1 • E se fosse accaduto?
Il mese scorso, scrivevo qui sul blog che le religioni (ma anche la filosofia) sono un tentativo da parte dell’uomo di dare un nome al Mistero.
Dicevo che le religioni sono un movimento “dal basso verso l’alto” per avvicinarsi a Dio. Cioè un tentativo umano di «farsi un’immagine» di ciò che c’è Lassù.
Aggiungevo però che, oltre a questo movimento, è possibile che ce ne sia uno “dall’alto verso il basso”.
In altre parole, dicevo che è possibile, se Dio esiste, che sia Lui stesso a prendere l’iniziativa e decida di rivelarsi all’uomo.
Bene.
Non so se ci avete mai fatto caso, ma noi contiamo gli anni a partire dalla nascita di un carpentiere galileo vissuto in una piccola regione del Medio Oriente che aveva una pretesa.
Gesù diceva di essere esattamente questo: l’esito del movimento “dall’alto verso il basso”.
La risposta di Dio.
Dio che prende l’iniziativa.
Non l’uomo che cerca Dio, ma Dio che cerca l’uomo.
2 • Gesù, l’uomo più famoso (e sconosciuto) della storia
Gesù è probabilmente l’uomo più famoso della storia: nel 2022, esiste ancora qualcuno che non conosca il suo nome?
Credo però che Gesù sia anche uno degli uomini più sconosciuti della storia.
La maggior parte delle persone, ha un’idea molto approssimativa di ciò che Gesù ha detto e fatto.
Se dovessimo tracciare un suo identikit chiedendo ai passanti di una fermata della metro, verosimilmente uscirebbe fuori qualcosa del genere:
«Gesù era un ebreo, vissuto 2000 (e spicci) anni fa, che diceva che siamo tutti fratelli, e quindi dobbiamo volerci bene gli uni gli altri. E per questo, è stato ucciso e crocifisso»
Nel contesto culturale in cui viviamo, le poche volte in cui si parla di lui, esce fuori un Gesù sbiadito.
Un Gesù «all’acqua di rose».
Un Gesù «petaloso».
Infastidito da questo pressappochismo, alla fine degli anni ’80, Luigi Giussani (1922-2005) – sacerdote, teologo e insegnante italiano – scriveva queste righe:
Un’insidiosa slealtà culturale ha reso possibile, per l’ambiguità e la fragilità anche dei cristiani, la diffusione di una vaga idea di cristianesimo come discorso, dottina e perciò magari favola o morale.
No: è anzitutto un fatto, un avvenimento […].
Che un uomo abbia adetto: «Io sono Dio» e che questo venga riferito come un fatto presente è qualcosa che richiede prepotentemente una presa di posizione personale.
Si può sorriderne, si può decidere di non curarsene: ciò significherà comunque che si è voluto risolvere il problema negativamente, che non si è voluto prendere atto di trovarsi di fronte a una proposta dei cui termini nessuna umana immaginazione potrà fantasticare qualcosa di più grande.
(LUIGI GIUSSANI, All’origine della pretesa cristiana, BUR Rizzoli, Milano 2020, p.40)
Parafrasando queste parole: possiamo non crederci, possiamo riderci sopra, possiamo prendere le parole di Gesù per una cretinata, una sciocchezza, una scempiaggine…
…ma se vogliamo essere un minimo onesti, l’unico identikit possibile del carpentiere galileo è questo:
«Gesù era un ebreo, vissuto 2000 (e spicci) anni fa, che aveva la pretesa di essere Dio» (*)
(*) (N.b. Non ho detto che «Gesù era Dio»: questo lo si può credere o meno… ho detto che Gesù era un uomo che aveva «la pretesa di essere Dio». E questo è un fatto)
3 • Gesù ha mai detto di essere Dio?
Allora, mettiamo i puntini sulle «i».
Se vogliamo essere pignoli, nei Vangeli non c’è traccia di un virgolettato in cui Gesù abbia detto di «essere Dio» (*).
(*) (Anche se molti passi ci si avvicinano moltissimo; ad esempio Gv 10,30 o Gv 14,9)
Gesù si è fatto conoscere in modo progressivo.
Graduale.
Un po’ alla volta.
A volte parlava con i discepoli, a volte davanti alle folle, altre volte parlava con le persone a tu per tu (a Nicodemo, a Zaccheo, alla samaritana, a Maria Maddalena).
E non diceva o mostrava sempre «tutto» a «tutti»…
Tuttavia, nell’arco della sua predicazione, c’è una convergenza di indizî grazie alla quale si capisce con assoluta certezza che Gesù identificava sé stesso con Dio, attribuendosi azioni e ruoli che la tradizione ebraica riservava a Jahvè.
In particolare, i tre fatti più evidenti sono questi:
- Gesù si poneva sullo stesso piano della Legge mosaica
- Gesù affermava di rimettere i peccati
- Gesù identificava sé stesso con il «principio etico»
Provo a spiegarmi meglio nei prossimi tre mini-paragrafi.
3.1 • Gesù si poneva sullo stesso piano della Legge
La Legge mosaica (quella scritta nei primi cinque libri dell’Antico Testamento, che prendono appunto il nome di Torah – תּוֹרָה – ovvero “istruzione, insegnamento”) era di fondamentale importanza per il popolo d’Israele.
La Legge era stata data agli ebrei da Dio stesso (tramite Mosè).
La Legge era sacra: seguirla era il modo migliore per vivere in pienezza e rimanere in comunione con Dio… cioè per essere felici (cfr. Dt 6,24, dove si dice esplicitamente che il senso del «seguire la Legge» è la felicità; per chi volesse approfondire, avevo speso qualche parola in più in quest’altra paginetta).
Per gli ebrei, «seguire la Legge» significava «seguire la volontà di Dio».
Bene.
Immaginate allora che reazione possono aver avuto i suoi ascoltatori, quando Gesù si è messo a correggere la Legge:
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio […].
(Mt 5,21-22)
Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore […].
(Mt 5,27-28)
Fu pure detto: «Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio». Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
(Mt 5,21-22a)
Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra.
(Mt 5,38-39)
Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano.
(Mt 5,43-44)
Proviamo a metterci nei panni dei farisei che ascoltavano queste parole di Gesù…
Parole piene di “supponenza”…
Parole cariche di “presunzione”…
Parole autoritarie (e non uso a caso questa parola: cfr. Mc 1,22; Lc 4,32):
Gesù modifica ciò che per il fariseo rappresenta il divino comunicato all’uomo, identificando così sé stesso con la fonte della Legge.
(LUIGI GIUSSANI, All’origine della pretesa cristiana, BUR Rizzoli, Milano 2020, p.82)
3.2 • Gesù rimetteva i peccati
Tutti gli ebrei – dal Gran sacerdote all’ultimo dei pastori – avevano ben chiaro un fatto: solo Dio può perdonare i peccati (cfr. Lc 5,21; 7,49).
Capirete bene, quindi, lo sconcerto dei pii israeliti quando Gesù se ne usciva con sparate simili:
Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati»
(Lc 5,20)
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati»
(Lc 7,48)
Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico -: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua»
(Mc 2,10-11)
Forse a noi uomini moderni non appare chiaro lo scandalo che Gesù suscitava, dicendo cose simili.
L’inaudita (e blasfema) pretesa di Gesù di perdonare i peccati suscitava ai sacerdoti, agli scribi e agli anziani una semplice domanda:
«Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?»
(Mc 11,28)
Purtroppo, nel contesto culturale (pseudo)cattolico in cui viviamo, ci siamo talmente tanto abituati a sentir pronunciare da Gesù certe parole, che neanche ci rendiamo più conto della loro portata:
Di una delle sue dichiarazioni rischia di sfuggirci il senso, perché l’abbiamo sentita tanto spesso che non ci accorgiamo più di cosa significhi.
Mi riferisco al perdono dei peccati: di qualsiasi peccato.
Ora, a meno che chi parla sia Dio, questa è un’affermazone così assurda da riuscire comica.
Che uno perdoni le offese fatte a lui, possiamo ben capirlo.
Tu mi pesti un piede e io ti perdono, mi rubi i soldi e ti perdono.
Ma cosa pensare di un uomo, non calpestato né derubato, il quale annuncia di perdonarti per aver calpestato o derubato qualcun altro?
Fatuità asinina, è la definizione più gentile che daremmo della sua condotta.
Eppure, questo è ciò che faceva Gesù.
Diceva alla gente che i loro peccati erano perdonati, e lo diceva senza prima consultare chi da quei peccati aveva certamente subìto danno.
Si comportava risolutamente come se Egli fosse la principale parte in causa, la persona principalmente offesa da tutte le offese.
Ciò ha senso soltanto se Egli era realmente quel Dio le cui leggi sono violate e il cui amore è ferito da ogni peccato.
(CLIVE STAPLES LEWIS, Il cristianesimo così com’è, Adelphi, Milano 1997, p.79)
3.3 • Gesù identificava sé stesso come «cartina al tornasole» di ciò che è bene e male
Last but not least, Gesù – descrivendo la fine dei tempi – ha presentato sé stesso come il Giudice della storia (Mt 25,31-44).
Meglio ancora: Gesù non è solo il Giudice (nel senso di «persona che giudica»)…
…è anche il «metro di giudizio» della storia (cfr. Gv 14,6; Gv 10,7-9; Gv 15,1-8).
Gesù indicava sé stesso come la «cartina al tornasole» in base alla quale si può definire se QUALSIASI COSA sia bene o male.
- La tua amicizia con qualcuno è buona o cattiva? Il metro di giudizio è LUI!
- La relazione con la tua morosa è buona o cattiva? Il metro di giudizio è LUI!
- Come sta andando il tuo matrimonio? Il metro di giudizio è LUI!
- Fai bene il tuo lavoro? Il metro di giudizio è LUI!
- Sei un buon padre? Il metro di giudizio è LUI!
- Sei una buona madre? Il metro di giudizio è LUI!
- Sei un bravo figlio? Il metro di giudizio è LUI!
Ripeto: Gesù non è solo il Giudice.
È la sua persona TUTTA INTERA ad essere metro di giudizio: il suo pensiero, il suo corpo, la sua ciccia, ciò che diceva, ciò che faceva, come respirava, dormiva, mangiava, pregava, sognava… LUI tutto intero!
Gesù si presenta come «il criterio».
La sorgente dell’etica.
Lui è il Bene. Non essere in Lui è il male.
Conclusione
Insomma, chi è Gesù?
Meglio di come ha risposto Clive Staples Lewis non riuscirei a rispondere… quindi chiudo questa paginetta con le sue parole:
In bocca a chiunque non sia Dio, [le parole di Gesù] denoterebbero, non saprei giudicarle altrimenti, una stoltezza e una presunzione senza eguali in nessun altro personaggio storico.
Eppure (e questa è la cosa strana, e significativa) anche i Suoi nemici, quando leggono i Vangeli, non hanno un’impressione di stoltezza e di presunzione.
Tanto meno ce l’hanno lettori non prevenuti.
Cristo dice di essere «umile e mansueto», e noi Gli crediamo: senza considerare che se Egli fosse soltanto un uomo, umiltà e mansuetudine sarebbero le ultime caratteristiche che attribuiremmo ad alcuni dei Suoi detti.
Sto cercando, qui, di impedire che qualcuno pronunci la frase davvero sciocca che spesso si sente ripetere su di Lui: «Sono pronto ad accettare Gesù come un grande maestro morale, ma non accetto la Sua affermazione di essere Dio».
Questa è proprio la cosa che non bisogna dire.
Un uomo che fosse soltanto un uomo e dicesse le cose che diceva Gesù non sarebbe un grande maestro morale.
Sarebbe un pazzo – alla pari di uno che affermi di essere un uovo in camicia – oppure sarebbe il diavolo in persona.
Dobbiamo fare la nostra scelta.
O quest’uomo era, ed è, il Figlio di Dio; o altrimenti era un folle o peggio ancora.
Possiamo rinchiuderlo come pazzo, possiamo coprirlo di sputi e ucciderlo come demonio; o possiamo cadere ai Suoi piedi e chiamarLo Signore e Dio.
Ma non ce ne usciamo con condiscendenti assurdità sul Suo essere un grande maestro umano.
Gesù non ci ha lasciato questa scappatoia.
Non ha voluto lasciarcela.
(CLIVE STAPLES LEWIS, Il cristianesimo così com’è, Adelphi, Milano 1997, p.79-80)
sale
(Primavera 2022)
- CLIVE STAPLES LEWIS, Il cristianesimo così com'è, Adelphi, Milano 1997
- LUIGI GIUSSANI, Il senso religioso, BUR Rizzoli, Milano 1997
- LUIGI GIUSSANI, All'origine della pretesa cristiana, BUR Rizzoli, Milano 2013
- PAOLO CURTAZ, Gesù zero. Per dissetare l'intelligenza, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2017
- ADRIANO VIRGILI, Sulle tracce del Nazareno: Introduzione al Gesù storico, Phronesis Editore, Palermo 2022