Premessa • Esegeti e teologi alla deriva
Avete mai incontrato quegli esegeti (o sedicenti tali) che:
- «La moltiplicazione dei pani e dei pesci è un simbolo: l’evangelista voleva far passare il messaggio che è importante condividere le cose!»
- «Il racconto del miracolo del cieco a cui è ridonata la vista è il simbolo del fatto che Gesù ha aiutato una persona a guardare le cose “con uno sguardo nuovo”»
- «La piscina a cinque portici del Vangelo di Giovanni è simbolo dei primi cinque libri della Scrittura… delle cinque dita della mano di Dio… delle cinque porte del chakra…»?
Avete mai incontrato quei teologi (o sedicenti tali) che:
- «Nicodemo che cerca Gesù di notte è il simbolo dell’uomo che brancola nel buio in attesa di luce»
- «L’istituzione dell’eucaristia è simbolo della fraternità di Gesù con i suoi amici»
- «La verginità di Maria è simbolo dell’apertura ad una prospettiva fatta di neologismi metasemantici senza considerare l’aspetto secondario del «Sitz im Leben» sotto uno sguardo di fede»?
Ne avete mai incontrati di individui simili?
Beh, io sì, ne ho incontrati tanti…
Ma è intellettualmente onesto uno sguardo sul Vangelo basato su questi presupposti?
Una lettura che si sforzi di interpretare ogni frase e gesto di Gesù unicamente «in chiave simbolica», eliminando dal Vangelo il «senso letterale» di ciò che è narrato?
Vediamo un po’…
1 • Le coordinate storiche dei Vangeli
Se mi fossi dovuto inventare io un testo sacro, l’avrei iniziato più o meno in questo modo:
1«Ed ecco in quel giorno,
avvolto da un alone di mistero misterioso,
2Sale fu rapito nei Cieli,
in un piano di esistenza dalla geometria pentadimensionale;
3e lì, avvolto dalla melodia di ineffabile bellezza
che Eru Ilúvatar aveva composto nei giorni che furono,
4Rhan-Tegoth – Colui che siede sul trono d’avorio –
gli dettò questo testo sacro…»
(Dalle profezie che Rhan-Tegoth rivolse al suo servo Sale, capitolo I, versi 1-4)
…insomma qualcosa di epico e senza tempo… di ineffabile e sublime… di poetico e vertiginoso…
I Vangeli invece sono così banalmente cronistici che fanno quasi cadere le braccia!
Sentite cosa dice l’evangelista Luca:
«Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto»
(Lc 1,1-4)
…e ancora…
«In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto»
(Lc 2,1-6)
…e ancora…
«Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto»
(Lc 3,1-2)
Luca ha scritto il suo Vangelo per i pagani…
…e «proprio per loro» ha fornito precisi riferimenti storiografici (menzionando nomi, circostanze e personaggi storici), per aiutare i lettori a contestualizzare le vicende narrate…
…anche se a volte penso che questi riferimenti siano stati scritti più per noi scettici incalliti del XXI secolo che per i pagani dell’epoca: non riesco a immaginare che i contemporanei di Luca siano stati attenti a queste leziosità…
2 • I Vangeli e l’attenzione ai dettagli
Una caratteristica che mi ha sempre colpito dei Vangeli è l’attenzione a particolari apparentemente insignificanti.
Gli evangelisti spesso e volentieri fanno nomi, cognomi, indirizzi e numeri di telefono di persone specifiche.
Come se – implicitamente – volessero dire al lettore:
«Non credi a quello che ti sto raccontando? Controlla! Verifica! Informati! Chiedi a Tizio! Te lo sto nominando apposta!»
Facciamo qualche esempio…
2.1 • Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio; Nicodemo, capo dei Farisei
Se il vangelo fosse stato inventato, gli evangelisti – narrando gli eventi accaduti dopo la morte di Gesù – avrebbero potuto tranquillamente scrivere: «e dunque Gesù fu sepolto».
Invece tutti e quattro gli evangelisti ci tengono a specificare che:
Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù.
(Mc 15,42-46)
Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.
(Gv 19,39)
Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò.
(Mt 27,59-60)
Che senso avrebbe avuto nominare un personaggio così in vista come Giuseppe d’Arimatea, se gli eventi fossero stati «inventati a tavolino»?
Perché nominare anche Nicodemo, che era uno dei capi dei Giudei (cfr. Gv 3,1)?
Per farsi sbugiardare pubblicamente?
2.2 • Simone di Cirene
Quando Gesù – carico della croce – sta percorrendo il tragitto dal Pretorio al Golgota per essere crocifisso, i Vangeli raccontano un aneddoto: Gesù è esanime, e dunque i soldati romani costringono un uomo che passava di lì ad aiutarlo a portare la croce.
È curioso che questo povero sventurato non sia un anonimo. Ecco cosa dicono i Sinottici:
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.
(Mt 27,32)
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.
(Lc 23,26)
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.
(Mc 15,21)
Perché aggiungere tutti questi dettagli se il testo fosse stato inventato?
…e perché Marco avrebbe specificato che questo Simone era «padre di Alessandro e Rufo»?
2.2 • Bartimeo, il cieco di Gerico
Altro episodio: nel suo tragitto verso Gerusalemme, Gesù passa per Gerico, dove dona la vista ad un cieco.
Se questa narrazione fosse stata inventata, perché l’evangelista avrebbe dovuto rischiare di riportare nome e cognome del miracolato?
E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.
(Mc 10,46)
Ripeto ciò che ho scritto sopra: ogni volta che nei Vangeli si trova il nome e cognome di qualcuno, sembra come se l’autore del testo stia implicitamente dicendo: «Non mi credete? Andate a chiederglielo: vi ho detto nome, cognome e indirizzo!».
All’epoca poi non c’erano norme sulla privacy, quindi l’evangelista poteva essere spudorato quanto voleva…
3 • I Vangeli e l’archeologia
Il vangelo di Giovanni è quello su cui si sono riversati la maggior parte dei vaneggiamenti degli esegeti e dei teologi di cui parlavo nella premessa.
È stato detto che è un vangelo «pieno di simboli». Un vangelo «dalla forte valenza allegorica». Un vangelo «gnostico».
Tutte queste espressioni “supercazzolesche”, ahimé, sottointendono la medesima chiave di lettura:
«Poiché io – sedicente esegeta/teologo – non credo al contenuto di questo Vangelo, l’unico modo in cui riesco a leggerlo è quello di sforzarmi di trovarci simboli o chiavi di lettura metaforiche»
Anche in questo caso, però, la realtà ha superato la fantasia.
E i fatti si sono imposti sulle teorie.
Faccio un paio di esempi…
3.1 • Il Litostroto (in ebraico «Gabbatà»)
Durante le ultime ore di vita di Gesù, Giovanni nomina un luogo che non compare negli altri Vangeli:
Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.
(Gv 19,13)
La parola «Litostroto» è greca (λιθόστρωτος, “luogo lastricato”); «Gabbatà» invece è una parola ebraica (גבתא, e significa “altura”).
Sono stati scritti fiumi di inchiostro da parte di tanti “esperti” che hanno cercato di decodificare il significato di questo «luogo simbolico».
Infatti, dato che:
- il Litostroto non è nominato nei vangeli sinottici…
- ma lo nomina solo Giovanni, l’«evangelista teologo»…
…il luogo non poteva esistere davvero! Questo strano nome doveva per forza celare un significato mitologico!
…
…finché un bel giorno, l’archeologo francese Louis-Hugues Vincent (1872-1960), professore della Scuola biblica e archeologica francese di Gerusalemme, nonché autore di importanti ritrovamenti in Terra Santa….
…prendendo sul serio il testo di Giovanni, tra i sarcasmi e le beffe degli “esperti”, nel 1927 tirò alla luce il Litostroto o Gabbatà. È un cortile lastricato di circa 2500 metri quadri, pavimentato al modo romano. Si estende, come indicava il vangelo, proprio dove si apriva il cortile dell’Antonia, la fortezza della guarnigione imperiale nella quale, durante l’inverno e la Pasqua, risiedeva il procuratore romano. Se il termine greco per indicare il cortile allude alla pavimentazione, il termine ebraico “altura” è dovuto al fatto che la fortezza Antonia sorgeva sulla collina più elevata delle quattro della Gerusalemme antica.
(VITTORIO MESSORI, Ipotesi su Gesù, SEI, Torino, 2007, p. 189-190)
Che dire?
Realtà 1 – Esegeti 0
3.2 • La piscina di Betzatà (o Betesdà)
Torniamo al vangelo di Giovanni, qualche capitolo prima:
Dopo questi fatti, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?».
(Gv 5,1-6)
Anche di questa piscina (come per il Litostroto) l’unico a parlarne è l’evangelista Giovanni.
E dunque, poiché l’unico che ne parlava era «il vangelo gnostico», questa piscina dai cinque portici non poteva esistere davvero; forse il numero «cinque» rappresentava qualcosa?
- …i cinque libri della Torah?
- …i cinque sensi?
- …le cinque facoltà dell’anima?
- …i Wu Xing, i cinque elementi della cultura cinese?
…e via alla fiera della fantasia…
…finché…
La scoperta fu quindi grande quando, proprio accanto a una antica porta di Gerusalemme identificata con quella “delle Pecore”, gli scavi misero alla luce un’ampia vasca. Aveva cinque portici: era un rettangolo irregolare, lungo circa 100 metri e largo da 62 a 80, circondato da arcate sui quattro lati. Un quinto porticato collegava al centro i due lati più lunghi, spezzando così lo specchio d’acqua.
Dai pesanti volumi dei mitologi tedeschi, la piscina Betesdà è emigrata sulle cartine di Gerusalemme a uso dei turisti.
(VITTORIO MESSORI, Ipotesi su Gesù, SEI, Torino, 2007, p. 189)
Se cliccate questo link di Google Maps, potete trovare il punto preciso dove si trova la suddetta piscina a cinque portici, con tanto di foto degli scavi.
Realtà 2 – Esegeti 0
Conclusione
Diceva Malcolm Muggeridge (1903-1990), giornalista e scrittore britannico:
Il fine vero di un serio studio biblico e teologico non è tanto l’approfondire la propria fede, ma imparare a non lasciarsi prendere in giro dai biblisti e dai teologi di oggi.
Ahimé, avere un pezzo di carta con su scritto «dottore in teologia» non è sempre garanzia di serietà…
…per fortuna, in barba a tante teorie astruse, la doccia fredda della realtà – spesso – aiuta a tornare con i piedi per terra 🙃
sale
(Primavera 2021)
- VITTORIO MESSORI, Ipotesi su Gesù, Ares, Milano 2019
- VITTORIO MESSORI, Patì sotto Ponzio Pilato?: Un'indagine storica sulla passione e morte di Cristo, Ares, Milano 2020
- MARIE-CHRISTINE CERUTI-CENDRIER, I Vangeli sono dei reportages, Mimep-Docete, Pessano (MI) 2008
- ADRIANO VIRGILI, Sulle tracce del Nazareno: Introduzione al Gesù storico, Phronesis Editore, Palermo 2022