Quali sono le origini dell’universo?
La creazione del mondo è avvenuta davvero in 7 giorni?
Oppure c’è stato il Big Bang?
Ha ragione la Chiesa o la scienza sull’origine del mondo?
Il brano di Genesi è vero? Va preso alla lettera? Ammette interpretazioni? La Bibbia si sbaglia?
1 • L’origine del mondo secondo la Bibbia
Nei primi due capitoli della Genesi (il primo libro della Bibbia) è contenuta la narrazione della creazione del mondo.
Subito salta all’occhio un fatto curioso: ci sono ben due racconti della creazione; il primo inizia con il primo versetto del primo capitolo (Gen 1,1); il secondo parte dal quarto versetto del secondo capitolo (Gen 2,4).
Come mai questa ridondanza? È scivolata la mano all’autore del testo?
(Che poi, se era un errore, poteva anche correggerlo qualcuno, nel corso dei secoli… nessun ebreo o cristiano ci hai mai pensato?)
A complicare le cose si aggiunge che i due racconti sono anche piuttosto differenti tra loro! Tra le tante divergenze, segnalo giusto queste due:
- La suddivisione della creazione in sette giorni è riportata solo nella prima narrazione.
- Nel primo racconto, l’uomo è l’ultima delle creature che Dio plasma (dopo aver creato “la luce” e tutto il resto); nella seconda narrazione invece l’uomo è la prima creatura formata, e tutto il resto è creato intorno a lui.
Come mai queste differenze? Uno dei due racconti è vero e l’altro è falso? O non è vero nessuno dei due?
Ma poi che significa che il racconto della creazione è vero?
1.1 • Generi letterari nella Bibbia
La Bibbia è composta da una settantina di libri, scritti in un periodo di tempo di circa otto secoli.
Non vi sorprenderà pertanto sapere che i testi che la compongono sono molto diversi tra loro.
Come per la letteratura si parla dei cosiddetti tre generi letterari “classici” (epica, lirica e dramma), analogamente ogni libro della Bibbia appartiene ad uno (o a volte più di uno) specifico genere letterario: ci sono libri storici, libri sapienziali, libri profetici, libri poetici, libri narrativi, etc.
Un genere letterario è un orizzonte di aspettative di lettura, ovvero indica cosa devo attendermi da un libro o da uno scritto. Esso determina il mio atteggiamento nei confronti del testo.
Pertanto, il primo passo per leggere correttamente un libro della Bibbia è quello di individuarne il corretto genere letterario per evitare di fraintendere il significato del testo che abbiamo sotto il naso.
1.2 • Genesi, significato
Domanda #1: Genesi è un libro storico? L’autore del testo voleva scrivere una narrazione cronistica dell’evento della creazione?
Molto probabilmente no.
Domanda #2: il fatto che il libro della Genesi non sia un libro storico, significa che è falso?
Ovviamente no.
Domanda #3: qual è l’intento dell’autore del testo di Genesi?
(Senza attaccare troppo la pippa) il racconto della creazione in Genesi è un testo simbolico, che racconta verità su Dio e sul mondo, sulla natura dell’uomo e sul peccato; tuttavia, per essere compreso appieno, necessita di quella che si chiama esegesi – cioè di una corretta interpretazione del testo.
1.3 • Esegesi (ed eresie-gesi)
Giusto per essere precisi: questa “regola” dell’esegesi chiaramente non vale solo per Genesi.
Ci sono alcuni libri dell’Antico Testamento – ad esempio – che appartengono a un genere che potremmo definire “narrativo” (passatemi il termine): cioè racconti che non rispondono ad una verità storica, ma paradigmatica; ne sono esempi i libri di Giona, di Tobia, di Giuditta e di Giobbe.
In che senso “verità paradigmatica”?
Nel senso che la Tradizione della Chiesa ci consegna questi libri principalmente per il fatto che in essi sono presentati modelli di vite virtuose, esempi di un atteggiamento aperto all’ascolto di Dio.
La comunità ebraica spesso utilizzava questi espedienti narrativi: facevano parte della sua cultura.
Lo stesso Gesù se ne serviva: basti pensare alle parabole che raccontava (secondo voi ha senso chiedersi se sia esistito davvero “il buon samaritano” o “il figliol prodigo”?).
Disclaimer #1: questo NON significa che questi testi siano falsi! Tutto il contrario: trasudano verità, ma di un altro tipo, che ha poco a che fare con un reportage o un documentario.
Insomma, non tutti i brani della Bibbia vanno interpretati letteralmente.
Disclaimer #2: questo NON significa che OGNI brano della Bibbia vada interpretato in chiave allegorica, sennò ce ne usciamo con castronerie del tipo…
Tanto per dire: i Vangeli, a differenza del libro di Giobbe, hanno un taglio cronistico: il prologo del vangelo di Luca è imbevuto di quell’approccio storiografico che avevano, ad esempio, le “Storie” di Erodoto di Alicarnasso (il cosiddetto “padre della storiografia”) o la “Guerra del Peloponneso” di Tucidide.
I Vangeli non sono un racconto allegorico, ma un “reportage”.
Ma non apriamo troppe parentesi… anzi, torniamo alle origini del mondo…
…e al tizio che ho mostrato nella prima foto (insieme ad Albert Einstein): Georges Lemaître.
2 • Georges Lemaître
Versione #1: Georges Lemaître (1894-1966) si sveglia la mattina; fa colazione, va a fare la doccia e poi inizia le sue ricerche in laboratorio: Georges è un fisico ed astronomo belga.
È passato alla storia perché nel 1927 ha pubblicato l’ipotesi dell’atomo primigenio, oggi conosciuta come teoria del Big Bang.
Versione #2: Georges Lemaître si sveglia la mattina; fa il segno della croce, apre il Breviario, recita l’ufficio delle letture e poi entra in Chiesa per celebrare la Messa: Georges è un sacerdote belga.
Chi è mai quest’uomo? Uno scienziato? Un sacerdote? Un paradosso? Una fake news?
No, nessuna bufala! (Andate pure a controllare sulla solita Wikipedia)
Georges Edouard Lemaître nacque in Belgio (a Charleroi) il 17 luglio 1894.
Nonostante avesse maturato la scelta della vita consacrata già all’età di nove anni, il padre gli chiese di anteporre gli studi universitari al seminario.
Pertanto Georges cominciò un percorso didattico in ambito scientifico che culminò nel 1920 col conseguimento del dottorato in matematica e fisica (il relatore della sua tesi di dottorato fu nientepopodimeno che Charles Jean de la Vallée-Poussin …quello del “teorema dei numeri primi”).
Nello stesso anno finalmente poté entrare in seminario.
Durante gli anni di formazione, i suoi superiori gli permisero di dedicare il tempo libero allo studio e Georges ne approfittò per studiare le pubblicazioni dei vari accademici che si occupavano della teoria della relatività: Albert Einstein, Arthur Eddington, Wolfgang Pauli, Théophile De Donder, ecc.
Nel 1923 venne ordinato sacerdote.
3 • Il Big Bang
Nel 1927 Lemaître formulò un modello cosmologico secondo il quale il raggio dell’universo cresceva esponenzialmente nel tempo.
Tramite questo modello, era possibile ricavare una relazione matematica tra la distanza e la velocità delle galassie (agli stessi risultati pervenne due anni dopo anche George Hubble, quando formulò la legge che prese il suo nome).
Nel 1931, affermò che sarebbe stato possibile descrivere l’origine dell’universo per mezzo delle leggi della termodinamica e della meccanica quantistica.
Negli anni successivi sviluppò quest’idea, che culminò nella formulazione del modello dell’«atomo primitivo»: un “nocciolo” (una trentina di volte più grande del Sole) che riunisce in sé tutta l’energia/materia dell’universo.
Secondo il modello, la disintegrazione di questo atomo avrebbe dato origine non solo all’universo, ma anche allo stesso concetto di spazio-tempo.
Non so se vi ricorda qualcosa?
Esatto, si tratta di quella che poi prese il nome di teoria del Big Bang.
4 • Una teoria un po’ troppo… creazionista?
Einstein non era molto convinto dalla storia dell’atomo primitivo, perché quest’idea sembrava suggerire l’idea di una creazione iniziale.
Insieme ad Einstein, altri scienziati ritenevano che la teoria del Big Bang presupponesse una concezione metafisica dell’origine dell’universo, basata sulla creazione del mondo.
Tant’è che l’espressione “Big Bang” non fu inventata da Lemaître ma da Fred Hoyle, che la utilizzò per sfottere il modello proposto dal sacerdote, descrivendolo in modo canzonatorio come un grande “fuoco d’artificio”.
Successivamente però, altri importanti scienziati confermarono la scoperta di Lemaître (negli anni ’60 Arno Penzias e Robert Woodrow Wilson scoprirono l’esistenza della cosiddetta «radiazione cosmica di fondo»; negli anni ’80 Roger Penrose e Stephen Hawking dimostrano l’inevitabilità di una singolarità iniziale nei modelli cosmologici standard).
Insomma, pian piano tutta la comunità scientifica rivalutò il modello proposto da Lemaître; e a poco a poco l’idea del Big Bang è entrata nelle nostre conoscenze “di base”.
Tant’è che, in tempi non sospetti, quando a Margherita Hack fu chiesto di spiegare in un programma per bambini (su DeaKids) in che cosa consistesse il Big Bang, rispose che:
[…] è la più grande scorreggia dell’universo da cui è nato tutto quello che noi possiamo osservare.
(MARGHERITA HACK, in un intervista del 2011)Frase a suo modo “perspicace”, capace di semplificare un concetto complesso utilizzando un linguaggio analogico, in modo che anche un ragazzino possa capire.
5 • Lemaître: umiltà ed onestà intellettuale
Mi sembra importante sottolineare che Lemaître non aveva intenzione di mescolare l’ambito teologico e quello tecnico-scientifico.
Da persona intellettualmente onesta quale era, ha sempre ritenuto importante non confondere queste “due strade”:
«Esistono due vie per arrivare alla verità. Ho deciso di seguirle entrambe. Niente nel mio lavoro, niente di ciò che ho imparato negli studi di ogni scienza o religione ha cambiato la mia opinione. Non ho conflitti da riconciliare. La scienza non ha cambiato la mia fede nella religione e la religione non ha mai contrastato le conclusioni ottenute dai metodi scientifici»
(da un intervista rilasciata nel 1933)
Ipse dixit.
Anche se – a onor del vero – quando ho letto questa frase mi ha fatto rosica’ ‘na cifra.
Vabbè… alla fine, comunque, aveva ragione lui a mantenersi lontano dalle inutili polemiche della “lotta” tra scienza e fede.
Che alla fine “serve” solo a litigare.
Tant’è che negli anni Trenta ebbe un sacco di riconoscimenti: nel 1933 lo fecero membro della Classe di Scienze dell’Accademia Reale del Belgio; nel ’34 ricevette la Medaglia Mendel al Villanova College in Pennsylvania e il Premio Francqui in Belgio; nel ’35 lo fecero canonico onorario del Chapitre de Saint-Rombaut; nello stesso anno ricevette il dottorato honoris causa dall’Università McGill di Montreal, e via dicendo…
L’età dell’universo
(Mini-paragrafo che non sapevo dove inserire e quindi sta qua – ma se volete potete saltarlo)
Un’altra cosa buffa che ho scoperto è che all’epoca di Lemaître si stimava che l’età dell’universo fosse simile a quella delle più antiche rocce sulla Terra.
Negli anni ’30 egli invece calcolò che l’universo avesse circa 10 miliardi di anni (stima che poi si è rivelata molto vicina a quella “presa per buona” ai nostri giorni).
6 • Conclusione (e frase della buona notte)
Per tirare le fila: trovo poco fruttuosa la contrapposizione antagonistica tra l’esegesi di Genesi e i modelli scientifici che cercano di gettare uno sguardo sull’origine dell’universo.
La scienza ha un suo ambito di competenza (e il metodo scientifico un suo campo di applicazione ben definito).
E la ricerca della verità riguardo all’origine del cosmo (che si parli di Big Bang, teoria delle stringhe, o quel che volete) è molto bella.
Ma non ha nulla a che vedere con ciò di cui parla Genesi.
Penso che Genesi abbia uno sguardo più ampio; uno sguardo che è vero nel terzo millennio, come nel II secolo avanti Cristo.
Uno sguardo senza tempo; che è fisso sul desiderio da parte di Qualcuno affinché le cose ci siano. Della benevolenza di questo Qualcuno nei confronti della creazione. Di un compiacimento per come l’opera delle Sue mani ha preso forma. Del fatto che le cose siano buone ed è bello che ci siano. E che l’uomo e la donna (per quanto scalcagnati possano sembrare) gli sono usciti veramente bene.
Chiudo con un’altra frase di Lemaître:
Entrambi – il cristiano e il non cristiano – si sforzano di decifrare l’intricato palinsesto della natura, dove le tracce delle varie tappe della lunga evoluzione del mondo sono ricoperte e confuse. Forse il credente ha il vantaggio di sapere già che questo enigma ha una soluzione, che tutto è stato scritto da un essere intelligente e che il problema della natura è stato posto per essere risolto e la sua difficoltà è proporzionata, senza dubbio, alle capacità dell’umanità presente e futura. Questo forse non fornirà nuove risorse alla ricerca, ma contribuirà a mantenere questo sano ottimismo, senza il quale un simile sforzo non potrebbe durare a lungo.
(in O. GODART-M. HELLER, Les relations entre la science et la foi chez Georges Lemaître, in “Pontificia Accademia Scientiarum, Commentarii”. vol. III, n. 21, p. 11)
sale
(Estate 2019)
- DOMINIQUE LAMBERT, "Lemaître, Georges Edouard", in Dizionario enciclopedico di scienza e fede, Urbanian University Press - Città Nuova, Città del Vaticano - Roma, 2002, II, pp. 1909-1912
- Se poi non vi fidate del riferimento qui sopra perché è preso da un dizionario stampato «ner Vaticano», potete andare a leggere su Wikipedia... parola più parola meno, troverete le stesse informazioni!