che ci vengono comunicate NON per mezzo di una dimostrazione o di un ragionamento, ma in base al valore della testimonianza degli altri.
Non è questione di credere o meno in Dio: tutte le persone sono dogmatiche, cioè accettano «per fede» un certo numero di proposizioni che prendono per «vere» in base ad un’autorità che ritengono degna di fiducia.
Ecco alcuni esempi di «dogmi» (cioè affermazioni non dimostrabili) ritenuti veri da tanti non credenti:
- «Non esiste una realtà sopra-sensibile» (Questo «dogma» si basa sul bias cognitivo per cui se non riesco a percepire qualcosa con i cinque sensi, o non riesco a coglierla con il mio intelletto, allora NON PUÒ esistere);
- «La scienza un giorno spieghierà ogni cosa» (Questo bias deriva da una visione del tempo per cui si va dal «peggio» – che è sempre alle nostre spalle – al «meglio» – che collochiamo nel futuro… ma anche questa idea è tutt’altro che certa; la visione lineare del tempo fa parte della cosmogonia cristiana, ma in tante altre culture – greca antica, indiana, cinese – il tempo è visto in modo ciclico);
- «Il mondo è nato per caso» (Come provavo a spiegare qui, il concetto di «caso» non è affatto scientifico, in quanto nega il principio di causalità, sul quale si basa il metodo scientifico)
Insomma, anche i non credenti hanno le loro “verità non dimostrabili” in cui confidano.
Domanda da un milione di dollari: quale di questi due è un atteggiamento intellettualmente onesto?
- Essere consapevoli di poggiare le proprie certezze su un certo numero di dogmi?
- Oppure credere (erroneamente) di essere immuni da ogni forma di pensiero dogmatico o bias cognitivo, mentre invece ci si sguazza dentro?
5 • Il rapporto con l’«A»ltro
Non esistono persone auto-sufficienti.
Non esistono persone indipendenti.
Non sono mai esistite.
E non ne esisteranno mai.
Viviamo in un’epoca in cui:
- idolatriamo la mentalità tecnico-scientifica
- assolutizziamo l’edonismo, chiamandolo «emancipazione»
- ci siamo convertiti alla “religione del consumismo”
- abbiamo esasperato il principio del «non credo a nulla, se prima non ci metto il dito dentro» (Gv 20,25)
Come scriveva Luigi Giussani (1922-2005), sacerdote e teologo italiano:
Accorgersi della propria originale dipendenza non significa semplicemente coscienza di un passato, del gesto che ci ha creati.
La dipendenza dell’uomo al contrario è continua, di ogni istante, di ogni sfumatura del nostro agire.
Ogni frammento della nostra esistenza ha nel mistero dell’Essere la sua totale origine […].
Si arriva così alla constatazione che l’uomo non solo non c’era, ma non ci sarebbe se dipendesse da sé, in ogni momento l’uomo non si fa da sé.
Se la coscienza è la trasparenza di ciò che l’uomo è, la coscienza di sé lo porta alla conclusione che in ogni preciso momento l’uomo stesso è fatto da un Altro, che il suo io è un Altro che lo fa.
Andando avanti all’infinito ad analizzare sé stesso dovrebbe sempre arrivare a questa conclusione: la vita è pura dipendenza da Altro.
«Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?» (Lc 12,25-26)
(LUIGI GIUSSANI, All’origine della pretesa cristiana, BUR Rizzoli, Milano 2020, p.113)
Conclusione
Albert Einstein (1879-1955) sconsolato di fronte a un certo ateismo militante, commentava così:
Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Sono creature che – nel loro rancore contro le religioni tradizionali come “oppio delle masse” – non possono sentire la musica delle sfere.
(ALBERT EINSTEIN, citato in WALTER ISAACSON, Einstein: His Life and Universe, Simon & Schuster, 2007)
Invece, lo scrittore Giovanni Arpino (1927-1987), che era agnostico, in un’intervista alla fine degli anni ’80, ha detto in modo lapidario:
Non esistono gli atei, creda a me che me ne intendo.
C’è qualcuno che si mette questa etichetta, ma dietro c’è un barile di roba velenosa, di problemi irrisolti.
(GIOVANNI ARPINO, intervistato in VITTORIO MESSORI, Inchiesta sul cristianesimo: sei tu il Messia che deve venire?, Società editrice internazionale, Torino 1987, p. 87)
sale
(Primavera 2022)
- LUIGI GIUSSANI, Il senso religioso, BUR Rizzoli, Milano 1997
- LUIGI GIUSSANI, All'origine della pretesa cristiana, BUR Rizzoli, Milano 2013
- JEAN-PAUL SARTRE, La nausea, Einaudi, Torino 2014