1 • Pensare la storia per categorie
Lo studio della storia è una faccenda complicata.
Molto complicata.
Tremendamente complicata.
Per forza di cose, quando si insegna la storia – soprattutto nelle scuole di grado inferiore – è necessario semplificare e selezionare gli argomenti, in modo che i bambini possano assimilare gradualmente le nozioni fondamentali.
Questa operazione, di per sé, è necessaria…
…ma c’è un lato negativo: il rischio di rimanere per tutta la vita con una visione della storia incompleta e superficiale.
Anzi.
In certi casi, il pericolo è ancora più grave: si rischia di pensare alla storia come a una serie di compartimenti stagni, ciascuno con la sua etichetta, dove ogni personaggio storico viene inserito in un cassetto mentale separato dagli altri.
Tante persone rimangono per tutta la vita con questa conoscenza “embrionale” della storia.
Gli Egizi? Costruttori di piramidi.
Gli Ateniesi? Filosofi.
Gli Spartani? Militari.
I Vichinghi? Saccheggiatori.
Gli Indiani d’America? Selvaggi.
I Medioevali? Retrogradi.
I Rinascimentali? Sono quelli che hanno contribuito ad una «rinascita» rispetto alle «epoche oscure» (*) del passato.
(*) (il Medioevo era talmente oscuro che in quel periodo sono state inventate le università, gli ospedali, il sistema di rotazione delle coltivazioni, le cattedrali gotiche, la musica polifonica, il mulino a vento, i libri rilegati, l’aratro pesante, le vetrate istoriate, il sistema bancario, etc.)
Gli Illuministi? Sono quelli che usavano la ragione… perché nella storia, mai nessuno aveva usato la ragione prima del XVIII secolo.
E via dicendo…
Ebbene.
Quando parliamo di «Riforma» e «Controriforma», il meccanismo non cambia.
La narrazione scolastica propone la dialettica nota a tutti:
- la Chiesa era brutta e cattiva, marcia e corrotta;
- Lutero – schifato – ha abbandonato la Chiesa e ha riformato tutto;
- la Chiesa – colta alla sprovvista – è dovuta correre ai ripari e si è inventata una «contro» riforma per non rimanere indietro.
Semplice.
Lineare.
Rassicurante.
Peccato che le cose non siano andate esattamente così…
2 • Il desiderio di Riforma nella Chiesa
Come dicevo in un’altra pagina del blog, la Chiesa ha sempre fatto riforme.
Fin da quando esiste.
E perché?
Perché la Chiesa ha sempre avuto problemi (interni ed esterni) con cui confrontarsi.
Nella Chiesa ci sono stati santi riformatori: Benedetto da Norcia (480-547), Francesco d’Assisi (1181-1226), Teresa d’Avila (1515-1582), Filippo Neri (1515–1595)…
…e ci sono stati papi riformatori (*): Gregorio I (590-604), Leone IX (1002-1054), Gregorio VII (1020-1085), Innocenzo III (1161-1216) Pio IX (1846-1878).
(*) (che a volte sono stati anche santi)
Non vi sorprenderà pertanto sapere che anche all’epoca di Lutero (a lui ho dedicato questa pagina del blog), c’era un forte desiderio di riforma all’interno della Chiesa… ben prima delle proteste di Lutero e del Concilio di Trento.
Questo bisogno di cambiamento era emerso già nei concili:
- di Costanza (1414-1418)
- di Basilea-Ferrara-Firenze (1431-1445)
- Lateranense V (1512-1517)
A Costanza, ad esempio, si parlava della necessità di una riforma della Chiesa «in capite et in membris» (*), ovvero un rinnovamento che coinvolgesse tanto i vertici («capite») quanto i membri («membris») della comunità ecclesiale.
(*) (CONCILIO DI COSTANZA, decreto Haec sancta, Sessione V, 6 aprile 1415)
Tuttavia, le riforme discusse in quei concilî erano rimaste circoscritte all’ordine amministrativo, senza toccare i veri problemi che affliggevano la Chiesa.
Problemi che, neanche a dirlo, all’epoca di Lutero erano tantissimi.
La condotta del clero era una delle principali cause di scandalo:
- papi, vescovi e cardinali erano coinvolti in intrighi politici e questioni mondane;
- tra i preti più semplici invece serpeggiavano ignoranza, superstizione e vizî varî (concubinato in primis)
C’erano poi problemi nella liturgia: la Messa in latino non coinvolgeva tutta l’assemblea, ma era diventata una performance dei soli sacerdoti che recitavano preghiere e letture in un latino che era sempre meno capito dalla gente; inoltre, la devozione eucaristica si concentrava più sull’Ostia consacrata che sulla celebrazione della Messa.
Anche la predicazione soffriva di gravi problemi, oscillando tra l’estrema ignoranza di alcuni preti, e la vana erudizione di altri, con discorsi lontani dal Vangelo.
Insomma.
Non si trattava soltanto di riformare le strutture, ma di rinnovare profondamente il cuore della Chiesa, coinvolgendo tutti, dai papi ai laici.
Tuttavia, molte di queste riforme non vennero mai implementate a fondo, poiché gli stessi vescovi e papi, che avrebbero dovuto promuoverle, erano spesso coinvolti negli abusi da correggere.
Le difficoltà erano tante.
Le resistenze ai cambiamenti erano ancora di più.
Senza contare che la tensione non si limitava ai soli ambienti ecclesiastici.
Infatti, a partire dalla fine del Quattrocento, l’Italia era attraversata da profondi sconvolgimenti politici e sociali, che contribuivano ad alimentare il desiderio di un cambiamento.
A tal proposito, vi riporto alcune righe di Christopher Black, storico inglese, professore emerito della University of Glasgow, specializzato nella storia della Chiesa e dell’Italia del Rinascimento:
A partire più o meno dal 1490 l’Italia fu percorsa e animata da un numero crescente di sostenitori di una riforma religiosa, ora in termini teologici, ora filantropici, ora di opposizione alla diffusa corruzione morale.
In parte, il terreno era stato preparato dagli eventi recenti, dall’invasione francese dell’Italia, nel 1494, quando Carlo VIII aveva tentato di rivendicare il proprio dominio sul Regno di Napoli, sostituendosi alla Spagna.
Da questo momento, il territorio italiano fu, con brevi intervalli, il teatro di una sanguinosa guerra europea, che terminò solo col trattato di pace di Cateau-Cambrésis del 1559, quando la Corona di Spagna, sotto Filippo II, fu riconosciuta sovrana del Regno di Napoli, Ducato di Milano, Sicilia e Sardegna.
Le distruzioni prolungate della guerra ebbero un impatto devastante sulle popolazioni civili (afflitte anche dalla peste e da altre malattie epidemiche mortali, tra cui la sifilide) e alimentarono una richiesta spontanea di nuove misure filantropiche – raccolta sia dai laici che dai religiosi – per fornire assistenza agli orfani, ai bambini e alle donne in pericolo, alle vittime della sifilide.
Gli effetti psicologici di questo sconvolgimento politico e materiale provocarono un’intensa riflessione sui fondamenti della religione, a cui si sommava un’ostilità anticlericale nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche corrotte, come aveva mostrato il caso di Savonarola a Firenze (che fu bruciato nel 1498, anche se più per motivi politici che teologici) e dei suoi seguaci domenicani.
Il sacco di Roma, nel 1527, da parte delle truppe imperiali, fu un episodio che suscitò una certa angoscia religiosa e un momento di riflessione. L’impero ottomano costituiva un’altra minaccia, con il sultano Solimano che sembrava intenzionato ad attaccare Roma, e organizzava scorrerie e incursioni sulle coste dell’Italia meridionale.
(CHRISTOPHER BLACK, Storia dell’Inquisizione in Italia. Tribunali, eretici, censura, Carrocci, Roma 2018, p.41-42)
3 • La Riforma della Chiesa è una «Contro» Riforma?
Secondo la tradizione (*), Lutero ha affisso le sue 95 tesi sulla porta della cattedrale di Wittenberg il 31 ottobre 1517. Questo atto è considerato l’inizio della Riforma protestante.
(*) (Per approfondire, vi rimando alla pagina che ho dedicato a Lutero)
Il Concilio di Trento si è svolto in tre sessioni principali tra il 1545 e il 1563 (1545-1547, sotto Papa Paolo III; 1551-1552, sotto Papa Giulio III; 1562-1563, sotto Papa Pio IV).
Come accennavo nel primo paragrafo, nei libri di storia la reazione della Chiesa viene chiamata «Controriforma».
In realtà, buona parte delle riforme che fiorirono all’interno della Chiesa in quegli anni non furono una «contro» riforma in risposta a Lutero:
- né cronologicamente
- né logicamente
Sarebbe più corretto dire che:
- la riforma cattolica e quella protestante derivano dallo stesso contesto e dallo stesso “humus culturale”;
- il Concilio di Trento ha rappresentato il culmine di un processo di rinnovamento già in atto nella Chiesa, che aveva iniziato a portare frutti in termini di vita religiosa e santità anche prima dell’avvento della Riforma protestante.
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Partiamo da uno dei cavalli di battaglia della Riforma protestante: la traduzione della Bibbia in lingua volgare.
Spesso si sente dire che «Lutero fu il primo a tradurre la Bibbia in lingua volgare, e a diffonderla per mezzo della stampa».
Ebbene… non è vero: la diffusione della Bibbia in lingua volgare era già in atto molto prima di Lutero.
Nel 1471, a Venezia, il monaco camaldolese Nicolò Malermi realizzò – a partire dalla Vulgata (la versione latina della Bibbia) – la prima traduzione italiana della Sacra Scrittura.
La sua traduzione – che prese il nome di Bibbia Malermi – fu ristampata varie volte negli anni successivi… e fu accolta positivamente nel mondo cattolico italiano.
In francese, invece, le traduzioni della Bibbia erano partite molto prima:
- la traduzione più antica (anche se non completa) della Bibbia in francese è stata fatta tra il 1226 e il 1250 da parte di Jean le Bon (Giovanni il Buono), dell’Università di Parigi (anche questa si basava sulla Vulgata latina);
- fu tradotta nuovamente nel 1377 da parte del teologo Raoul de Preslés, che dedicò la sua traduzione a re Carlo V;
- tra il 1523 e il 1528, ad Anversa, Jacques Lefèvre d’Étaples realizzò la prima edizione stampata della Bibbia tradotta in francese.
Insomma.
Non fu Lutero il primo a tradurre la Bibbia in una lingua accessibile al popolo, come spesso viene riportato erroneamente.
La traduzione delle Scritture era parte di un movimento culturale e religioso che anticipava (e di molto!) la Riforma protestante.
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Proseguiamo col debunking della storia della «contro» Riforma in risposta alla Riforma di Lutero.
Se si leggono con un minimo di attenzione le storie dei varî ordini religiosi, monastici, clericali regolari e congregazioni varie, ci si rende conto che – prima del Concilio di Trento e della Riforma di Lutero – stavano già emergendo nuovi carismi e forme di esperienza religiosa all’interno della Chiesa.
Nei primi anni del 1400, in Toscana, Bernardino da Siena (1380-1444) predica in lungo e in largo, spronando alla conversione; Bernardino è una delle voci più autorevoli della cosiddetta «Osservanza francescana», cioè la reazione pauperistica nei confronti delle decadenti istituzioni francescane di fine Trecento.
Nel 1435, in Calabria, Francesco di Paola (1416-1507) fonda l’Ordine dei Minimi, dedicato a una vita di umiltà, penitenza e preghiera. L’ordine si distingue per la sua rigorosa osservanza della povertà, spingendo i membri a uno stile di vita di grande austerità… fanno anche un voto di astinenza totale dalla carne e dai suoi derivati (salvo in caso di malattia).
Nel 1497, a Genova, Caterina Fieschi Adorno (1447-1510) fonda la Compagnia del Divino Amore; volendo recuperare lo spirito di carità proprio del Cristianesimo, la Compagnia contribuisce alla fondazione e alla diffusione degli ospedali per gli Incurabili nel XVI secolo, contribuendo così alla riforma del sistema ospedaliero dell’epoca.
Nel 1502, a Bourges, in Francia, Giovanna di Valois (1464-1505), dopo che il suo matrimonio con Luigi XII viene dichiarato nullo, fonda l’Ordine della Vergine Maria; le monache dell’ordine si impegnano a seguire la regola dei «dieci gaudi e virtù della Vergine», che comprendono la prudenza, la purezza, l’umiltà e la carità. L’ordine si concentra su una vita di preghiera, clausura e devozione mariana, con l’obiettivo di emulare la vita e le virtù di Maria.
Nel 1524, a Roma, Gaetano Thiene (1480-1547) e Gian Pietro Carafa (1476-1559) (che poi diventerà Papa col nome di Paolo IV) fondano l’ordine dei Chierici regolari teatini, con l’obiettivo di riportare la Chiesa ad uno stile di vita più simile a quello della comunità apostolica.
In quegli anni vengono anche riformati ordini già esistenti: i Benedettini, i Camaldolesi, gli Agostiniani, i Carmelitani.
Nel 1528, il frate francescano Matteo da Bascio (1495-1552), desiderando per i francescani uno stile di vita più simile a quello del loro fondatore, riceve da papa Clemente VII l’approvazione per quello che ha poi preso il nome di Ordine dei frati minori cappuccini.
Nel 1530, a Milano, Antonio Maria Zaccaria (1502-1539) – insieme a Bartolomeo Ferrari (1499-1544) e Giacomo Antonio Morigia (1497-1546) – fonda i Chierici Regolari di San Paolo, noti come Barnabiti; lo scopo di quest’ordine è di «rianimare lo spirito ecclesiastico e lo zelo per le anime tra il clero».
Nel 1534, a Somasca, un villaggio nel territorio di Lecco, Girolamo Emiliani (1486-1537) fonda la Compagnia dei servi dei poveri; il compito principale dei Somaschi è l’assistenza ai poveri, agli orfani e ai giovani abbandonati. Il loro carisma si concentra sulla carità e sull’educazione cristiana, con un forte impegno verso la cura delle fasce più vulnerabili della società.
Nel 1535, a Brescia, Angela Merici (1474-1540) fonda la Compagnia di Sant’Orsola. Questo ordine laico femminile nasce con l’obiettivo di educare le giovani donne e avvicinarle alla vita cristiana, promuovendo una forte spiritualità e dedicandosi all’istruzione religiosa senza entrare in clausura.
Nel 1540, a Roma, Ignazio di Loyola (1491-1556), un ex soldato spagnolo, fonda la Compagnia di Gesù. L’ordine, approvato da papa Paolo III, nasce con l’obiettivo di promuovere la missione evangelizzatrice e l’obbedienza al pontefice. I gesuiti sono famosi tutt’ora, all’interno della chiesa, per gli «esercizi spirituali», un percorso di meditazione e preghiera ideato da Ignazio per aiutare i fedeli a purificarsi interiormente e avvicinarsi a Dio.
…
Si potrebbe andare avanti ancora a lungo con l’elenco.
Mi fermo qui… e vi faccio notare che tutte queste iniziative, nate all’interno della Chiesa cattolica, sono tutte precedenti il Concilio di Trento (1545)… e più della metà di queste precedono anche la protesta di Martin Lutero (1517).
Ripeto la mia domanda: perché continuiamo a chiamare il Concilio di Trento «Contro Riforma»?
4 • Il dopo-concilio
Che è successo dopo il Concilio di Trento (1545-1563)?
Nella “vulgata”, il Concilio segna l’inizio di una Gestapo di controlli, persecuzioni, inquisizioni.
Su tutto ciò che concerne l’inquisizione, vi rimando a tutti gli articoli del blog nell’apposita categoria.
È un discorso complesso, che non può essere liquidato in poche righe.
Proseguendo invece il discorso cominciato nel precedente paragrafo, anche dopo il Concilio di Trento hanno continuato a nascere nuovi ordini, movimenti e carismi.
Nel 1539, a Granada, Giovanni di Dio (al secolo João Duarte Cidade, 1495-1550) fonda l’Ordine Ospedaliero detto dei “Fatebenefratelli”, dedicato all’assistenza dei malati e dei poveri.
Nel 1564, a Milano, Carlo Borromeo (1538-1584) ha inaugurato una vasta riforma dell’istruzione e della pastorale, aprendo numerose scuole elementari e popolari per i più poveri. Oltre a fondare scuole, promuove la formazione del clero attraverso seminari maggiori e minori, e si dedica instancabilmente alla riforma e alla visita pastorale. Durante la peste del 1576, ha mostrato grande coraggio assistendo personalmente i malati, mentre le autorità civili fuggivano dalla città.
Nel 1575, a Roma, Filippo Neri (1515-1595) fonda la Congregazione dell’Oratorio, approvata da papa Gregorio XIII, con l’obiettivo di educare i giovani e promuovere la carità con uno spirito di allegria e spontaneità. “Pippo Buono” (così veniva chiamato) ha attratto numerosi seguaci grazie al suo modo di combinare vita contemplativa e attività apostolica tra i poveri e i malati. Nel 1697 è stato nominato «patrono minore» di Roma dall’allora cardinale fra Vincenzo Maria Orsini (futuro papa Benedetto XIII), accanto a Pietro e Paolo.
Nel 1582, sempre a Roma, Camillo de Lellis (1550-1614) fonda l’ordine dei Ministri degli Infermi, conosciuti anche come Camilliani, per il servizio ai malati, specialmente durante le epidemie.
Nel 1597, ancora a Roma, Giuseppe Calasanzio (1557-1648) fonda i chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie (detti “scolopi” o “piaristi”), dedito all’istruzione gratuita per i bambini, in particolare i più poveri.
Nel 1682, a Reims, Giovanni Battista de La Salle (1651-1719) fonda l’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che si dedica all’apertura di scuole primarie gratuite, scuole tecniche e professionali, e scuole domenicali per adulti.
Ho scritto solo i nomi più noti ma, per chi volesse, è sufficiente una rapida ricerca su internet per trovare decine di altri nomi di fondatori e fondatrici, che in quegli anni hanno proseguito l’opera di rinnovamento della Chiesa.
Prima di chiudere il paragrafo, vorrei far notare che questo rinnovamento non ha riguardato solo la Chiesa.
L’arco di tempo che va dall’inizio del XVI secolo fino alla fine del XVII è un periodo storico ricco di dinamismo culturale e intellettuale.
Come accennavo all’inizio di questo paragrafo, spesso si associa la «Controriforma» a un’epoca di repressione e oscurantismo, dominata da un controllo rigido delle coscienze da parte delle autorità ecclesiastiche.
Questa immagine a mio avviso e riduttiva… o, per lo meno, non rende giustizia di quest’epoca storica.
Non voglio nascondere dietro a un dito l’inquisizione, l’Indice dei libri proibiti o tutto quello di cui ho parlato nel blog nell’apposita sezione…
…ma in questo periodo storico sono fiorite tante cose belle che spesso vengono sorvolate un po’ troppo sbrigativamente nei libri di storia.
Tanto per cominciare, come ricordavo nella pagina sulla ricerca astronomica all’epoca di Galileo Galilei, molte ricerche scientifiche (soprattutto in ambito astronomico) sono state fatte da ecclesiastici.
Se poi si passa all’ambito artistico, la lista di nomi è impressionante.
Come tutti ricorderete, in quegli anni si è sviluppato il movimento estetico, ideologico e culturale noto come Barocco.
Durante il Barocco, la Chiesa cattolica ha fatto da mecenate a un numero impressionante di scultori, pittori, artigiani e genî varî, rendendosi promotrice di maestri che – dopo cinque secoli – attirano in Italia decine di milioni di turisti:
- Michelangelo Buonarroti (1475-1564)
- Raffaello Sanzio (1483-1520)
- Andrea Palladio (1508-1580)
- Ludovico Carracci (1555-1619)
- Annibale Carracci (1560-1609)
- Guido Reni (1575-1642)
- Gregorio Allegri (1582-1652)
- Pietro da Cortona (1596-1669)
- Gian Lorenzo Bernini (1598-1680)
- Francesco Borromini (1599-1667)
Conclusione
La Chiesa all’epoca di Lutero era piena di problemi?
Certo che sì.
C’erano gravi scandali, tra preti, cardinali e papi?
Certo che sì.
Ma non mi venite a parlare di Riforma (di Lutero) e «Contro» Riforma (della Chiesa).
La Riforma della Chiesa del XVI secolo è iniziata ben prima dello scisma protestante.
sale
(Autunno 2024)
- ALBERTO TORRESANI, Storia della Chiesa: dalla comunità di Gerusalemme a Papa Francesco, Ares, Milano 2018
- CHRISTOPHER F. BLACK, Le confraternite italiane nel Cinquecento - Filantropia, carità, volontariato nell'età della Riforma e Controriforma, Rizzoli, Milano 1992