Premessa
Parlare dell’inquisizione non è facile.
Per due motivi.
E il secondo è che, essendo io una persona orgogliosa, ho paura – parlando di cose che conosco poco – di dire una minchiata e fare una di quelle figuracce che…
In effetti, una sezione del blog dedicata ad inquisizione, caccia alle streghe, roghi… avrebbe potuto tranquillamente non essserci.
Però poi è emerso il Ruggero De Ceglie all’interno della mia coscienza che:
È vero, di questi argomenti so poco e nulla.
Però con un pizzico di curiosità (e un clistere di letture noiose) qualche cosa interessante l’ho scoperta…
E dato che (perdonatemi la franchezza) queste ricerche le ho fatte non tanto per voi che state leggendo, ma principalmente per me stesso, ho cercato più possibile di non ingannarmi, evitando di raccontarmi cavolate.
Dunque, sono andato a cercare informazioni su fonti che fossero quanto più possibile…
Cooomunque… prima di darmi la zappa sui piedi e cominciare a parlare di queste cose, oggi mi vorrei soffermare su tre atteggiamenti ragionevoli che (secondo me) sono indispensabili per parlare dell’inquisizione (e più in generale, del passato, e di quelli che ci hanno preceduto).
1 • Primo: non si può guardare al passato con le categorie del presente
Vivendo in un mondo dove una quantità enorme di informazioni è accessibile a tutti, a volte sviluppiamo un atteggiamento di spocchia nei confronti degli uomini del passato.
Scriveva Clive Staples Lewis, scrittore e saggista britannico:
Se oggi non giustiziamo le streghe, la ragione è che non crediamo alla loro esistenza.
Se ci credessimo, se pensassimo davvero che certe persone hanno venduto l’anima al diavolo ricevendone in cambio poteri soprannaturali, dei quali si servono per uccidere il prossimo o per farlo impazzire o per scatenare tempeste, certo saremmo tutti d’accordo che se qualcuno merita la pena di morte, chi più di questi transfughi infami?
Qui non c’è nessun divario di principi morali: il divario riguarda soltanto una questione di fatto.
Non credere alle streghe può essere un grande progresso di conoscenza, ma non c’è progresso morale nel non giustiziarle, quando non crediamo più che esistano.
Se uno rinuncia a mettere trappole per i topi perché sa che in casa topi non ce ne sono, non diremo che lo fa per buon cuore.
(CLIVE STAPLES LEWIS, Il cristianesimo così com’è, Adelphi, Milano 2011, pag. 38)
Insomma: non si possono processare uomini vissuti secoli fa davanti al tribunale di Norimberga.
È antistorico. Poco serio. Infantile.
2 • Secondo: non si può giudicare una realtà partendo da un’anomalia, o da una sua applicazione sbagliata…
Assaggiare una mela marcia, non mi sembra un buon metodo per far capire a qualcuno se gli possano piacere le mele.
Se vuoi far assaggiare a un tuo amico inglese com’è la pizza in Italia, lo porti in una pizzeria napoletana, non dal bangla sotto casa (*)…
(*) (anche se a me la pizza a taglio del bangla sotto casa piace un botto)
Se vuoi far appassionare qualcuno all’arte, lo porti:
- in una chiesa gotica;
- alla Galleria degli Uffizi;
- al Tāj Maḥal, in India;
- al Tempio Sospeso, in Cina;
- al Tempio Bianco, in Thailandia…
…non lo porti a vedere la banana di Cattelan o il barattolo di merda d’artista di Piero Manzoni…
Nei salotti di La7 e sui gruppi anticlericali di Facebook spesso c’è la tendenza a giudicare la Chiesa a partire dai suoi “casi limite”, dalle eccezioni, dalle storpiature…
…tanto per dirne una: va tanto di moda parlare degli abusi dei tribunali dell’inquisizione.
Che sì, ci sono stati, c’è poco da nascondersi dietro a un dito. Ma non è questo il punto.
Partire da lì per descrivere la Chiesa di quell’epoca sottende un atteggiamento ideologico.
Onestà intellettuale vorrebbe invece che si partisse innanzitutto dal regolare funzionamento dei processi dell’inquisizione per poter esprimere dei giudizi.
3 • Terzo: bisogna guardare al passato con umiltà
Secondo me, al passato bisogna guardare con umiltà, e non con superbia.
Con il desiderio di apprendere, e non con la saccenteria di «voler spiegare» ai nostri predecessori come avrebbero dovuto vivere.
E se proprio noi moderni ci sentiamo “tanto grandi” rispetto ai nostri predecessori, penso comunque che la convinzione di essere diventati adulti non ci dà il permesso di sputare sui nostri padri.
Conclusioni
Capisco che il tema è delicato.
E complesso.
E che mi sto dando la zappa sui piedi ad aprire questo Vaso di Pandora.
In ogni caso, la sintesi di questo fiume di parole non è “ch’ho ragggione io”.
Ma che, quando ti svegli a ventisette anni, e capisci che non sai un tubo di storia, e hai voglia di approfondire un pochino, ci sono i mezzi per farlo, documentandosi in modo onesto.
sale
(Autunno 2018)
- JOHN TEDESCHI, Il giudice e l’eretico. Studi sull’inquisizione romana, Vita e Pensiero, Milano 1997
- CHRISTOPHER F. BLACK, Storia dell’Inquisizione in Italia. Tribunali, eretici, censura, Carrocci, Roma 2018
- HENRY KAMEN, The Spanish Inquisition: A Historical Revision 4 edizione, Yale Univ Pr, New Haven 2014