«Pregare è inutile!»
O per lo meno, questa è l’opinione di molte persone, che non pregano (o che hanno smesso di farlo) per una serie di ragioni…
- …perché non credono in Dio;
- …perché – pur credendo in Lui – pensano che la preghiera sia una cosa un po’ da ingenuotti;
- …perché sono state deluse da una preghiera non ascoltata da parte di Dio;
- …perché sono rimaste di stranite per il modo in cui la gente ogni domenica a Messa recita le preghiere col pilota automatico, ‘manco fossero la composizione di un medicinale…
La preghiera – anche per i cristiani – è un nervo scoperto.
Non a caso, qualche mese fa papa Francesco punzecchiava l’assemblea in questo modo:
È una domanda che noi cristiani dobbiamo farci: prego? Preghiamo? Come prego? Come dei pappagalli o prego con il cuore? Come prego? Prego sicuro che sono nella Chiesa e prego con la Chiesa, o prego un po’ secondo le mie idee e faccio che le mie idee diventino preghiera? Questa è una preghiera pagana, non cristiana.
(PAPA FRANCESCO, Udienza generale, mercoledì 14 aprile 2021)
1 • Pregare per «convincere Dio»
Molte persone credono che la preghiera serva a informare Dio di un nostro bisogno… non sia mai si sia distratto! (ma Dio non era onniscente?)
Altre invece credono che la preghiera serva a convincere Dio.
A farlo passare da uno stato di «non benevolenza» ad uno di «benevolenza».
Alcuni invece pensano che Dio sia un mercante.
E che la preghiera consista nel caricare sulla bilancia una grande quantità di parole.
Se il peso sarà sufficiente, Dio farà la mia volontà (ma nel Padre Nostro non chiedevamo di fare la sua volontà?).
Diceva Isacco di Ninive (613-700), vescovo cristiano orientale siro:
Pregate poco alla volta e spesso, perché se le vostre preghiere sono lunghe il Nemico vi viene a tentare.
(Isacco a Cassiano ne I detti dei padri del deserto)
…e prima di lui, un certo Carpentiere galileo usava parole simili:
Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole.
(Mt 6,7)
Quando ero all’università, ogni volta che c’era un esame orale, rincoglionivo il professore con la mia parlantina, ubriacandolo di parole per fargli vedere quanto ero studiato (*)…
(*) (questa strategia, mi ha sempre consentito di rubare voti molto più alti rispetto alla mia effettiva preparazione… essere prolissi ogni tanto ha i suoi vantaggi)
Ecco… con Dio questa tattica non è necessaria.
2 • Pregare per «sentire qualcosa nel mio cuoricino»
Negli ultimi decennî, è andato sempre più di moda ciò che è orientaleggiante…
…moda che ha influenzato anche l’ambito spirituale: meditazioni, tecniche di respirazione, āsana, pranoterapia.
L’espressione «spiritualità orientale» – in occidente – spesso è sinonimo di «beauty farm dell’anima».
Quando scopro che in parrocchia organizzano corsi di yoga, non nego che ho un 10-15 secondi in cui rischio un’ischemia…
Scriveva don Luigi Maria Epicoco (classe 1980):
Nella mia esperienza pastorale mi accorgo che la maggior parte della gente quando si avvicina alla vita di preghiera, la confonde con il proprio stato emotivo. Ad esempio, viene a pregare perché sente qualcosa.
Non è male, a volte è l’inizio, ci si sta bene; ma è brutto quando uno pensa di aver perduto la Fede e di non saper pregare perché non sta sentendo più nulla.
Ha confuso la Fede con uno stato emotivo.
(LUIGI MARIA EPICOCO, Sale non miele : per una fede che brucia, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2017, p.80)
La preghiera non serve a titillare l’emotività.
Non serve a ricercare un particolare stato d’animo o un’emozione.
Non ha a che fare con il benessere psico-somatico.
Non si prega per «sentire qualcosa».
3 • Che significa «pregare»?
Ma quindi:
- se la preghiera non serve a «convincere Dio»
- e se non serve a «raggiungere un particolare benessere emotivo»
…a che serve pregare?
Facciamo un passo indietro: che significa pregare?
Scriveva André Louf (1929-2010), monaco trappista belga:
Pregare significa percepire la nostra realtà più profonda, quel punto preciso del nostro essere in cui – inconsciamente, insensibilmente, senza mai averlo visto – noi giungiamo a Dio, scorriamo in Dio, tocchiamo Dio; o meglio, quel punto in cui, a ogni istante, mentre non cessa di crearci, Dio ci tocca.
Gli scrittori bizantini chiamano a volte questo punto il tópos toû theoû, il luogo in cui Dio è presente in noi.
L’unica differenza tra i mistici è il nome che danno a questo luogo: noûs, mens, cor, il fondo dell’essere, l’intimo, il nucleo, l’abisso dell’anima, la vetta dell’anima, la sommità dello spirito.
(ANDRÉ LOUF, Sotto la guida dello spirito, Qiqajon, Magnano (BI) 2005, p. 153-154)
…e ancora:
Dio ci tocca mentre ci crea, come l’ha raffigurato Michelangelo nella sua celebre Creazione: il dito del Padre sfiora appena il dito di Adamo, ma per non lasciarlo mai più. Possiamo allora chiederci: sarà possibile captare nella coscienza umana questo contatto creatore tra Dio e l’uomo?
[…]
Questa preghiera […] nel nostro profondo, è percepibile? Può diventare cosciente? Se sì, come?
(ANDRÉ LOUF, Sotto la guida dello spirito, Qiqajon, Magnano (BI) 2005, p. 154)
Pregare significa cercare Qualcuno.
O meglio: significa entrare nel segreto e stare sotto lo sguardo del Padre.
Quando diciamo «Padre Nostro, che sei nei cieli […]» è un po’ come se dicessimo «Padre Nostro, che abiti la profondità del mio cuore […]»:
[…] quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
(Mt 6,6)
4 • Pregare, ovvero «lasciar fare a Dio»
Siamo troppo abituati a pensare alla preghiera come ad una prestazione.
Una performance.
Qualcosa che faccio io.
La preghiera è qualcosa di molto più passivo:
[…] spetta a Dio assumere l’iniziativa, a noi lasciarlo agire e abbandonarci alla sua azione in noi.
(ANDRÉ LOUF, Sotto la guida dello spirito, Qiqajon, Magnano (BI) 2005, p. 157-158)
La fecondità della preghiera non si basa sulle mie capacità, sui miei sforzi, sui miei tentativi di fare bella figura nel tempo che mi ritaglio per pregare…
…tutto il contrario:
Quando sono debole, è allora che sono forte, perché la potenza di Dio si manifesta nella debolezza.
(2Cor 12,9-10)
Che si tratti di stare sotto il Suo sguardo in silenzio, fare adorazione eucaristica, recitare il Rosario, leggere la Parola di Dio, chiedere l’intercessione di un santo, etc…
…la preghiera ha un’efficacia teurgica (scusate la parolaccia), cioè opera nel mio cuore e nella mia vita anche se io non me ne accorgo, se non ne sono all’altezza, se non capisco, se non lo percepisco, se mi sembra che nulla stia cambiando.
E questo accade dal giorno del nostro battesimo:
Il nostro cuore infatti è già in stato di preghiera.
La preghiera l’abbiamo ricevuta, insieme alla grazia, al momento del nostro battesimo.
Lo stato di grazia, come lo si chiama, significa infatti, al livello del cuore, stato di preghiera.
Là, nell’intimo più profondo di noi stessi, siamo da allora in contatto continuo con Dio.
Lo Spirito santo di Dio si è impadronito di noi, si è completamente impossessato di noi: si è fatto il respiro del nostro respiro, lo Spirito del nostro spirito.
Prende per così dire a rimorchio il nostro cuore e lo volge verso Dio.
[…]
Portiamo continuamente questo stato di preghiera con noi, come un tesoro nascosto di cui siamo ben poco o per nulla coscienti.
Il nostro cuore respira da qualche parte in pienezza, ma senza che noi lo avvertiamo.
(ANDRÉ LOUF, Lo Spirito prega in noi, Qiqajon, Magnano (BI) 1995, p.19)
Dunque, pregare serve a questo:
Ogni tecnica di preghiera non ha altro scopo che renderci coscienti di ciò che abbiamo già ricevuto, insegnare a sentire, a discernere, nella piena e tranquilla certezza dello Spirito, la preghiera che nel nostro intimo ha preso radice e non cessa di operare.
(ANDRÉ LOUF, Lo Spirito prega in noi, Qiqajon, Magnano (BI) 1995, p.20)
5 • Gesù e la preghiera
Certi teologi moderni ed emancipati sostengono che la preghiera sia una cosa sorpassata…
…inutile…
…paganeggiante…
…strano, perché nel Vangelo è proprio Gesù quello che prega più di tutti:
In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio.
(Lc 6,12)
Gesù prega moltissimo.
Passa le notti da solo a pregare.
Prega prima di ogni evento importante della sua vita.
E suggerisce ai discepoli di fare lo stesso:
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione».
(Lc 22,39-40)
Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione.
(Mt 26,41)
Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai.
(Lc 18,1)
Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
(Mt 7,7)
Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
(Gv 16,24)
Il desiderio di pregare è sorto nel cuore dei suoi discepoli proprio perché hanno visto che Gesù cercava continuamente un dialogo col Padre. È per questo che gli hanno chiesto: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1)
Lo stesso san Paolo, nelle sue lettere, insiste a più riprese sull’importanza della preghiera:
In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi.
(Ef 6,18)
Pregate ininterrottamente.
(1Ts 5,17)
Conclusione
La preghiera fa il cristiano.
Non c’è cristiano senza preghiera.
Non c’è figlio senza relazione con il Padre.
La preghiera è essenziale.
Necessaria.
Indispensabile.
La preghiera è una questione di vita o di morte, di felicità o di disperazione, di autenticità o di contraffazione. Si prega per continuare a sperare, soprattutto quando l’alba sembra tardare.
(GIUSEPPE FORLAI, Vestirsi di luce : introduzione pratica alla vita nello Spirito, Paoline, Milano 2018, p.94)
sale
(Autunno 2021)
- ANDRÉ LOUF, Lo Spirito prega in noi, Qiqajon, Magnano (BI) 1995
- ANDRÉ LOUF, Sotto la guida dello Spirito, Qiqajon, Magnano (BI) 2005
- GIUSEPPE FORLAI, Vestirsi di luce : introduzione pratica alla vita nello Spirito, Paoline, Milano 2018