Riassuntone della puntata precedente
Nell’ultima pagina del blog ho fatto una mini-carrellata sulla ricerca astronomica all’epoca di Galileo.
Ho parlato di:
- Niccolò Cusano (1401-1464), cardinale, matematico e astronomo tedesco…
- Niccolò Copernico (1473-1543), presbitero, astronomo e matematico polacco…
- Celio Calcagnini (1479-1541), protonotario apostolico, umanista e diplomatico del Ducato di Ferrara…
…e delle loro indagini e ragionamenti varî sul moto dei pianeti.
Concludevo la mia riflessione con questa domanda:
Ma se c’erano tutti questi sacerdoti, cardinali e canonici a interessarsi all’astronomia (e “alla Chiesa” ‘sta cosa andava benissimo), perché l’inquisizione ha condannato Galileo Galilei?
Per la serie…
Poraccio… ma che aveva fatto?
- Le sue tesi non stavano in piedi?
- Aveva pestato i piedi alle persone sbagliate?
- Gli puzzavano i piedi?
1 • “Il problema” tra la Chiesa e Galileo: l’interpretazione della Bibbia
Il problema tra la Chiesa e Galileo non fu «scientifico», ma «teologico».
O – per dirla in modo più preciso – il problema fu «esegetico».
Cos’è? Una supercazzola?
Che significa «esegesi»?
Esegesi significa «interpretazione della Bibbia»
Ora, l’interpretazione della Bibbia è un casino; su ogni singolo versetto sono stati versati fiumi di inchiostro (fin dall’epoca patristica)…
…tagliando un po’ con l’accetta però (biblisti, non fucilatemi!), possiamo dire che ci sono due tipi di interpretazione dei vari brani della Bibbia:
- L’interpretazione letterale. Faccio un esempio con Genesi 1: stando ad un’interpretazione letterale del testo, Dio ha creato il mondo veramente in sette giorni (cioè in 168 ore di orologio svizzero), partendo «dalla luce» (cfr. Gn 1,3) e finendo con «l’uomo e la donna» (cfr. Gn 1,27).
- L’interpretazione simbolica/allegorica/tipologica. Cioè (rimanendo sull’esempio fatto qui sopra): il primo capitolo di Genesi dice qualcosa che – per essere compreso correttamente – ha bisogno di una spiegazione che decodifichi i simboli utilizzati nel testo. Ovvero: «l’albero della conoscenza rappresenta…, il serpente è immagine di…» e così via.
La distinzione tra i due tipi di interpretazione della Bibbia va fatta brano per brano (anzi, a volte versetto per versetto).
Altrimenti si fraintende il significato del testo.
2 • La Bibbia e il movimento del sole
C’è un passo del libro di Giosuè (uno dei libri dell’Antico Testamento) che dice:
Quando il Signore consegnò gli Amorrei in mano agli Israeliti, Giosuè parlò al Signore e disse alla presenza d’Israele:
«Férmati, sole, su Gàbaon,
luna, sulla valle di Àialon».
Si fermò il sole
e la luna rimase immobile
finché il popolo non si vendicò dei nemici.
Non è forse scritto nel libro del Giusto? Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non corse al tramonto un giorno intero.
(Gs 10,12-13)
Ci sono altri passi nella Bibbia che fanno riferimento al movimento del sole; ad esempio, un Salmo recita:
Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale:
esulta come un prode che percorre la via.
Sorge da un estremo del cielo
e la sua orbita raggiunge l’altro estremo:
nulla si sottrae al suo calore.
(Sal 19,5-7)
All’epoca di Galileo – piaccia o no – non era ovvio ciò che a noi è ovvio!
Per quanto riguarda l’esegesi della Bibbia, in molti casi non era chiara la distinzione tra:
- la scena che il testo biblico presenta (= descrizione);
- i simboli che vengono utilizzati nel brano (= decodifica);
- il messaggio salvifico che soggiace (= interpretazione).
Oggi è ovvio che il libro di Giosuè (composto nel VI-V secolo a.C) non ha la pretesa di offrire verità astronomiche…
…ma in passato questa ovvietà non era così scontata (anzi!):
3 • Galileo Galilei, eliocentrismo e fake news
Il «casus belli» tra l’Inquisizione e Galileo fu l’eliocentrismo, ovvero quel modello astronomico che pone il sole al centro del sistema solare, con i pianeti che ruotano intorno ad esso.
Come ho accennato nel paragrafo precedente, l’interpretazione sbagliata di alcuni passi biblici – secondo la quale era il sole a muoversi rispetto alla terra – rendeva l’eliocentrismo incompatibile con le Scritture (per lo meno, stando ad un’interpretazione letterale di quei passi).
Nell’immaginario comune, lo scontro Galileo-Chiesa è riassunto in questi tre punti:
- Galileo Galilei dimostra in segreto l’eliocentrismo;
- la Chiesa scopre i loschi piani di Galileo;
- l’Inquisizione vorrebbe insabbiare la scoperta; ma non riuscendoci, condanna Galileo e lo costringe ad abiurare.
Cominciamo a sfatare qualche fake news…
…tanto per cominciare, forse non tutti sanno che né Galileo né Copernico riuscirono a provare l’eliocentrismo!
Entrambi infatti partirono da un’intuizione corretta, per la quale poi cercarono – ma purtroppo non riuscirono a trovare – un’evidenza sperimentale.
Per chi volesse due dati in più sulla vicenda, cliccate il box qui sotto per far aprire un mini-paragrafo extra… (altrimenti, proseguite con la lettura più in basso, come se niente fosse).
Parentesi noiosa sulle prove della rivoluzione della terra intorno al sole (clicca qui per aprire il box)
Le prove scientifiche della rivoluzione della terra intorno al sole sono arrivate molto più tardi di Galileo…
…e lungo il percorso hanno contribuito (tra i tanti):
- il presbitero anglicano James Bradley (1693-1762) che osservò l’aberrazione stellare nel 1728;
- il frate Giovanni Battista Guglielmini (1763-1817) che tra il 1789 e il 1792 dimostrò la rotazione della Terra sul proprio asse misurando la deflessione in caduta dei gravi;
- l’abate Giuseppe Calandrelli (1749-1827) che nel 1806 ritenne di aver misurato la parallasse della stella Vega e quindi di aver dimostrato il moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole;
- il fisico Léon Foucault (1819-1868)… quello dell’esperimento del pendolo, con il quale provò la rotazione della Terra intorno al proprio asse grazie all’effetto della forza di Coriolis… tra l’altro, Foucault tornò alla fede cattolica nell’ultima parte della sua vita (cfr. WILLIAM TOBIN, The Life and Science of Léon Foucault: The Man Who Proved the Earth Rotates, Cambridge University Press 2003, p. 272).
Insomma, la strada è stata lunga è faticosa…
(cfr. FLAVIA MARCACCI, Galileo Galilei. Una storia da osservare, Lateran University Press, Città del Vaticano 2015, pp. 50-51)
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Inoltre, le ricerche di Galileo non erano affatto segrete… anzi, c’erano molti religiosi attenti ai suoi studi: il cardinale Roberto Bellarmino ebbe un rapporto epistolare gentile ed amichevole con lo scienziato; i gesuiti furono molto interessati alle sue ricerche; ai domenicani invece rodeva un po’ il sedere (ma non ho capito perché)…
Il cardinale Bellarmino, confrontandosi cordialmente con Galileo, aveva ribadito più volte che si sarebbe potuta aprire una discussione teologica sull’interpretazione corretta/sbagliata dei brani della Bibbia riguardanti il movimento del sole…
…SE…
…qualcuno avesse fornito delle prove certe dell’eliocentrismo. Finché non si fossero prodotte queste prove, Bellarmino credeva che c’era poco da discutere (un po’ testardo, va detto… verosimilmente, il drammatico epilogo del processo a Giordano Bruno nel 1600 potrebbe aver spinto Bellarmino ad agire con più prudenza con Galileo, suggerendogli di procedere con maggiore prudenza nel diffondere le sue teorie).
Il suo atteggiamento però fu tutt’altro che aggressivo nei confronti delle ricerche di Galileo.
Nell’aprile del 1615, il cardinale scrisse una lettera a padre Antonio Foscarini, provinciale dei carmelitani della Calabria (anche lui amico di Galilei… nonché copernicano convinto), in cui affermava:
«Quando ci fusse vera dimostratione che il sole stia nel centro del mondo e la terra nel 3° cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole, allhora bisogneria andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, e più tosto dire che non l’intendiamo, che dire che sia falso quello che si dimostra. Ma io non crederò che ci sia una tal dimostratione, fin che non mi sia mostrata»
(ROBERTO BELLARMINO, Lettera a Paolo Antonio Foscarini del 12 aprile 1615, in G. Galilei, Opere, XII, Firenze, 1929-1939, p. 172)
4 • Perché l’Inquisizione ha condannato Galileo?
Ma se queste sono le premesse… perché Galileo è stato condannato?
Bella domanda!
Al processo a Galileo ho dedicato un’altra paginetta, qui sul blog; nelle righe qui sotto vorrei concentrarmi solo sulle cause della condanna.
Per farla breve, i motivi che hanno portato alla condanna sono stati:
- il contrasto sull’interpretazione delle Scritture;
- gli attriti politici tra i gesuiti e i domenicani (i nemici più acerrimi di Galileo non erano tanto gli inquisitori di Roma, quanto Raffaello Delle Colombe, Niccolò Lorini e Tommaso Caccini, tre domenicani di Firenze: cfr. SERGIO PAGANO, Galileo Galilei. Lo splendore e le pene di un “divin uomo”, Edizioni Polistampa, Firenze 2009, pp. 19-34);
- invidie, gelosie, toni che si sono scaldati, errori da una parte e dall’altra…
…e alla fine Galileo (che purtroppo non era riuscito a provare l’eliocentrismo) è stato costretto ad abiurare il 22 giugno 1633.
5 • La (strana) punizione che ricevette Galileo
Sentenza alla mano, Galileo fu condannato «al carcere formale in questo Sancto Officio ad arbitrio nostro» e a recitare per tre anni, una volta alla settimana, i sette salmi penitenziali…
…la sentenza terminava con questa clausola: «riservando a noi facoltà di moderare, mutare, o levar in tutto o parte».
E infatti così avvenne:
- Galileo fu rilasciato dopo due giorni dal palazzo dell’Inquisizione.
- Rimase poi per cinque mesi prigioniero nella residenza romana a Trinità dei Monti di Pietro Niccolini, ambasciatore del Granduca di Toscana.
- Quindi fu spostato agli arresti domiciliari a Siena, nel palazzo dell’arcivescovo Ascanio Piccolomini. Lì il cardinale gli permise di utilizzare la sua vasta biblioteca, continuare i suoi studi, incontrare personalità scientifiche, …e lì Galileo scrisse la sua ultima opera, «Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze».
- Infine, a dicembre dello stesso anno (1633) allo scienziato fu concesso di terminare gli arresti domiciliari nella sua villa ad Arcetri, fuori Firenze (vicina al convento dove viveva la figlia illegittima, Maria Celeste – che era una suora di clausura; a Galileo fu permesso di visitarla di tanto in tanto, fino alla morte di lei a marzo del 1634).
Per quanto riguarda la recita dei Salmi, anche in quel caso lo scienziato ebbe una pena attenuata:
Tant’è che otto giorni dopo la condanna, Galileo chiese ed ottenne che la figlia suora recitasse i Salmi al posto suo (cfr. FRANCO TORNAGHI, GABRIELE MANGIAROTTI, Galileo Galilei. Mito e realtà. Itinerario antologico, CESED, Milano 1998, p. 56)!
5 • Galileo dopo il processo – tra dispiacere e speranza
L’inquisizione ha commesso un errore teologico nel condannare Galileo.
Non ci piove!
Nell’interpretare le scritture, Galileo è stato un teologo migliore dei giudici che lo hanno condannato, i quali hanno interpretato in modo sbagliato (cioè alla lettera) i brani della Bibbia che ho citato sopra.
Tuttavia, è molto interessante osservare la reazione di Galileo dopo la sentenza.
Era amareggiato, certamente; ma era anche consapevole che la condanna era stata causata dall’invidia dei suoi avversari piuttosto che da motivi di carattere scientifico.
In una lettera che scrisse dalla sua villa ad Acetri ad Elia Diodati, Galileo riporta quanto gli aveva detto un gesuita del Collegio Romano, ovvero che:
«Da questo e da altri accidenti, che troppo lungo sarebbe a scrivergli, si vede che la rabbia de’ miei potentissimi persecutori si va continuamente inasprendo. Li quali finalmente hanno voluto per se stessi manifestarmisi, atteso che, ritrovandosi uno mio amico caro circa due mesi fa in Roma a ragionamento col P. Cristoforo Grembergero, Giesuita, Matematico di quel Collegio, venuti sopra i fatti miei, disse il Giesuita all’amico queste parole formali: “Se il Galileo si avesse saputo mantenere l’affetto dei Padri di questo Collegio, viverebbe glorioso al mondo e non sarebbe stato nulla delle sue disgrazie, e avrebbe potuto scrivere ad arbitrio suo d’ogni materia, dico anco di moti di terra, etc.“: sì che V.S. vede che non è questa né quella opinione quello che mi ha fatto e fa la guerra, ma l’essere in disgrazia dei Giesuiti»
(GALILEO GALILEI, dalla lettera a Elia Diodati in Parigi, scritta da Arcetri, 25 luglio 1634, in G. GALILEI, Lettere, E. Ardissino (a cura di), Carocci, Roma 2013, pp. 202-203)
Insomma, stando a quanto Galileo scrisse di suo pugno:
- la sua condanna non era dovuta alle sue tesi scientifiche, ma all’inimicizia con i gesuiti di Roma;
- non avrebbe subito la condanna, se fosse rimasto loro amico.
Proprio perché la condanna era dovuta a motivi politici piuttosto che scientifici, nei carteggi dopo l’abiura emerge spesso la speranza di una revisione della sua sentenza.
Ad esempio, in questa lettera scritta all’astronomo francese Nicolas-Claude Fabri de Peiresc:
«Potrei sperare e ottener grazia e perdono s’io avessi errato, che i falli son la materia sopra la quale può il Principe esercitar le grazie e gl’indulti […];
[…] due conforti m’assistono perpetuamente: l’uno è che nella lettura di tutte l’opere mie non sarà chi trovar possa pur minima ombra di cosa che declini dalla pietà e dalla riverenza di S.ta Chiesa; l’altro è la propria coscienza, da me solo pienamente conosciuta in terra, ed in Cielo da Dio, che ben comprende che nella causa per la quale io patisco, molti ben più dottamente, ma niuno, anco dei Santi Padri, più piamente né con maggior zelo verso S.ta Chiesa, né in somma con più santa intenzione di me, avrebbe potuto procedere e parlare: la qual mia religiosissima e santissima mente, quanto più limpida apparirebbe quando fussero esposte in palese le calunnie, le fraudi, gli stratagemmi e gl’inganni, che 18 anni fa furono usati in Roma per abbarbagliar la vista ai superiori!»
(GALILEO GALILEI, dalla lettera a Nicolas-Claude Fabri de Peiresc in Aix, scritta da Arcetri, il 21 febbraio 1635, in ERMINIA ARDISSINO (a cura di), Galileo Galilei. Lettere, Carocci, Roma 2013, pp. 207-208)
Tradotta in un linguaggio comprensibile:
- Galileo nutre la speranza che il verdetto venga rivisto.
- Afferma che in tutte le sue opere è sempre stato mosso da «pietà e riverenza» verso la Chiesa.
- Non se la prende affatto con la Chiesa o il Magistero, ma con i suoi avversari, che hanno sparso in giro calunnie su di lui.
Conclusione
Nel 1979, Giovanni Paolo II pronunciò queste parole nella Pontificia Accademia delle Scienze:
Io auspico che teologi, scienziati e storici, animati da uno spirito di sincera collaborazione, approfondiscano l’esame del caso Galileo e, nel leale riconoscimento dei torti, da qualunque parte provengano, rimuovano le diffidenze che quel caso tuttora frappone, nella mente di molti, alla fruttuosa concordia tra scienza e fede, tra Chiesa e mondo. A questo compito che potrà onorare la verità della fede e della scienza, e dischiudere la porta a future collaborazioni, io assicuro tutto il mio appoggio.
(GIOVANNI PAOLO II, Discorso alla sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 11 novembre 1979)
Due anni dopo fu creata una commissione per studiare il caso; dopo undici anni di lavori, la commissione produsse un documento in cui – stringi stringi – fu decretato che:
- Galileo fu condannato ingiustamente, poiché i teologi – facendo un’esegesi sbagliata dei passi che ho citato sopra – erano pervenuti a conclusioni errate (sovrapponendo, peraltro, l’ambito teologico a quello scientifico);
- Galileo, da parte sua, fece un passo più lungo della gamba nel proporre la sua teoria – che all’epoca poteva apparire scandalosa – senza fornire prove scientifiche sufficienti (e prendendo, in un paio di casi, delle cantonate, seguendo i ragionamenti di Copernico: orbite circolari, epicicli nelle orbite, etc.)
Per chi volesse approfondire ulteriormente la questione, a questo link potete trovare il discorso che Giovanni Paolo II tenne nel 1992, commentando il documento finale prodotto dalla commissione.
Vabbè, dai, basta…
…
Che dire?
La questione è un po’ più complessa di come ce l’hanno raccontata a scuola…
sale
(Inverno 2020-2021)
- SERGIO PAGANO (a cura di), I documenti vaticani del processo di Galileo Galilei (1611-1741) Nuova edizione accresciuta, rivista e annotata, Archivio segreto Vaticano, Città del Vaticano 2009
- CHRISTOPHER F. BLACK, Storia dell’Inquisizione in Italia. Tribunali, eretici, censura, Carrocci, Roma 2018
- RONALD LESLIE NUMBERS, Galileo goes to jail and other myths about science and religion, Harvard University Press, Cambridge (MA) 2010
- SERGIO PAGANO, Galileo Galilei. Lo splendore e le pene di un «divin uomo», Polistampa, Firenze 2009
- ANDREA LONARDO, Galilei fu il fondatore degli studi biblici moderni, più che il padre dell’eliocentrismo. Una nuova prospettiva sull’astronomo pisano, Centro culturale «Gli Scritti»
- FLAVIA MARCACCI, Galileo Galilei. Una storia da osservare, Lateran University Press, Città del Vaticano 2015
- GIOVANNI PAOLO II, Discorso ai partecipanti alla sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 31 ottobre 1992
- DOMINIQUE LAMBERT, Scienza e teologia. Figure di un dialogo, Città Nuova, Roma 2006