1 • Giuda, il predestinato (?)
Che voi siate cristiani o meno, penso che almeno una volta nella vita abbiate sentito una di queste frasi:
- «Gesù è morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini»
- «il sacrificio di Cristo ha redento l’umanità»
- «la morte in croce e risurrezione del Figlio hanno riconciliato la creazione con il Padre»
- «l’Agnello di Dio si è fatto carico dei peccati del mondo»
Ora.
Se Gesù ha scronfitto la morte con la sua risurrezione…
…viene da sé che non poteva risorgere senza morire.
…e non poteva morire senza essere condannato a morte.
…e non poteva essere condannato a morte, se non fosse stato tradito da Giuda.
…quindi, il tradimento di Giuda è stato necessario per la salvezza dell’umanità.
Maaa…
…siamo sicuri che il tradimento di Giuda fosse necessario?
O c’è qualcosa che non torna?
2 • Cosa sappiamo di Giuda?
Nei quattro Vangeli canonici, Giuda è citato una ventina di volte.
Nei sinottici, viene presentato fin da subito nell’elenco dei dodici apostoli (cfr. Mt 10,4; Mc 3,19; Lc 6,16).
Giuda ricompare poi in occasione della passione di Gesù, quando i Vangeli descrivono:
- il momento in cui si reca dai capi dei sacerdoti per tradire Gesù (cfr. Mt 26,14; Mc 14,10)
- la scena dell’ultima cena in cui Giuda abbandona la tavolata (cfr. Lc 22,3; Mt 26,26; Gv 13,2.26-29)
- la cattura di Gesù nell’orto del Getsemani (cfr. Mc 14,43; Mt 26,27; Lc 22,47-48; Gv 18,2-5)
- il pentimento dopo aver tradito Gesù (cfr. Mt 27,3)
Della fine di Giuda parla solo il vangelo di Matteo (cfr. Mt 27,5), dove è scritto che Giuda – dopo aver riportato le monete ai capi dei sacerdoti e agli anziani – si suicida impiccandosi.
(lascio qui tra parentesi una nota un po’ noiosa: della morte di Giuda in realtà parlano anche gli Atti degli Apostoli, nei quali però è scritto che Giuda è morto precipitando da una grande altezza, in At 1,18; per approfondire, vi rimando a un libro di Vittorio Messori, nel quale il giornalista italiano spiega che in realtà le due versioni della morte di Giuda potrebbero conciliarsi tra loro; cfr. VITTORIO MESSORI, Patì sotto Ponzio Pilato?: Un’indagine storica sulla passione e morte di Cristo, Ares, Milano 2020, versione Kindle, 6-7%).
In realtà, nei Vangeli c’è un altro episodio in cui compare Giuda…
…ed è la «cena di Betania», riportata solo nel Vangelo di Giovanni.
È un brano del Vangelo che – anche tra i cristiani – è poco conosciuto, ma che secondo me dovrebbe essere letto più spesso a messa (o – se non a messa – bisognerebbe leggerlo almeno alle persone che confondono il cristianesimo con il pauperismo)…
…lo riporto qui sotto:
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti.
E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.
Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?».
Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
(Giovanni 12,1-8)
3 • Giuda era predestinato a tradire Gesù?
Perché ci interessa così tanto sapere se Giuda era predestinato a tradire Gesù?
Perché siamo curiosi di sapere se il suo tradimento sia stato necessario?
Mhh.
Ora forse dirò una cosa un po’ fastidiosa.
Secondo me, tutta questa curiosità su Giuda ci riporta ad una questione molto più seria.
La questione del sapersi assumere la propria responsabilità.
Anzi.
La questione del sapersi assumere la responsabilità del male compiuto.
In che senso?
Avete presente quando i bambini piccoli dicono: «Si è rotto un bicchiere…».
E voi vorreste rispondere: «Ma come “si è rotto”? Sei stato TU a romperlo!».
Non so se ci avete fatto caso, ma questa cosa non la fanno solo i bambini…
- …in quante coppie – quando il matrimonio è in crisi – la colpa è dell’altro?
- …quanti tifosi – quando la loro squadra perde – danno la colpa all’arbitro?
- …quanti partiti – quando salgono al governo – danno la colpa dei problemi al governo precedente?
Quando poi non riusciamo ad identificare un responsabile «fisico», ci aggrappiamo a concetti più generali, e troviamo giustificazioni di carattere sociologico o psicologico:
- l’educazione
- l’ambiente
- il contesto culturale in cui siamo nati
- le circostanze
- i politici
- ogni sorta di vittimismi
- etc.
Di alibi ce ne sono tantissimi… perché mai dovrebbe essere «colpa mia»? (*) (**)
(*) (Disclaimer: prima che qualcuno pensi che vengo dalla «montagna del sapone» vorrei precisare una cosa: rega’, lo so benissimo che nella vita di ciascuno di noi ci sono mille condizionamenti – culturali, sociali, familiari, etc. Non ho problemi ad ammetterlo. A me fanno problemi… anzi – fanno paura – le persone che pensano che i condizionamenti annullino il libero arbitrio. A mio avviso, questa visione della vita, oltre ad essere riduzionista, è anche infantile. Per favore, siate adulti: assumetevi la responsabilità delle vostre azioni!)
(**) (Per ogni dubbio o perplessità sul libero arbitrio, vi rimando a questa paginetta del blog e al libro «L’uomo in cerca di senso. Uno psicologo nei lager» di Viktor Frankl)
A tal proposito, vi riporto uno stralcio di un libro di Leonardo Mondadori.
Se il nome vi suona familiare è perché Leonardo Mondadori (1946-2002) è il nipote di quell’Arnoldo che nel 1907 ha fondato la nota casa editrice.
Nel 1992 – dopo un percorso di vita un po’ travagliato (due divorzi, tre figli, uno stile di vita da figlio della borghesia laica milanese) – Leonardo Mondadori si è convertito al cristianesimo, e nel 2002 ha scritto un libro-intervista insieme a Vittorio Messori, nel quale ha raccontato il suo percorso di avvicinamento al cattolicesimo.
Parlando di colpe e di responsabilità, ecco cosa scrive nel libro:
Esaminarci sulle nostre colpe, assumercene l’onere, ci aiuta a recuperare quel senso di responsabilità che rischiamo di perdere; ci confronta beneficamente con la verità su noi stessi, senza alibi e senza scuse ideologiche e sociologiche.
Se guardo a me stesso, constato che sono figlio unico, che non ho praticamente avuto un padre, che sono stato viziato in una famiglia ricca e influente.
Se avessi voluto trovare degli alibi ai miei errori, alle mie mancanze, non avevo che da scegliere.
È stato il realismo cattolico, il suo richiamo alle responsabilità di ognuno, che mi ha aiutato e mi aiuta a stare lontano da ogni vittimismo, da ogni giustificazionismo da sociologo “alla Rousseau” o da psicologo “progressista”, per il quale ogni colpa è della società, dell’educazione, delle circostanze, magari del governo.
In ogni caso, degli altri.
(LEONARDO MONDADORI, VITTORIO MESSORI, Conversione. Una storia personale, Mondadori, Milano 2012, versione Kindle, 43%)
Ma torniamo a Giuda…
Come dicevo qualche riga più sopra, forse il nostro desiderio di de-responsabilizzarlo deriva dal nostro desiderio de-responsabilizzare noi stessi…
…però, no, Giuda non era predestinato a tradire Gesù.
Il suo tradimento infatti non era necessario: Gesù sarebbe comunque stato catturato e condannato.
Su questo punto, il Vangelo di Giovanni è molto chiaro; l’inimicizia tra i Giudei e Gesù è descritta lungo l’intero arco del testo, così come il loro desiderio di ucciderlo:
Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
(Gv 5,18)
Dopo questi fatti, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
(Gv 7,1)
Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo.
(Gv 10,31)
Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
(Gv 11,53)
Senza il tradimento di Giuda, Gesù sarebbe rimasto in vita? Niente affatto.
Giuda non era necessario.
L’avrebbero preso comunque.
L’avrebbero condannato comunque.
L’avrebbero ucciso comunque.
4 • Chi è il vero «predestinato»?
La paginetta, in teoria, potrebbe finire qui.
Mi riservo però un ultimo paragrafo per un «plot twist» (*).
(*) (in realtà il plot twist è di don Andrea Lonardo; vi lascio il link al video in questione nella bibliografia di questa paginetta)
Se proprio dobbiamo trovare «un predestinato», chi potrebbe essere?
Come abbiamo detto… no, Giuda non era predestinato a tradire Gesù.
Chi può essere allora «il predestinato»?
…
Il vero predestinato è Gesù Cristo stesso.
In che senso?
Dal peccato originale in poi, Dio Padre ha preparato gradualmente la venuta di suo Figlio.
Tutto l’Antico Testamento è imbevuto dell’annuncio della necessità di Cristo:
- nel sangue di Abele
- nell’immolazione di Isacco
- nella vita di Giuseppe (alla fine del libro della Genesi, dal cap. 37 al 50)
- nei canti del Servo di Jahvè (cfr. Isaia 42,1-4; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12)
- etc.
L’uomo infatti – lasciato alle sue sole forze – non ce la fa.
Non può darsi da solo la felicità.
Non si salva da solo.
Ha bisogno di Quella mano tesa.
Io ho bisogno che Cristo scenda con me, nelle tenebre in cui mi sono cacciato, e mi tiri fuori da lì.
Non è facile prendere coscienza della mia fragilità…
O meglio, per usare una terminologia un po’ fastidiosa (la stessa che avrebbero usato i padri della Chiesa), a volte per diventare umili occorre passare per l’umiliazione.
Avevo già citato queste frasi di papa Francesco, ma repetita iuvant:
L’umiltà può radicarsi nel cuore solamente attraverso le umiliazioni. Senza di esse non c’è umiltà né santità. […] La santità che Dio dona alla sua Chiesa viene mediante l’umiliazione del suo Figlio: questa è la via.
(PAPA FRANCESCO, esortazione apostolica Gaudete et exultate, n.118)
Non dico che l’umiliazione sia qualcosa di gradevole, perché questo sarebbe masochismo, ma che si tratta di una via per imitare Gesù e crescere nell’unione con lui.
Questo non è comprensibile sul piano naturale e il mondo ridicolizza una simile proposta.
È una grazia che abbiamo bisogno di supplicare: “Signore, quando vengono le umiliazioni, aiutami a sentire che mi trovo dietro di te, sulla tua via”.
Tale atteggiamento presuppone un cuore pacificato da Cristo, libero da quell’aggressività che scaturisce da un io troppo grande.
(PAPA FRANCESCO, esortazione apostolica Gaudete et exultate, n.120-121)
Spesso la salvezza passa proprio da quella supplica di cui parla il papa: dallo stare nelle mie tenebre, e invocare il Suo nome.
Senza quel grido a Lui, io resto solo con le mie tenebre.
E con il mio peccato.
Cristo invece è lì.
Con la sua mano tesa.
«Predestinato» ad afferrare la mia, se glie la tendo.
Conclusione
Il tradimento di Giuda non era necessario.
Così come non era necessario che i discepoli scappassero dal Getsemani e lasciassero Gesù da solo.
Ognuno dei dodici apostoli era libero.
Lo è sempre stato.
E Gesù ha accettato con mitezza il rifiuto di ciascuno di loro…
…ed è stato pronto a perdonare ciascuno di loro.
A tal proposito, chiudo questa paginetta con un passaggio molto bello di Giovanni Crisostomo (344/354-407), vescovo e teologo greco antico, nonché dottore della Chiesa:
Giuda aveva espresso il suo pentimento: “Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente” (Mt 27,4).
Il diavolo, intese queste parole, comprese che Giuda era sulla buona strada e questa trasformazione lo impaurì.
[…]
[Quindi] mise un profondo turbamento nell’anima di Giuda; fece crescere in lui un’immensa disperazione, fino a disorientarlo, lo tormentò fino al punto da spingerlo al suicidio, a togliergli la vita dopo avergli sottratto il sentimento del pentimento.
Non c’è alcun dubbio che se fosse vissuto sarebbe stato salvato: basta prendere l’esempio dei carnefici.
Infatti, se Cristo ha salvato coloro che lo hanno crocifisso, se persino sulla croce pregava il Padre e intercedeva presso di lui per il perdono del loro peccato (Lc 23,34), possibile che non avrebbe accolto il traditore con totale magnanimità, una volta provata la sincerità della conversione?
[…]
Pietro rinnegò tre volte dopo aver partecipato alla comunione dei santi misteri; le sue lacrime lo hanno assolto (Mt 26,75; Gv 21,15ss).
Paolo, il persecutore, il bestemmiatore, il presuntuoso, Paolo, che perseguitò non solo il Crocifisso ma anche i suoi discepoli, divenne apostolo dopo la conversione.
Dio non ci chiede che una semplice penitenza per consentire il perdono dei nostri peccati.
(GIOVANNI CRISOSTOMO, dalle omelie sulla conversione pronunciate al ritorno dalla campagna, n°1)
sale
(Inverno 2023-2024)
- BENEDETTO XVI, Angelus del 26 agosto 2012
- CATERINA DA SIENA, Dialogo della Divina Provvidenza, in particolare il capitolo 37
- ANDREA LONARDO, «Giuda, la scoperta che non siamo predestinati al male», video di YouTube del 30 mar 2021