1 • L’allergia al cristianesimo
In un libro del 1988, il sacerdote e teologo canadese René Latourelle (1918-2017) scriveva queste righe:
È certamente impossibile parlare all’uomo contemporaneo dell’espansione ammirevole, della santità eminente, della fecondità inesauribile, dell’unità cattolica, della stabilità invitta della Chiesa senza provocare immediatamente un’allergia incontrollabile.
(RENÉ LATOURELLE, Miracoli di Gesù e teologia del miracolo, Cittadella, Assisi (PG) 1987, n.23)
Che dire?
L’espressione «allergia incontrollabile» è simpatica, e rende un po’ l’idea…
…però Latourelle è stato un po’ troppo diplomatico (d’altronde, era un prete del secolo scorso).

C’è da dire che i cristiani non si sono mai lasciati scoraggiare da tutto questo.
Anzi, in realtà partivano già preparati sull’argomento, dato che è stato Gesù stesso a parlare delle persecuzioni che avrebbero atteso i suoi discepoli:
Badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro.
(Marco 13,9)
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.
(Matteo 5,11-12)
Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
(Matteo 10,16-18)
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo.
(Luca 6,22)
Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: «Un servo non è più grande del suo padrone». Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.
(Giovanni 15,18-20)
2 • Le persecuzioni contro i cristiani
Quando si parla delle persecuzioni contro i cristiani, spesso si pensa ai primi secoli:
- le ostilità durante l’Impero romano
- i martiri delle catacombe
- la persecuzione sotto Nerone
- il Colosseo e gli spettacoli pubblici
- la politica anti-cristiana di Diocleziano
- etc.
In realtà, le persecuzioni durante l’Impero romano non sono state così pervasive come pensiamo.
Intendiamoci: i martiri hanno fatto tutti una brutta fine.
Ma si è trattato spesso di fenomeni locali e tutto sommato sporadici.
Non disponiamo di dati precisi, e il numero dei defunti è ancora oggetto di dibattito tra gli storici (le fonti dell’epoca sono limitate… e spesso sono di natura agiografica)…
…però, a occhio e croce, stiamo parlando di qualche migliaio di morti.
Tremila?
Seimila?
Novemila?
Disclaimer: dicendo questo non voglio relativizzare, né minimizzare, l’esperienza del martirio.
Lungo tutta la storia della Chiesa, i cristiani hanno sempre tributato una grande venerazione per coloro che perdevano la vita a causa del nome di Gesù.
I martiri sono persone che hanno preso drammaticamente sul serio la loro relazione con Dio.
E come ho detto tante volte, questo è l’unico modo possibile per avere una relazione con Dio viva e vivificante.

Da come se ne parla oggi, sembra che le persecuzioni dei cristiani siano qualcosa che «riguarda il passato».
Ebbene… niente di più falso.
Il XX secolo è (al momento) il secolo in cui sono morti più cristiani a causa delle persecuzioni.
Anche in questo caso non disponiamo di numeri precisi, perché si tratta di persecuzioni che si sono verificate in molti contesti diversi, spesso per lunghi periodi di tempo:
- le persecuzioni nell’Unione Sovietica (1917-1991): dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, il regime comunista sovietico ha attuato una politica di ateismo di Stato, confiscando proprietà ecclesiastiche, distruggendo chiese e monasteri, e perseguitando membri del clero e fedeli, che venivano arrestati, deportati nei gulag o giustiziati;
- le persecuzioni in Messico (1926-1929): durante la cosiddetta Guerra Cristera, il governo messicano ha messo in atto politiche anticlericali, chiudendo chiese e scuole religiose, e perseguitando membri del clero e fedeli;
- le persecuzioni nella Germania Nazista (1933-1945): il regime nazista, pur mantenendo inizialmente rapporti formali con la Chiesa, ha perseguitato membri del clero e fedeli cattolici che si opponevano al regime, sciolto associazioni cattoliche e cercato di subordinare la religione all’ideologia del partito, incarcerando o eliminando chiunque fosse considerato una minaccia (se non l’avete visto, vedetevi il film del 2005 «La Rosa Bianca – Sophie Scholl», che racconta la storia dei ragazzi cristiani che hanno formato un gruppo di resistenza contro il nazismo);
- le persecuzioni nella Spagna della Guerra Civile (1936-1939): durante la Guerra Civile Spagnola – soprattutto nelle zone controllate dalle forze repubblicane – si sono verificate violente persecuzioni contro il clero e i fedeli cattolici. Numerose chiese sono state distrutte e migliaia di religiosi e laici sono stati uccisi;
- le persecuzioni in Romania (1947-1989): il regime comunista rumeno ha perseguitato varie confessioni cristiane – in particolare la Chiesa Greco-Cattolica, che è stata dichiarata illegale; molti vescovi e sacerdoti sono stati imprigionati, e le proprietà ecclesiastiche sono state confiscate;
- le persecuzioni nella Cina Comunista (dal 1949 ad oggi): a partire dall’ascesa al potere del Partito Comunista Cinese nel 1949, le comunità cristiane hanno affrontato persecuzioni e restrizioni molto severe: le chiese sono state chiuse o controllate dallo Stato, e molti cristiani sono stati imprigionati o mandati ai lavori forzati;
- le persecuzioni in Albania (1967-1990): sotto il regime comunista di Enver Hoxha, tutte le pratiche religiose sono state proibite, le chiese distrutte o convertite ad altri usi, e molti leader religiosi sono stati arrestati o uccisi;
- le persecuzioni in Uganda sotto Idi Amin Dada (1971-1979): il regime di Idi Amin è stato responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, incluse persecuzioni religiose; tutti i leader cristiani che si sono opposti al regime sono stati arrestati o uccisi;
- etc.
Come scrivevo più sopra, le stime sul numero di cristiani perseguitati e uccisi sono imprecise:
- in molti regimi totalitari o durante conflitti, gli eventi non sono stati documentati in modo sistematico;
- spesso i registri delle uccisioni sono stati distrutti per non lasciare prove dopo la caduta dei regimi;
- le persecuzioni religiose sono state spesso intrecciate con conflitti politici, sociali o etnici, e questo ha reso difficile distinguere se le vittime siano state uccise principalmente per la loro fede o per altre ragioni.
Insomma, è difficile tirare fuori una cifra esatta…
Alcune fonti parlano di quindici milioni di morti.
Altre di quarantacinque milioni di morti.
Altre di settanta milioni di morti.
(cfr. ANN BALL, et al., The Persecuted Church in the Late Twentieth Century, Avon, New Jersey, USA: Magnificat Press, 1990; ANDREW BROTHER, Destined to Suffer? African Christians Face the Future, Orange, California, USA: Open Doors, 1979; ANDREW CHANDLER, a cura di, The Terrible Alternative: Christian Martyrdom in the Twentieth Century, Londra, New York: Cassell, 1998; “Christenverfolgung”, Theologische Realenzyklopädie, vol. 8, Berlino: de Gruyter, 1993-2006, p.23-62; CHUCK COLSON, dalla prefazione a NINA SHEA, The Lion’s Den: A Shocking Account of Persecution and Martyrdom of Christians Today and How We Should Respond, pp. ix-xii, Nashville, Tennessee, USA: Broadman & Holman, 1997; STÉPHANE COURTOIS, The Black Book of Communism, Cambridge, Massachusetts, USA: Harvard University Press, 1999; MOHAN DEVAPRIYA DAVID, a cura di, Western Colonialism in Asia and Christianity, Bombay: Himalaya Publishing House, 1988)
Se ci spostiamo dal XX al XXI secolo, la situazione non è comunque delle migliori.
Secondo un rapporto della International Christian Concern – un’organizzazione cristiana ecumenica, non governativa e apartitica, dedicata ai diritti umani dei cristiani e delle minoranze religiose – nello scorso anno circa 300 milioni di cristiani in tutto il mondo mondo hanno affrontato varie forme di persecuzione – tra imprigionamenti, torture e omicidî.
Stando alla World Watch List – l’annuale rapporto sulla libertà religiosa dei cristiani nel mondo, redatto della onlus Open Doors – ci sono oltre 380 milioni di cristiani nel mondo che sperimentano alti livelli di persecuzione e discriminazione a causa della loro fede.
A questo link, potete trovare una cartina, con il ranking dei varî paesi del mondo nei quali i cristiani subiscono maggiori persecuzioni (come riportato, l’intensità delle persecuzioni viene calcolata prendendo in esame varie forme di pressione nella vita e/o il numero di attacchi violenti subiti).
Secondo il reporto di di Open Doors, nell’ultimo anno ci sono stati:
- 4476 cristiani uccisi per cause legate alla fede
- 3775 cristiani rapiti
- 4744 cristiani arrestati
- 7679 chiese e altri edifici cristiani pubblici attaccati
3 • Il «martirio a fuoco lento» dei cristiani in Occidente
Qualche anno fa, in una pagina del blog, avevo parlato del problema del vittimismo.
Ebbene.
Con questa pagina non ho intenzione di rimangiarmi ciò che ho scritto in quell’occasione.
È vero che i cristiani sono perseguitati.
Ed è una cosa gravissima.
Ma non vorrei che questa pagina del blog suonasse come un piagnisteo.

Oggi va tanto di moda fare la “minoranza discriminata”.
Stare sotto il riflettore dei “perseguitati”.
Fare a gara a chi ha sofferto di più:
- «Io!»
- «No io!»
- «Tu non puoi capire quanto ho sofferto!»
- «Come ti permetti ad insinuare di aver sofferto più di me?»
- «Cosa ne sai tu che sei un maschio bianco etero cis!?»
Ecco.
Io non voglio giocare a questo gioco.
Se si può fare giustizia nei confronti di qualche sopruso (contro chiunque sia perpetrato: cristiani, musulmani, ebrei, neri, donne, etc.), ben venga!
E anzi, c’è da rimboccarsi le maniche!
Però vorrei sempre che i cristiani facessero tutto questo da cristiani: «non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. […] non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra» (cfr. Matteo 6,2-3).
Secondo me, non è necessario che i cristiani cadano nel vittimismo (almeno loro!).
E non è necessario fare piagnistei nei salotti tv di Barbara d’Urso o Mara Venier.
~
Bene.
Fatta questa premessa.
È pur vero che ai nostri giorni – soprattutto in Occidente – c’è una forma di “martirio a fuoco lento” a cui tanti cristiani sono sottoposti.
Nel 2010, durante un discorso, Benedetto XVI (1927-2022) diceva queste parole:
Nella nostra epoca, il prezzo da pagare per la fedeltà al Vangelo non è tanto quello di essere impiccati, affogati e squartati, ma spesso implica l’essere additati come irrilevanti, ridicolizzati o fatti segno di parodia.
(BENEDETTO XVI, dal discorso ad Hyde Park del 18 settembre 2010, durante il viaggio apostolico nel Regno Unito)
(Volendo mettere i puntini sulle «i», in realtà i cristiani erano «fatti segno di parodia» fin dai primi secoli… se non lo conoscete, vi suggerisco di leggervi almeno la pagina di Wikipedia del cosiddetto graffito di Alessameno)
Non so se tu che stai leggendo ti sei mai trovato in questa situazione:
- essere preso in giro
- aver ricevuto insulti o attacchi verbali
- subire un trattamento ingiusto
- essere oggetto di sarcasmo
- subire pubblicamente umiliazioni
…per il solo fatto di essere cristiano.
Ecco.
Se ti sei mai trovato, o se ti trovi tutt’ora in questa condizione… coraggio! È segno che stai camminando sulla buona strada!
Tieni duro!
È un’illusione pensare di vivere da cristiani senza che ci sia nella nostra vita una qualche forma di ostilità (che siano i tuoi colleghi di lavoro, un “amico” della comitiva, un parente maleducato).
Anzi.
Dirò di più.
È un’illusione pensare di amare le persone non credenti che abbiamo intorno, e sperare che queste si convertano senza conseguenze nella nostra vita.
Tante volte, purtroppo, «amare il prossimo» porta il prossimo ad odiarci.
Porta il prossimo a dire cattiverie nei nostri confronti.
A parlarci alle spalle.
A parlare male della Chiesa.
Come scriveva il blogger statunitense Mark Manson (classe ’84) – che, per inciso, non era cristiano:
Non puoi essere una presenza importante e determinante per alcuni senza essere anche una barzelletta e un imbarazzo per altri. È semplicemente impossibile.
(MARK MANSON, La sottile arte di fare quello che c***o ti pare, Newton Compton Editori, Roma 2017, versione Kindle, 9%)
La storia della Chiesa è costellata di esempî di questo tipo.
Sono le vite dei santi che – da Paolo di Tarso fino al XXI secolo – hanno scelto questa via:
Io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa.
(Colossesi 1,24)
Non è questione di «andarsela a cercare».
E non è neanche questione di «mi devo sforzare di accettare le sofferenze che mi arrivano, perché questo mi renderà una persona migliore!».
Non si possono ignorare le prese in giro.
O lo sguardo degli altri su di noi.
Quello che si può fare, però, è imparare a dipendere da un altro Sguardo.
Mettersi sotto l’unico sguardo che conta.
E starci prolungatamente (ad esempio, facendo adorazione eucaristica).
Come ha detto padre Maurizio Botta (classe ’75) in una sua omelia del 2015:
Più è abbondante il tempo in cui nel silenzio o nel mezzo delle faccende quotidiane imploriamo che Cristo diventi nostro Re, che Egli regni completamente su di noi, più, col passare degli anni, si affievolisce il timor homini, la paura dell’uomo fatto di carne come noi. […] Inginocchiarsi innanzi al Creatore per essere liberi davanti agli uomini. Questo il nostro programma “politico”.
(MAURIZIO BOTTA, da un’omelia del 6 luglio 2015)
Non è una trasformazione istantanea.
Non esiste alcuna bacchetta magica.
È un processo che richiede tempo.
Goccia dopo goccia.
Chiedere a Gesù che regni sulla mia vita.
Che regni Lui.
Solamente Lui.
Per questo – tante volte – mi si tappa la vena nei confronti di certi “teologi”, certi preti, certi “laici impegnati”, certi personaggi del sottobosco cattolico italiano, che cercano l’applauso del mondo.
Che cercano di “convertire” il mondo strizzandogli l’occhio.
Che cercano di “salvare capra e cavoli”… mentre invece «chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Matteo 16,25).
A tal proposito, mi vengono in mente le parole di padre Smith, nel celebre romanzo dello scrittore britannico Bruce Marshall (1899-1987):
«Niente paura!» fece il Padre Smith.
«Se vengono dei guai, serviranno a preservare la nostra religione dalla ruggine.
È un gran vantaggio della persecuzione, questo: ci fa stare in gamba.
La vera nemica della Chiesa di Dio non è l’odio, è l’abitudine»
(BRUCE MARSHALL, Tutta la gloria nel profondo : Il mondo, la carne e padre Smith, Jaca book, Milano 2015, p.18)
4 • Quando i cristiani godono ad essere presi a cazzi in faccia
Arrivati a questo punto, devo farvi una confessione.
Il vero motivo per il quale ho voluto scrivere questa pagina del blog è il paragrafo che state per leggere (che è l’ultimo).
Quelli che avete letto fin ora mi servivano per accompagnarvi a ciò che sto per dire.
Ho pensato a lungo se scrivere queste cose…
E se fare nomi e cognomi delle persone che avevo in mente quando rimuginavo su tutto ciò…

Nel mentre che rimuginavo sul da farsi, mi sono trovato sotto il naso queste parole, che lo scrittore e giornalista britannico Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) ha scritto in un suo saggio del 1929:
Se in questa mia esistenza, fin troppo fortunata e addirittura viziata, mi accorgo che i miei correligionari vengono bersagliati di insulti soltanto perché sostengono che la loro religione è giusta, sarebbe scortese da parte mia non mettermi nelle condizioni di venire insultato a mia volta.
Molti tra loro hanno dovuto condurre una vita fin troppo dura e io ho vissuto una vita fin troppo facile per non ritenere un privilegio l’essere oggetto degli stessi curiosi attacchi di questi antagonisti polemici.
(GILBERT KEITH CHESTERTON, La mia fede, Lindau, Torino 2020, versione Kindle, 1%)
Ebbene.
Alla fine ho optato per un compromesso:
- dirò le cose politicamente scorrette che voglio dire…
- …senza nominare nessuno, e cercando quanto più possibile di usare perifrasi, giri di parole e altri voli pindarici, per evitare di fare una “gogna mediatica” – quello che mi interessa è dirvi ciò che penso riguardo ad alcune dinamiche, non attaccare delle persone.
Ma bando alle ciance, partiamo!
Nel 1992, il cardinale e arcivescovo Giacomo Biffi (1928-2015) ha scritto queste righe:
L’aggressione al Regno di Dio […] è fenomeno di tutti i tempi, e ne siamo stati ripetutamente avvertiti dal Signore, anche se le sue parole a questo proposito sono state in questi decenni un po’ trascurate.
Ciò che invece caratterizza particolarmente la nostra epoca è la teorizzazione che non si debba reagire: la retorica del dialogo a tutti i costi, un malinteso irenismo, una strana specie di masochismo ecclesiale, sembrano inibire ai cristiani ogni naturale difesa, sicché la virulenza degli elementi patogeni può operare indisturbata le sue devastazioni.
(GIACOMO BIFFI, dalla prefazione a VITTORIO MESSORI, Pensare la storia : una lettura cattolica dell’avventura umana, Sugarco, Milano 2006, p.14)
Cosa intende Biffi?
Provo a chiarire con un esempio.
Recentemente, mi è capitato di trovarmi sotto il naso un post di Instagram di un giornalista cattolico.
Nella foto c’è lui insieme ad un ragazzo che fa il cosplay di Gesù di Nazaret, in occasione del Lucca Comics and Games.
Lui è tutto sorridente e felicione.
E nella caption del post, ha scritto due righe simpatiche per sottolineare la leggerezza del momento (d’altronde, quando capita di potersi scattare una foto col Figlio di Dio?).
Quando ho visto questo post, sono rimasto interdetto.
Non ho lasciato commenti sotto alla foto…
…ma se fossi stato una persona un po’ più assertiva, avrei voluto chiedere al suddetto giornalista:
- Ma non lo sai che le persone che fanno i cosplay di Gesù a Lucca Comics hanno un intento dichiaratamente blasfemo?
- Non sai che se ne vanno in giro per la città a fare i pagliacci, col solo scopo di denigrare il personaggio che rappresentano?
- Non credi che – come giornalista cattolico – dovresti evitare di promuovere contenuti potenzialmente blasfemi?
- Non ti rendi conto che ti stai dando la zappa sui piedi?
Quando ho visto questo post, mi è venuta in mente una scena della serie tv Walking Dead – tratta dal quarto episodio della settima stagione in cui c’è uno scambio tra Rick Grimes (il capo del gruppo “dei buoni”) e Negan.
Per chi non lo conoscesse, Negan è uno dei principali antagonisti della serie.
Leader carismatico e spietato dei Salvatori (un gruppo di sopravvissuti che sottomette altre comunità con la forza), Negan esercita il suo potere attraverso intimidazioni, violenze psicologiche e fisiche.
È famoso per la sua mazza da baseball avvolta nel filo spinato, chiamata «Lucille», con la quale infligge punizioni esemplari per mantenere il controllo e incutere terrore.
Nell’episodio in questione, Negan passa buona parte del tempo ad umiliare i protagonisti… e sul finale chiede a Rick di ringraziarlo per “tutto quello che fa per loro”.
Rick all’inizio è interdetto, ma poi – temendo ripercussioni ancor peggiori – ringrazia Negan, sperando che se ne vada prima possibile, e li lasci in pace.
Per fortuna, Negan comanda ai suoi scagnozzi di lasciare l’accampamento dei buoni…
…prima di andarsene, però, c’è quest’ultimo scambio tra Rick e Negan:
Ecco.
Quando mi trovo di fronte cristiani e cristiane che ridono, scherzano e flirtano con «il mondo», anche quando il mondo li offende, li insulta, li ridicolizza, mi viene in mente la battuta di Negan.
Quando ho visto il selfie del giornalista cattolico, ho pensato: «Ma non ti rendi conto che facendoti questo selfie, sei come Rick a Walking Dead che ringrazia Negan per “avergli (metaforicamente) infilato il cazzo in gola”?».
Non ti rendi conto che – facendo così – diventi in qualche modo complice dei tuoi stessi aguzzini e di chi deride e dileggia la fede cristiana?
Ti sembra una forma di dialogo assecondare chi ridicolizza Gesù?
Pensi che incoraggiare chi fa satira contro il cristianesimo faccia guadagnare punti alla “causa cristiana”?
A tal proposito, mi viene in mente un secondo aneddoto che vorrei raccontarvi.
Qualche mese fa, mi è stato consigliato di andare a vedere uno spettacolo a teatro – una sorta di rivisitazione del Vangelo in chiave contemporanea, scritto e interpretato da attori cristiani.
Poiché mi fid(av)o della persona che mi ha fatto il nome della piece teatrale, ho deciso di andarlo a vedere insieme alla mia ragazza.
Commento?
Sia io che la mia ragazza abbiamo trovato lo spettacolo superficiale, triste, a tratti volgare, e in molte occasioni gratuitamente blasfemo:
- lungo tutto l’arco dell’esibizione, sono stati citati varî versetti del Vangelo – estrapolati dal contesto – per cercare di strizzare l’occhio allo spettatore e suscitare un risolino (in modo un po’ cringe, se devo dirla tutta);
- in ogni scena in cui è stata ritratta Maria, è stato messo in discussione pressoché ogni aspetto della sua vita: l’assenza del peccato originale (in ogni monologo, Maria è scurrile, dice parolacce, usa espressioni come «mai una gioia» o simili), la sua consacrazione verginale (nelle prime scene Maria, parlando al telefono con Giuseppe, allude al voler «fare roba con lui» e parla di «pietanze afrodisiache per eccitarlo»), la sua accoglienza della chiamata di Dio (nella scena dell’Annunciazione, Maria prima rincorre l’angelo con un mestolo, nel tentativo di colpirlo; poi – non contenta – è piena di dubbi sulla propria chiamata, allude al fatto che Dio «si è sbagliato» nell’averla scelta);
- la banalizzazione dell’ultima cena (Gesù al termine della cena urla goliardicamente: «Chi non mangia in compagnia, è un ladro o una spia!»…);
- nella scena in cui la samaritana parla con Gesù, Lui le parla della «sorgente di acqua viva» e lei fa una serie di allusioni tra la «sorgente di acqua viva» e lo squirting vaginale;
- potrei continuare facendo altri esempî analoghi – che non mancano nell’arco dello spettacolo – ma penso che ci siamo capiti…
Che dire?
Io non credo di essere un bigotto.
Né un pesantone.
Né un “kattoliko tradizionalista vetus ordo” (Dio me ne scampi!)…
…ma l’impressione con cui sono uscito dalla sala è che il regista si sia preso quella “confidenza superficiale” che tante persone spesso si prendono con Dio…
…e quando lo fanno, e perdono di vista quella «gravitas» che dovrebbe contraddistinguere la Relazione con la “R” maiuscola – quella con la Fonte della Vita – escono fuori solo cose tristi e pietose come questo spettacolo.
Comunque.
Giusto per mettere i puntini sulle «i» e per non essere accusato di fare «la vecchietta bacchettona».
Io non sono una di quelle persone che per partito preso è “allergica” a qualsiasi riproposizione artistica del Vangelo, che sia teatrale, cinematografica o letteraria.
La mia non è una crociata contro l’arte (semmai il contrario!).
Ci sono opere che rileggono il Vangelo in modo creativo, senza per questo tradirne la sostanza.
A bruciapelo, mi viene in mente «The Chosen», che riesce a dare profondità umana ai personaggi evangelici, senza mai scadere nella caricatura.
Ma penso anche allo spettacolo di Scifoni «Le ultime sette parole di Cristo».
O al divertentissimo libro «Il quinto evangelo» di Giacomo Biffi, che fa pisciare dal ridere.
Queste opere – anche nella leggerezza – mantengono una «gravitas» necessaria, imperativa, quando si toccano aspetti centrali come i misteri della vita di Cristo.
Quando spiegavo queste cose alla persona che mi ha suggerito di vedere lo spettacolo, mi è stato risposto che in realtà le intenzioni di chi ha messo in scena l’opera non erano cattive.
Per carità, posso pure capirlo.
Anzi.
Sono pronto a credere che le attrici e gli autori siano stati animati dalle “migliori intenzioni”, mossi da un sincero desiderio di rendere il Vangelo accessibile, attuale…
Magari persino simpatico…

Il problema è che le buone intenzioni non sono un salvacondotto.
Anche con le migliori intenzioni si possono fare danni enormi.
Dio non è «una chiacchiera da bar», e la ricerca della «prossimità al mondo di oggi» NON può essere una scusa per renderLo tale.
In più (e giuro che poi chiudo).
Secondo me, nella Chiesa dobbiamo imparare a guardare al «meglio», e smettere di accettare acriticamente qualsiasi cosa.
Non basta che nello spettacolo «Aggiungi un posto a tavola» ci sia un prete per renderlo una bella storia (dimenticandoci che nella storia Dio esprimere disapprovazione per il celibato sacerdotale, incoraggiando il protagonista prete a sposarsi).
Non basta che il protagonista di «Forza venite gente» sia Francesco d’Assisi per sentirci soddisfatti dell’«arte cattolica» (scadente) che ci viene propinata da sessant’anni a questa parte (senza renderci conto del fatto che Francesco viene rappresentato come lo stereotipo edulcorato di sé stesso, e la vocazione di santa Chiara sembra dipendere unicamente dal fatto che la ragazza si è infatuata di Francesco, ma dopo essere stata friendzonata decide di entrare in convento).
Noi cristiani dobbiamo desiderare di meglio.
Noi cristiani dobbiamo desiderare «meglio».
Conclusione
Il campionario è bello vasto:
- pagani che perseguitano cristiani
- regimi totalitarî (di un colore e dell’altro) che perseguitano cristiani
- stand-up comedian più-o-meno blasfemi che prendono in giro i cristiani
- cristiani che prendono in giro Gesù e la Chiesa sperando di farsi apprezzare «dal mondo»
Una cosa che mi ha sempre interrogato, pensando all’odio nei confronti delle religioni, è il modo in cui si è trasformato nel corso del tempo.
In passato l’ostilità era rivolta soprattutto al giudaismo…
…oggi però sembra che il cristianesimo abbia preso il suo posto come bersaglio principale.
Come scriveva l’antropologo e filosofo francese René Girard (1923-2015):
Fino al nazismo incluso, il giudaismo era la vittima preferenziale di questo sistema da capro espiatorio, e il cristianesimo non veniva che in seconda battuta.
Dopo l’Olocausto, in compenso, non si osa più prendersela direttamente con il giudaismo, ed è stato il turno del cristianesimo di venir promosso al rango di primo capro espiatorio.
(RENÉ GIRARD, Vedo Satana cadere come la folgore, Adelphi, Milano 2007, p.234)
E niente.
Questo è quanto.
Ciascuno faccia le proprie valutazioni.
sale
(Primavera 2025)
- FRANÇOIS-XAVIER NGUYEN VAN THUAN, Cinque pani e due pesci : dalla sofferenza del carcere una gioiosa testimonianza di fede, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2014
- HANNAH ARENDT, La banalità del male : Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 2023
- MARKO IVAN RUPNIK, L'arte della vita : il quotidiano nella bellezza, Lipa, Roma 2011
- VLADIMIR SOLOV'ËV, I tre dialoghi e il racconto dell'Anticristo, Fazi, Roma 2017
- ROBERT HUGH BENSON, Il padrone del mondo, Jaca book, Milano 2010
- STAN SAKAI, Usagi Yojimbo : Kirishitan, ReNoir Comics, Milano 2019