Gesù è la copia di una precedente divinità? (la cosiddetta «ipotesi mitica»)

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1 • Indagini (scettiche) su Gesù di Nazaret

Come scrivevo il mese scorso, negli ultimi due/tre secoli ci sono stati varî studiosi che:

  • erano più-o-meno non credenti, più-o-meno scettici, più-o-meno increduli, più-o-meno razionalisti…
  • …e si sono interrogati su Gesù di Nazaret e sull’origine del cristianesimo.
professori universita pontificie

La domanda che frullava nelle teste di questi studiosi suonava grossomodo così:

«Partendo dal presupposto che io non credo e sono scettico, come è nato il cristianesimo? Come ha fatto Gesù di Nazaret – un semplice carpentiere galileo – a diventare l’uomo più famoso della storia?»

Ebbene.

Si da il caso che, se la domanda viene formulata con scetticismo, anche le risposte saranno inevitabilmente scettiche.

Nella fattispecie, le risposte che gli studiosi hanno dato a questa domanda si dividono in due categorie:

  • l’ipotesi critica: su questa tesi ho scritto una pagina il mese scorso; riducendo all’osso la questione, chi sostiene questa posizione afferma che Gesù di Nazaret era un oratore talmente carismatico che, alla sua morte, i discepoli – affascinati dalla sua personalità – hanno arricchito la sua storia con miracoli ed eventi soprannaturali e – nel corso delle generazioni – hanno creato un culto basato su di lui, divinizzandolo;
  • l’ipotesi mitica: secondo questa tesi, due millenni fa esistevano una serie di “leggende” e racconti mitologici che attribuivano ad un personaggio miracoli e poteri speciali; questi miti si sono “condensati” nella figura di Gesù di Nazaret, un uomo che potrebbe anche non essere esistito.

In parole povere:

  • secondo l’ipotesi critica c’è un uomo che è stato divinizzato;
  • secondo l’ipotesi mitica c’è un dio che è stato umanizzato.

2 • L’ipotesi mitica… anzi, «le» ipotesi mitiche

Ho chiuso il precedente paragrafo parlando di «ipotesi mitica», al singolare…

…in teoria però – volendo spaccare il capello in quattro – le ipotesi mitiche (al plurale) sulla figura di Gesù si dividono in due grandi correnti (*):

  • l’ipotesi mitica «attenuata»
  • l’ipotesi mitica «radicale»

(*) (cfr. VITTORIO MESSORI, Ipotesi su Gesù, SEI, Torino, 2007, p.94-95)

L’ipotesi mitica «attenuata» riconosce (seppur a malincuore) una flebile ombra di storicità al personaggio storico di Gesù di Nazaret; su di lui però possiamo sapere ben poco, perché ciò che ci è pervenuto è solo il mito che è stato ricamato su di lui.

ipotesi mitica

L’ipotesi mitica «radicale» invece – più “estrema” – nega in toto l’esistenza di Gesù, affermando che non è mai esistito un uomo dietro quel nome: Gesù sarebbe semplicemente la personificazione di una leggenda, un nome fittizio nato per dare corpo a una figura mitologica che si è andata formando nel tempo.

Per la serie: «Ma quale Gesù! Non è mai esistito un personaggio storico con quel nome! È tutta una favola! Gesù è un cocktail di miti antichi, un mix tra il dio del sole, Mitra, Gilgamesh e qualche altro eroe o semidio orientale»

Queste teorie – alimentate dalle riflessioni di pensatori come Charles François Dupuis (1742-1809) e Constantin François de Chassebœuf, conte di Volney (1757-1820) – suggeriscono che il cristianesimo non sia altro che una fusione di antiche mitologie.

Dupuis, ad esempio, vede nel racconto biblico un’allegoria del ciclo solare (cfr. il suo lavoro più famoso, Origine De Tous Les Cultes, Ou Religion Universelle…, del 1795), mentre Volney rintraccia le origini delle figure bibliche in divinità indiane come Brahma e Saraswati (nel suo La Loi naturelle, ou Catéchisme du citoyen français del 1793) (per queste informazioni, cfr. ADRIANO VIRGILI, Sulle tracce del Nazareno: Introduzione al Gesù storico, Phronesis Editore, Palermo 2022, p.7).

Queste idee – sebbene divergenti nel loro grado di scetticismo – convergono nell’affermare che la narrazione evangelica è una trasfigurazione mitica, dove il Gesù della storia cede il passo al Cristo del mito, una figura mitologica costruita e arricchita nel tempo, che rappresenta più un simbolo delle credenze antiche che un uomo realmente esistito.

Radicale o attenuata che sia, la soluzione mitologica è concorde: ciò che importa allo studioso non è la storia di Gesù quanto il mito del Cristo.
In lui, antiche comunità avrebbero trasferito la loro fede in un mito solare (Dupuis) o le credenze dell’allegorismo alessandrino (Bauer) o un culto orientale della crocifissione come atto liturgico (Du Jardin).
Oppure, egli è il travestimento del dio indiano Agni o dell’eroe babilonese Gilgamesh o del dio del sole di Chanaan.
Per Paul Couchoud il mito di un dio che soffre e redime e che starebbe all’origine del cristianesimo, si fissa in racconto soltanto dopo l’anno 100.

(VITTORIO MESSORI, Ipotesi su Gesù, SEI, Torino, 2007, p.95)

Insomma.

Secondo questi autori, il Gesù che conosciamo sarebbe un “minestrone teologico”, dove si è preso un dio qua, un eroe là, e si è creato una storia costituita da un mix di leggende.

3 • Ideologia vs storia

Ora.

Fin qui sembrerebbe che tutto torni.

Se le cose stessero così, il cristianesimo sarebbe smentito e negato.

In realtà, però, ci sono tante cose che non tornano.

Partiamo dalla prima.

Gli studî che hanno cercato di ridurre la figura di Gesù a un mito preesistente si basano su premesse ideologiche più che su un rigoroso metodo scientifico.

Cioè?

Le teorie di autori come Bultmann, Loisy o quelli che ho citato qui sopra – che affondano le radici nel razionalismo e nel materialismo ottocentesco – hanno costruito castelli di carta sulla base di paralleli forzati con antiche leggende pagane

…ma le recenti scoperte archeologiche e gli studi sulla letteratura giudaica dell’epoca di Gesù hanno demolito queste ipotesi.

Non esiste alcun mito giudaico o ellenistico di un messia crocifisso che risorge glorioso; l’idea stessa di una risurrezione storica e individuale è estranea al pensiero ebraico del tempo.

David Flusser (1917-2000), storico e biblista israeliano, nonché studioso di storia del primo Cristianesimo e del Giudaismo del Secondo Tempio all’Università ebraica di Gerusalemme, ha affermato chiaramente che non esistevano precedenti giudaici o ellenistici per un messia crocifisso e risorto (cfr. DAVID FLUSSER, Jesus, The Magnes press, Jerusalem 1998).

Nicholas Thomas Wright (1948-…), uno dei principali studiosi del Nuovo Testamento del mondo anglosassone, esaminando in dettaglio le credenze ebraiche sulla risurrezione, ha confutato le teorie che cercano di inserire la risurrezione di Gesù all’interno di un contesto mitologico pagano (cfr. NICHOLAS THOMAS WRIGHT, The Resurrection of the Son of God, Fortress Press, Minneapolis 2003).

Stephen Benko (1924-2006?), studioso di storia antica e delle origini del cristianesimo (interessato particolarmente all’interazione tra il cristianesimo primitivo e la cultura pagana del mondo romano) ha smontato l’idea che i racconti evangelici siano derivati da miti pagani, e anzi ha evidenziato le differenze sostanziali tra le due tradizioni (cfr. STEPHEN BENKO, Pagan Rome and the Early Christians, Indiana University Press, Bloomington 1984).

Spesso e volentieri, autori come quelli che ho menzionato nel precedente paragrafo (e i loro discepoli) si sono avvicinati allo studio dei Vangeli in modo ideologico…

…ovvero, invece di:

  1. partire da una ipotesi («forse i Vangeli sono storie che si basano su miti precedenti?»)
  2. documentarsi per capire se l’ipotesi stia in piedi o no
  3. giungere ad una tesi (in accordo o in disaccordo con l’ipotesi)

…hanno fatto l’opposto, cioè…

  1. partire da una tesi («dato che io non credo nei Vangeli, essi sono per forza un mix di tradizioni mitologiche precedenti»)
  2. forzare la mano nell’unire i puntini dei dati a disposizione, per far sì che i dati siano in accordo con la mia tesi (questa fallacia logica è nota come «cherry picking», come spiegato in questo mazzo di carte)

Insomma.

Questi autori, lontani dall’essere neutri, sono stati spesso guidati da una visione riduzionista che cerca di svuotare la fede cristiana del suo fondamento storico, inserendola in uno schema mitologico, senza un reale riscontro con le fonti archeologiche, paleografiche, filologiche, etc..

plagio religioso

Il cristianesimo, a differenza delle religioni misteriche e delle mitologie antiche, non nasce da un contesto nebuloso di miti e leggende legati alla natura o a eroi semi-divini.

Le sue radici non affondano nella terra sacralizzata di religioni tellurico-misteriche, né emergono dalla preistoria confusa di clan o tribù, dove spesso si sviluppano racconti mitologici.

Il cristianesimo si fonda su un evento storico preciso e su una figura storica concreta: Gesù di Nazaret.

La sua esistenza è attestata non solo dai Vangeli e dagli Atti degli Apostoli, ma anche da fonti non cristiane, come dicevo in una delle prime pagine del blog.

Questo lo distingue profondamente dai miti religiosi dell’antichità, dove le figure divine o semi-divine non sono mai collocate in un contesto storico preciso e non svolgono un ruolo etico o salvifico per l’umanità.

Le analogie superficiali tra il cristianesimo e le religioni misteriche, sottolineate da studiosi come Johannes Leipoldt (1880-1965), si sgretolano di fronte a un’analisi più approfondita.

I “giovani dèi” delle religioni misteriche, come Adone, Osiride e Persefone, muoiono tragicamente e contro la loro volontà, senza mai assumere un ruolo redentore per l’umanità.

La loro morte è legata al ciclo della natura, non a un sacrificio consapevole per la salvezza degli uomini.

Invece, la passione e la morte di Cristo sono volontarie e hanno un chiaro significato sacrificale, espressione dell’amore obbedienziale al Padre.

Inoltre, la nascita di Gesù da una vergine per opera dello Spirito Santo rappresenta una sostanziale differenza rispetto ai miti pagani di semidèi nati dall’unione carnale tra una divinità e un mortale.

Nel cristianesimo, la filiazione divina di Gesù non è biologica, ma ontologica, esistente “dall’eternità”. Cristo è l’incarnazione del Dio Figlio, vero Dio e vero uomo, una realtà che non trova paralleli nel mondo delle religioni misteriche.

(per la seconda metà di questo paragrafo, cfr. MANUEL GUERRA, Storia delle religioni, La scuola, Brescia 1989, p.156-158)

4 • Fare «fact checking» al tempo delle bufale

Tutto il discorso che ho fatto fin ora, si riferisce al “mondo intellettuale”.

In che senso?

Nel senso che ho fatto una rapidissima carrellata di alcuni autori che – negli ultimi due secoli e mezzo – hanno sostenuto l’«ipotesi mitica» e di alcuni autori che l’hanno confutata.

In quest’ultimo paragrafo però vorrei fare un discorso molto più “terra terra”.

Negli ultimi anni, mi è capitato più di una volta di imbattermi in pagine web, video di Youtube, reel di Instagram o di TikTok che (come gli autori che ho nominato sopra) cercavano di tracciare parallelismi tra il cristianesimo e le religioni antiche.

Che dire?

Da un punto di vista strettamente tecnico, molti di questi contenuti sono fatti molto bene:

  • montaggio ben curato
  • audio pulito
  • riprese in alta definizione
  • grafica e titoli professionali
  • sound design
videomaker

Insomma, 10 e lode alle skills di queste persone nel saper usare Premier Pro, Final Cut, DaVinci Resolve o qualche altro software di editing video…

…il problema però è che questi contenuti – sebbene siano tecnicamente ben fatti – molto spesso si rivelano essere nient’altro che bufale ben confezionate.

Qual è però la differenza rispetto agli autori che ho nominato più sopra?

Gli autori che ho nominato sopra vivevano in un mondo nel quale le informazioni – vere o false che fossero – si diffondevano in modo molto molto lento (senza contare che queste discussioni – essendo un po’ di nicchia – spesso e volentieri nascevano e morivano in àmbito accademico).

Oggi invece viviamo immersi in internet, tra:

  • notizie flash
  • reel di 15 secondi, che in poche ore fanno milioni di visualizzazioni
  • fake news
  • bufale

Avete presente la Legge di Brandolini?

La “legge” prende il nome dal programmatore italiano Alberto Brandolini, che nel 2013 l’ha enunciata in un tweet:

L’asimmetria delle stronzate: la quantità di energia necessaria per confutare una stronzata è di un ordine di grandezza superiore rispetto a quella necessaria per produrla.
(originale: «The bullshit asimmetry: the amount of energy needed to refute bullshit is an order of magnitude bigger than to produce it»)

(ALBERTO BRANDOLINI, tweet dell’11 gennaio 2013) (per chi volesse ulteriormente approfondire, lo rimando a questo reel di Alessandro Benetton)

Qual è il punto?

Il punto è che:

  • inventare una fregnaccia richiede richiede pochissimo tempo ed energie;
  • smentire una cavolata invece è un lavoraccio, che richiede un’analisi approfondita di ore, se non giorni.

Vi faccio un esempio.

Vi ricordate il mio professore di lettere ateo e anticlericale, che durante il mio 2° anno di liceo impiegava più di metà delle sue lezioni a parlare male della Chiesa e del cristianesimo (ne parlavo nell’episodio zero di «Osteria der Vaticano»)?

Un giorno, il professore ci disse che «Gesù non è mai esistito… anzi, è una copia del dio Mitra, che veniva adorato nelle religioni misteriche già dal I secolo a.C.: il dio Mitra – come Gesù – è nato da una vergine, è morto e poi è risorto! Come vedete, è tutto un inganno della Chiesa!».

Ora.

Io all’epoca non avevo letto alcun libro sulla figura storica di Gesù di Nazaret, sulla sua esistenza (attestata anche da fonti non cristiane), sulle origini del cristianesimo, e via dicendo.

Quindi, quando ho sentito il professore dire queste cose… apriti cielo!

Questo tarlo mi è rimasto nell’orecchio per anni!

È stato solo molti anni dopo che ho avuto i mezzi e gli strumenti per approfondire un po’ meglio la questione (con tanta fatica, curvo su libri ingialliti dal tempo, sottraendo tempo ad attività che all’epoca ritenevo più utili… tipo giocare a Warcraft III).

Insomma:

  • tempo impiegato dal prof. per dire una stronzata: pochi secondi;
  • tempo impiegato da me per fare debunking: molte settimane.

Rispetto a quando facevo il liceo (tra gli anni 2005 e 2010), oggi si può trovare più rapidamente una risposta ad alcune di queste domande.

Ad esempio, ho chiesto poco fa a chatGPT… e guardate cosa mi ha risposto:

Ovviamente, anche ChatGPT può sbagliare e/o reperire informazioni imprecise.

Però, almeno, quando risponde, fornisce i link delle pagine web dalle quali ha reperito le informazioni… quindi nulla vieta di andare ad investigare ulteriormente, per capire quali sono le fonti in base alle quali sono state raccolte quelle informazioni.

Insomma, se si vuole fare un lavoro approfondito e certosino, non basta ChatGPT, e anzi, bisogna spendere molto tempo

…però, almeno, se c’è un tuo amico, collega o compagno di classe che se ne esce con una stronzata su Gesù che «gli ha detto suo cugino», puoi aprire il cellulare, chiedere a ChatGPT e sbugiardarlo in pochi secondi.

Con questo discorso, ovviamente, non voglio disincentivare uno studio più approfondito della questione (come sapete, per ogni sezione del blog, leggo libri, studio, approfondisco, cerco di capire cosa dice la ricerca accademica a riguardo, etc.)…

…anzi, se c’è un argomento sul quale pensi di non saperne abbastanza, ed hai il desiderio di approfondire, secondo me dovresti farlo!

debunking compulsivo

Comunque.

Se non sai da dove partire per approfondire, c’è la pagina con la bibliografia del blog… se invece hai già una fonte seria, parti da quella (e anzi, se non è riportata nella mia bibliografia, scrivimi un messaggo su Instagram ed indicamela!).

Quando qualche anno fa mi ero messo ad approfondire i presunti parallelismi tra la figura di Gesù ed altre divinità classiche, indiane, egizie, etc. ho trovato alcune pagine nel web che smontavano queste fake news:

  • A questo link ho trovato una pagina in cui viene smontato il parallelismo tra Gesù e la divinità egizia Horus;
  • A questo link vengono confutate le bufale del documentario Zeitgeist, con i parallelismi tra Gesù ed Horus, Mitra, Krishna e Dioniso;
  • A questo link (in inglese) ci sono molte altre informazioni per smontare il presunto parallelismo tra il Cristianesimo ed altri culti misterici pagani;
  • Più recentemente, ho trovato anche questo video di YouTube (in inglese) in cui Michael Jones (Masters in Philosophy alla University of Arizona, nonché fondatore e direttore dell’organizzazione non-profit Inspiring Philosophy) confuta altre bufale su presunti parallelismi tra Gesù e altre divinità antiche.

Poi, non contento, sono andato ad approfondire la questione anche tra i libri (come al solito, c’è una mini-bibliografia di riferimento al termine di questa pagina… non fidatevi mai di chi “studia” su internet).

Se si “perde” un po’ di tempo a studiare (a volte, purtroppo, è necessario tanto tempo) piano piano la verità emerge.

Si scopre che la nascita verginale di Gesù non può essere paragonata a certi miti pagani in cui le divinità nascono in modi bizzarri e simbolici.

Si scopre che le presunte somiglianze nelle storie di resurrezione svaniscono non appena si analizzano i dettagli: la resurrezione di Gesù ha un significato teologico e storico unico, ben diverso dai cicli naturali di morte e rinascita presenti nei miti pagani.

Insomma, queste teorie che cercano di equiparare il cristianesimo alle religioni antiche non reggono a un’analisi seria.

I presunti parallelismi sono superficiali e, a ben vedere, rivelano più l’intenzione di confondere che un reale interesse per la verità.

E non è un caso che queste teorie siano spesso alimentate da una certa malizia e disonestà intellettuale (ogni riferimento al mio professore ateo e anticlericale è assolutamente non casuale).

Gesù stesso aveva avvertito i suoi discepoli:

[…] mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

(Matteo 5,11)

Conclusione

Qualcuno si lamenterà del fatto che in questa pagina non sono andato abbastanza in profondità.

Forse ha ragione.

Ma la sapete qual è la verità?

La verità è che – come accennavo nel precedente paragrafo – a un certo punto ci si rende conto che il mare di scempiaggini che si trovano in rete su Gesù è veramente enorme…

Ci si rende conto che la vita è troppo breve…

Ci si rende conto che – dopo aver letto uno, tre, cinque, sette, nove libri sulla storicità di Gesù di Nazaret – quando ci si imbatte nell’ennesimo video dello youtuber anticlericale che «ha scoperto che Gesù è una copia di Nyarlathotep», si può tranquillamente fare swipe sul cellulare, e non regalare una visualizzazione a quel video.

Ripeto:

  • un conto è lo studio;
  • un conto è seguire il proprio disturbo ossessivo-compulsivo e farsi venire un sospetto ogni volta che si incappa in una fregnaccia su Gesù, e non darsi pace finché non si smentisce.

Il tempo della vita è poco: bisogna usarlo saggiamente.

sale

(Autunno 2024)

Fonti/approfondimenti

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