1 • E se i Vangeli fossero una bufala?
Il termine «cristiano», dalla sua origine ai giorni nostri, ha avuto uno slittamento semantico senza precedenti.
Oggi (parola più, parola meno) la sua definizione è la seguente:
Cristiano s.m. [dal lat. christianus, gr. χριστιανός, «allocco», «fagggiano», «scimunito»; per est. «minchione»] individuo privo di senso critico; passa le sue giornate in oratorio, insegnando coreografie e bans demenziali ai bambini, inspiegabilmente convinto che questi ultimi – una volta cresciuti – continuino a partecipare a queste pantomime surrealistiche e deliranti.
(Definizione gentilmente offerta dagli adolescenti che vengono a giocare al campetto di calcio della mia parrocchia, che non mettono piede in Chiesa da quando hanno ricevuto «il sacramento dell’Addio» – a.k.a. «la cresima»)
Ora.
Per quanto io creda che questa definizione possa essere tranquillamente applicata a 99 «frequentatori di parrocchie» su 100…
…è pur vero che i cristiani spesso e volentieri sono oggetto di risolini… di sguardi di compatimento… di frasette del tipo:
- «Ma come vi potete bere tutte le boiate che sono scritte nel Vangelo?»
- «Cioè, ma non mi starai dicendo che credi nei miracoli di Gesù?»
- «Ma nel 2021 si può essere così ingenui?»
- «Mammamia, che branco di pecore…»
Ho sentito più volte sulle mie spalle il peso di queste obiezioni; soprattutto quando, alla fine del liceo, iniziavo a verificare le fondamenta della mia fede e leggevo i libri dell’allora papa Benedetto…
…ma proviamo a focalizzarci su alcune di queste critiche.
Per esempio: è possibile che i Vangeli siano stati scritti a tavolino?
Che il cristianesimo si basi su un mucchio di favole artificiosamente inventate?
Che la fede della Chiesa poggi sulla «bufala» più grande della storia? (o se non «la più grande», per lo meno «abbastanza grande» da dividere il nostro conteggio del tempo tra tutto ciò che è accaduto «prima» della nascita di questo Carpentiere Galileo, e tutto ciò che è avvenuto «dopo» di essa?)
2 • Se è una bufala, potevano inventarne una migliore!
La maggior parte delle obiezioni che ho sentito rivolgere al Vangelo, il più delle volte, non aveva un grandissimo spessore storico-filologico:
Però andiamo con ordine…
Chi sostiene che i Vangeli siano stati inventati, è costretto ad ammettere che sia accaduto qualcosa del genere:
- Tutto sarebbe partito da dodici pescatori semi-analfabeti, in una remota provincia dell’Impero Romano.
- Nella loro cultura vigeva il più stretto monoteismo: non solo Dio era unico (a differenza del pantheon romano) ma anche altissimo, innominabile, trascendente… e in questo contesto si sarebbero inventati un Dio che ha un Figlio (cfr. Mt 3,17), che però è coeterno al Padre (cfr. Gv 17,5) ed è stato generato per mezzo dello Spirito Santo (cfr. Mt 1,18), Spirito Santo che pure “sembrerebbe avere” la stessa natura di Dio (cfr. Mt 28,19).
- In un ambiente in cui c’erano moltissime sette ebraiche che attendevano un messia politico e un liberatore dall’oppressione romana, si sarebbero inventati un messia sofferente e bistrattato dalla comunità, sulla base di un brano del profeta Isaia che fa ribrezzo solo a leggerlo (cfr. Is 53, 1-5).
- Non contenti di aver messo in piedi questa fantasia, sarebbero poi andati a diffonderla in giro per l’Europa… testimoniando tra l’altro assurdità come la risurrezione dei morti, di fronte alla quale i greci – giustamente – si sono fatti una grassa risata (vedi At 17,32).
Che dire?
Non è facile inventare qualcosa che sia l’esatto opposto di ciò che la tua cultura e i popoli vicini ritengono ragionevole…
…se avessi dovuto inventare io una religione, non mi sarei arrampicato così tanto sugli specchi:
- prodotto sbagliato
- target inadatto
- brand identity confusa
…prima di inventare un’assurdità simile, avrei fatto un minimo di ricerca di mercato…
3 • È talmente assurdo che forse è verosimile…
Se state cercando una dimostrazione oggettiva della verità di ciò che è scritto nei Vangeli… mi dispiace, avete sbagliato blog 🙃
Se però provate a leggere i quattro Vangeli con un minimo di onestà intellettuale, potrete riscontrare alcuni elementi che – ok – non provano scientificamente la veridicità di ciò che è raccontato… ma ne attestano la verosimiglianza.
Ne nomino due, a titolo di esempio.
3.1 • Il criterio della discontinuità
Il criterio della discontinuità (o “di originalità” o “di dissomiglianza”) consiste in questo:
«un evento narrato nei Vangeli può essere considerato storicamente autentico (o, per lo meno, verosimile) se non è possibile farlo risalire all’ebraismo o ad altre religioni/culture dell’epoca»
Ecco alcuni esempî sciocchi di elementi non riconducibili ai suddetti contesti:
- Dio che assume una natura umana (idea impensabile in ambiente giudaico).
- Dio che muore in croce (cosa che infatti Paolo di Tarso definisce «scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani», 1Cor 1,23).
- Gesù che ha una confidenza imbarazzante (quasi blasfema) con Dio, arrivando a chiamarlo «Abbà» (termine confidenziale aramaico – potrebbe essere reso con «babbo» o «papino»).
- La predilezione di Gesù per i peccatori (cosa che infatti gli attirò le critiche di scribi e farisei).
…se dei pescatori ebrei avessero dovuto inventare una religione, probabilmente non si sarebbero spinti a tanto.
3.2 • Il criterio dell’imbarazzo
Con criterio dell’imbarazzo si intende, banalmente:
«il fatto che nei Vangeli siano stati raccontati avvenimenti “imbarazzanti”: eventi non chiari, momenti di debolezza o figuracce dei discepoli, e ogni altro elemento che poteva essere di ostacolo alla predicazione del Vangelo o che poteva essere utilizzato dai nemici della Chiesa contro quest’ultima»
Mi spiego meglio: se i Vangeli fossero stati scritti a tavolino, che motivo avrebbero avuto i discepoli di inventare:
- Il battesimo del Signore: in questo racconto Gesù si mette in fila insieme agli altri peccatori per ricevere il battesimo da Giovanni Battista (cfr. Mt 3,13-15)… ma se i discepoli volevano presentare Gesù come «Figlio di Dio», che motivo c’era di inventare un episodio apparentemente così ambiguo e controverso?
- Situazioni in cui i discepoli non capiscono gli insegnamenti di Gesù, e lui deve spiegarli di nuovo – talvolta anche un po’ scocciato dalla loro craponeria (cfr. Mc 4,13; Mt 15,15-17; Mt 16,11).
- Momenti in cui i discepoli appaiono increduli o spaventati nei confronti dei segni che compie Gesù (cfr. Mt 16,9; Lc 24,37; Lc 24,39; Mc 9,6).
- Pietro che rinnega Gesù durante il processo che precede la sua condanna a morte (Mt 26,69-70).
- Giacomo e Giovanni che fanno i carrieristi e chiedono una raccomandazione a Gesù (cfr. Mc 10,37).
…che senso avrebbe avuto inventare tutte queste cose? Perché mostrare la mia difficoltà nel credere a Gesù, ai Suoi segni, alle Sue parole… se poi devo venire ad annunciare a te queste cose, invitandoti a credere, quando io per primo sono stato diffidente, scettico, incoerente?
4 • I miracoli di Gesù
I miracoli sono certamente l’elemento che più salta all’occhio nei Vangeli …
…se non fossero stati descritti, probabilmente non sarebbe mai esistito tutto questo polverone sulla credibilità dei Vangeli.
E infatti molti esegeti ritengono che questi racconti siano “simbolici”, che siano una “invenzione” dei discepoli, una “rilettura postuma” degli eventi “con gli occhi della fede”, con uno “sguardo teologico”…
Che dire? Io rispetto tutte le persone…
Se i miracoli fossero stati scritti dai discepoli “in chiave allegorica”, che motivo avrebbero avuto di mettere in bocca a Gesù queste parole:
Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre.
(Gv 10,37-38)
Senza contare che i testi dei Vangeli sono costellati di miracoli e di racconti che attestano le capacità taumaturgiche di Gesù (complessivamente, ci sono una quarantina di brani che descrivono questi fatti).
Se non se ne tiene conto per partito preso, si finisce per mutilare il profilo di Gesù.
Per di più, i Vangeli non sono l’unico testo in cui si parla di questi “segni prodigiosi” attributi al Carpentiere galileo.
Una testimonianza assai curiosa ce la offrono alcuni avversari del cristianesimo.
4.1 • Celso e i “poteri magici” di Gesù
Nella sua opera «Contro Celso», il teologo e filosofo greco antico Origene (185-254) descrive le argomentazioni del suo avversario, il filosofo neoplatonico Celso, che attaccava ferocemente i cristiani e il loro credo.
Celso, parlando di Maria e di Gesù, diceva:
Convinta di adulterio, ella fu cacciata dal marito, carpentiere del medesimo ceto. […] Ripudiata dal marito, disgraziatamente vagabonda, diede la luce a Gesù in segreto. […] Questi fu obbligato dalla povertà ad andare a prestare i suoi servigi in Egitto, dove acquisì la pratica di certi poteri magici per cui gli Egiziani sono famosi; se ne tornò tutto tronfio per quei poteri e, grazie ad essi, si proclamò Dio.
(ORIGENE, Contra Celsum I,28)
Celso, nel confutare il credo cristiano, non nega i miracoli di Gesù: semplicemente, crede che il Carpentiere Galileo abbia ottenuto i suoi “poteri” in Egitto.
4.2 • Il Talmud babilonese e Gesù che “ha praticato la magia”
Ecco invece cosa leggiamo nel Talmud babilonese, un testo ebraico redatto tra il III e il IV secolo:
Viene tramandato: alla vigilia del shabbāt e della Pasqua si appese Jēshû il nazareno. Un banditore per quaranta giorni andò gridando nei suoi confronti: “Egli esce per essere lapidato, perché ha praticato la magia e ha sobillato e deviato Israele. Chiunque conosca qualcosa a sua discolpa, venga e l’arrechi per lui”. Ma non trovarono per lui alcuna discolpa, e lo appesero alla vigilia del shabbāt e della Pasqua. Ulla [ndr. un rabino del IV secolo] disse: “Credi tu che egli sia stato uno, per il quale si sarebbe potuto attendere una discolpa? Egli fu invece uno che conduce all’idolatria e il Misericordioso ha detto: Tu non devi avere misericordia e coprire la sua colpa!”. Con Jēshû fu diverso, poiché egli stava vicino al regno.
(Talmud Babilonese, Sanhedrin 43a)
Anche questo testo ebraico non nega i miracoli di Gesù… piuttosto li attribuisce alla magia (che nella cultura ebraica – insieme alla negromanzia, la divinazione e altre forme di “esoterismo” – era una pratica di origine diabolica).
5 • La risurrezione di Gesù
Sulla risurrezione di Gesù l’opinione che va per la maggiore è la seguente:
Le apparizioni di Gesù risorto sarebbero delle allucinazioni degli apostoli.
Questi abbagli sarebbero stati causati dalla spinta emotiva che la personalità di Gesù ha avuto nelle vite di queste persone; i discepoli poi, trovando la tomba vuota, avrebbero reinterpretato in chiave soggettiva l’evento del furto di cadavere e, nei loro vaneggiamenti, avrebbero poi diffuso la voce della risurrezione del loro maestro.
Ora.
La domanda sorge spontanea: scoprire un sepolcro vuoto (per quanto possa essere stimabile il proprietario del suddetto sepolcro) è un motivo sufficiente per innescare la «fede nella risurrezione» del cadavere sparito?
È possibile che il furto delle spoglie di un uomo morto scateni un evento così dirompente a livello culturale, storico e religioso come il cristianesimo?
È verosimile che sparisca una salma e questo singolo fatto causi una rilettura coerente e globale di tutta la fede del popolo ebraico?
…
Prima che cerchiate una risposta a questa domanda, vediamo cosa hanno risposto gli apostoli alle donne che – tornate dal sepolcro vuoto – provarono per prime ad annunciare agli altri la risurrezione di Gesù:
[Le donne], tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse.
(Lc 24,8-11)
Per la serie:
Alla follia della risurrezione non ci hanno creduto neanche loro!
Lo stesso scenario si è ripresentato quando dieci degli apostoli, dopo aver visto Gesù risorto, provarono a raccontare l’evento a Tommaso, che non era presente al momento dell’apparizione del Maestro:
Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo»
(Gv 20,25)
Cos’è che ha fatto cambiare idea a questi scettici, increduli fin nel midollo?
I cinque sensi: vedere, toccare, sperimentare in modo concreto e oggettivo la realtà del corpo di Gesù risorto:
Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco»
(Gv 20,27)
Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho»
(Lc 24,37-39)
Insomma, per riassumere:
- Non hanno creduto alla risurrezione neanche loro!
- Solo un’esperienza oggettiva ha fatto loro cambiare idea…
- …e sono stati così trasparenti da raccontare nei Vangeli i loro scetticismi, le loro diffidenze e la loro incredulità!
Si può essere più onesti (con sé stessi e con gli altri)?
Conclusione
Leggendo libri a destra e a manca, ho constatato che – il più delle volte – i maggiori detrattori della credibilità dei Vangeli (cominciando dai segni compiuti da Gesù e finendo con la sua risurrezione) non sono tanto gli atei attivisti o i “nemici” della Chiesa… ma esegeti, biblisti e teologi alla deriva che hanno perso la bussola della fede.
Nel 1995 lo scrittore statunitense Walter Hooper (che fu prima ministro anglicano, poi nel 1988 si convertì al cattolicesimo) – segretario e biografo di Clive Staples Lewis – commentava amaramente che:
Lewis restò sgomento per come i modernisti stavano, per così dire, invertendo il miracolo di Cana, trasformando il vino in acqua.
(WALTER HOOPER, dalla prefazione a Una gioia insolita : lettere tra un prete cattolico e un laico anglicano, epistolario di Clive Staples Lewis e don Giovanni Calabria, Jaca Book, Milano 2017, pag II)
Senza avventurarmi in intrepidi giudizi verso gli esegeti di cui parla Hooper (ai quali, comunque, non farebbe male qualche anno di “ritiro spirituale” nelle carceri dell’Inquisizione 🥸), io personalmente sono dalla parte di Franco Nembrini – insegnante, saggista e pedagogista italiano – che qualche anno fa disse:
Gesù ha sfidato i dodici a provare la suprema convenienza di quello che diceva. I miracoli che cos’erano? Erano il modo in cui Gesù faceva vedere la suprema convenienza di quel che diceva: «Venitemi dietro». «Perché dovremmo venirti dietro?». «Perché vi conviene». «Ma come facciamo a capire che ci conviene?». «Prova a gettare le reti». «Ma piantala, abbiamo faticato tutta la notte e non si è vista neanche una sardina». «Buttala». «Vabbè, sulla tua parola ci provo». Tirò su «centocinquantatré grossi pesci», dice il Vangelo […]. Allora un piccolo dubbio ai discepoli è venuto: forse andar dietro a questo qui conviene.
(FRANCO NEMBRINI, Di padre in figlio. Conversazioni sul rischio di educare, Ares, Milano 2011, p. 71)
…e l’autore della lettera di Pietro è dello stesso avviso:
Infatti, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.
(2Pt 1,16)
sale
(Inverno 2020-2021)
- ADRIANO VIRGILI, Sulle tracce del Nazareno: Introduzione al Gesù storico, Phronesis Editore, Palermo 2022
- PAOLO CURTAZ, Gesù zero. Per dissetare l'intelligenza, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2017
- ANDREA LONARDO, Il Dio con noi. Piccola cristologia del buon annunzio, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo (MI) 2015
- ERMENEGILDO MANICARDI, Gesù, la cristologia, le Scritture. Saggi esegetici e teologici, EDB, Bologna 2005
- GIUSEPPE TANZELLA-NITTI, La rivelazione e la sua credibilità, EDUSC, Roma 2016